lunedì 15 febbraio 2021

VATICANO E LAICITA' DELLO STATO ITALIANO: UN NUOVO LIBRO DI ELIO RINDONE

 

Elio Rindone ha pubblicato Italia colonia del Vaticano? In difesa della laicità dello Stato, www.ilmiolibro.it, Roma 2019, pp. 215, euro 15,00.

Riporto qui la mia Presentazione (pp. 7 - 11):

PRESENTAZIONE

 

Secondo Hegel,  il filosofo - attento scrutatore della Totalità -  per decifrarne il Senso nascosto non può che concentrare lo sguardo sull’umanità e sulla sua storia che dell’Assoluto sarebbero la manifestazione progressiva. In questa prospettiva non è difficile riconoscere una connotazione fortemente – direi eccessivamente – antropocentrica: almeno a me, sembra improbabile che il Tutto (Hegel lo chiamava anche Dio) abbia atteso miliardi di anni  per individuare un ‘luogo’ in cui rivelarsi, per giunta sapendo che si tratta di un ‘luogo’ destinato a scomparire dopo qualche battito di ali. Tuttavia, operate le debite riduzioni speculative, Hegel e i suoi prosecutori ‘storicisti’ (fra cui Marx e Gramsci non sono tra i minori) hanno lanciato un messaggio irreversibile: non si può fare filosofia ignorando il proprio tempo, le sue tensioni, i suoi drammi, le sue conquiste. 

  Elio Rindone, anche in questo quarto volume di una serie che si sarebbe potuta intitolare “Il Vaticano: sguardi dall’altra sponda del Tevere”, conferma che non si può riflettere sulle grandi tematiche filosofiche come se si vivesse in una bolla d’aria, isolati dal contesto  territoriale e dalla successione degli avvenimenti, come se fosse indifferente pensare il mondo dall’Africa o dalla Scandinavia. 

     Pensare in Italia, nel XXI secolo, può prescindere radicalmente dal fare i conti con il cattolicesimo (dal punto di vista delle idee) e dalla chiesa cattolica (dal punto di vista delle dinamiche socio-politiche)? Qualcuno, ancora infatuato dalle ondate della secolarizzazione, lo suppone. Non così chi è convinto che la secolarizzazione è stata un fenomeno strano: più che eliminare la sacralità, l’ha dislocata su altri templi, su altre liturgie, su altri dogmi (non necessariamente migliori dei precedenti), finendo con l’aprire la strada a una temperie che i sociologi sempre più spesso definiscono post-secolare. 

Se, dunque, almeno dalle nostre parti (ma forse in tutto l’Occidente, ma forse in tutto il pianeta), al manto del “religioso” non ci siamo mai veramente sottratti – e, se per caso ciò è avvenuto, sotto di  esso ci affrettiamo a ritornare -  la ragione critica non può esonerarsi dall’osservare, dall’analizzare, dal discernere, dal proporre piste inedite.  Non per aggredire pregiudizialmente né per difendere, altrettanto pregiudizialmente, istituzioni e personaggi che le hanno rappresentate o le rappresentano al presente; bensì per capire e – se si raggiungono orecchie e occhi ancora aperti – per far capire. 

       E’ con questo spirito di distacco ‘scientifico’ e, non di rado, ‘ironico’ che l’autore ripercorre gli ultimi decenni del Magistero cattolico, da Benedetto XV a Francesco, attraverso una serie di interventi che egli raccoglie seguendo la successione diacronica della pubblicazione originaria. A chi ne desiderasse una chiave di lettura  differente dalla cronologica, proporrei tre tematiche principali.

       In una prima sezione inserirei i saggi che sondano problematiche teologico-pastorali “interne” all’organismo ecclesiale: Sacra presunzione, Papa Francesco: ma i fatti?Un biennio di pontificato, Difficile rinnovare la Chiesa!

       In una seconda sezione catalogherei i saggi che riguardano le problematiche legate alla presenza, nel cuore dello Stato italiano, repubblicano e democratico, di uno Stato straniero fortemente connotato in senso monocratico e confessionale: Una passione per Costantino,  Il papa e la storia italianaVaticano e libertà di stampaA Scola di laicitàViva la scuola privata!, Una modesta proposta.

  Infine, dedicherei una terza sezione a due   saggi sulle posizioni del Magistero cattolico riguardo le tematiche planetarie epocali: Un comunista in Vaticano! e L’ONU, il papa e i migranti. Questi ultimi ci ricordano che bisogna non ingigantire le questioni locali – “nel cortile di casa nostra” – e tenere aperto lo sguardo anche, e soprattutto, sui processi di lunga durata. E’ proprio quando i segmenti della nostra piccola storia vengono restituiti al contesto delle tendenze mondiali che la filosofia mostra, insieme ai suoi limiti, i suoi compiti specifici: con i rischi del caso, essa – ed essa sola – può, dopo aver ascoltato docilmente storici e sociologi, antropologi e psicologi, cosmologi e biologi, sbilanciarsi al punto da riproporre le domande fondamentali dell’umanità e da valutare le principali strade (fra di esse alternative) che essa intraprende con maggiore o minore consapevolezza. In questo lavoro di orientamento, la filosofia sa di non doversi subordinare a nessun dogma e a nessun divieto; ma anche, sin dalle sue origini greche, di poter prestare ascolto alle indicazioni provenienti dalla dalle tradizioni mitologiche del passato, dalle profezie religiose e laiche del presente, dalla poesia di ogni tempo. 

 

Augusto Cavadi

www.augustocavadi.com


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