giovedì 3 giugno 2021

"SENZA PERDERE LA TENEREZZA": FABIO BONAFE' RILANCIA L'APPELLO DI CHE GUEVARA (DEBITAMENTE RIPENSATO E ATTUALIZZATO)


Fabio Bonafé ha pubblicato un libro bello e istruttivo per quanti di noi siamo alla ricerca di un'alternativa sia alle sclerotiche strutture religiose confessionali sia al crudele cinismo di chi è abbarbicato alla  sfuggente quotidianità consumistica: Senza perdere la tenerezza. Per una spiritualità critica e attiva, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2021, pp. 133, euro 15,00.
Nella speranza di stuzzicare la vostra sana curiosità (non senza il timore di...spegnerla), riporto le due paginette della mia Prefazione (pp. 7 - 8):

Chi conosce il volto di Fabio Bonafé intuisce perché dal primo incontro – ormai anni fa – mi è balenata l’immagine di un micio sornione che avesse assunto, provvisoriamente, sembianze umane. E capisce al volo perché solo un mite, pensoso, arguto, allegro, professore di lettere in quiescenza come lui poteva scrivere le pagine così sagge che state per sfogliare. In esse mette in discussione parametri di giudizio, stili di vita, atteggiamenti quotidiani ormai consolidati nell’opinione comune; ma senza l’acredine del moralista da sala da barba che, per citare il Fabrizio D’André, “dà buoni consigli se non può più dare il cattivo esempio”. 

Al mio amico Fabio non basta destrutturare, gli importa costruire: tempo fa, si sarebbe detto, infatti, che il suo è un libro ‘edificante’. Costruire mappe per orientarsi nella vita, criteri per affrontarne gli ostacoli con tenerezza e responsabilità, iniziativa e semplicità.

  Ma, affinché si raggiunga – in parte almeno – l’obiettivo, queste pagine vanno meditate o – secondo l’espressione dei monaci medievali – ‘ruminate’. Detto altrimenti: vanno lette con calma, decifrate con attenzione, adottate come benefiche provocazioni (“Sono d’accordo o no? Se no, perché? Se sì, quanto le traduco in comportamento abituale? Cosa potrei inventare per essere più fedele a ciò che mi convince cerebralmente ma non mi converte esistenzialmente?”). Sono le tecniche di lectio divina (o lettura spirituale) che la tradizione cristiana suggeriva per i “libri di pietà” (alcuni più riusciti, altri meno: il gesuita Giuseppe Valentini affermava dei secondi che, nonostante le buone intenzioni, risultavano “libri che fanno pietà”). Se la struttura e la finalità del volume non sono nuove, nuovi sono invece i contenuti: spirituali, certo, ma nell’accezione ‘laica’, ‘a-confessionale’, del termine. 

   Fabio è infatti convinto che si possono soppesare vantaggi e svantaggi della crisi delle religioni tradizionali, ma non è opinabile che sarebbe un disastro se – insieme a dogmi ormai svelati nella loro infondatezza e a precetti ormai smascherati come strategie oppressive – sprofondasse nei bassifondi della storia umana il patrimonio ‘spirituale’ che, comunque, tra mille equivoci e travisamenti, le religioni hanno veicolato attraverso i secoli. Tale patrimonio di idee, di intuizioni poetiche, di simboli, di principi etici, di sentimenti, di emozioni…va continuamente rivisitato, ritradotto, arricchito dalle scoperte delle scienze umane e naturali, integrato mediante il dialogo con le culture più lontane nello spazio e nel tempo, ma non rinnegato.

    La convinzione dell’autore in questa direzione è talmente radicata che lo ha indotto a promuovere, o a contribuire a realizzare, molte iniziative di incontro, di riflessione, di confronto sia nella sua patria originaria (l’Emilia-Romagna) sia nella sua patria d’adozione (l’Alto Adige). Tra queste vanno ricordati almeno i seminari sulla “Tenerezza” organizzati sia a Loiano (sull’Appennino bolognese) sia a Bolzano: momenti preziosi dove poche persone (sì, purtroppo molto meno di quanto ci si augurerebbe) condividono giornate intrecciate di parole e di silenzi, di sorrisi e di abbracci, di nostalgie e di speranze. A me piace interpretare questo libro come una memoria di quei seminari e come un seme che possa crescere e produrre mille altre iniziative del genere. Lo so: Fabio, come me, ha i capelli bianchi e non possiamo aspettarci di vivere chi sa quanto ancora. Difficilmente, però, tipi come noi moriranno di noia.

 

 

Augusto Cavadi

www.augustocavadi.com


2 commenti:

Fabio Bonafè ha detto...

Grazie Augusto! Intanto ricordo a tutti gli interessati che dopo l'estate cercheremo di essere prodighi di incontri per vederci e mescolare idee ed esperienze che ruotano intorno a questi tempi difficili dove tenerezza e responsabilità hanno anche tanta parte. Inoltre faccio qui anche un duplice invito: mandatemi qualche messaggio per prendere un caffè insieme, per organizzare qualcosa, per fare due passi; e se acquistate il libro online ricordate di scrivere una riga e mezzo di entusiastica recensione...😄👍

Naturalmente vivendo abitualmente a Bolzano dovrò darmi una mossa per prendere un caffè insieme o fare due passi altrove. Ma, dopo tanti mesi di risparmio energie, direi che si può fare.
fabiobonafe@hotmail.com

gabriella ha detto...

Grazie Augusto per aver condiviso queste parole su Fabio ed il suo operato a Bolzano. L'ho conosciuto dietro tuo suggerimento prima della pandemia a Bolzano in un seminario che mi ha molto entusiasmato. Colgo l'occasione per chiedere a Fabio di prenderci un caffè insieme da me in Trentino...Val di Gresta in modo che da parola nasca parola, creativa, per un proseguire a beneficio nostro e di chi vorrà ascoltare e mettere in pratica! Gabriella
parisitn@gmail.com