mercoledì 20 marzo 2013

In cosa credono davvero i cattolici italiani?


“Riforma” 23.3.2013

IL VANGELO SECONDO GLI ITALIANI


     Sarebbe bello se, come in certi film, si potessero leggere solo alla fine di un libro i nomi dell’ autore e la casa editrice. Il vangelo secondo gli italiani. Fede, potere, sesso. Quello che diciamo di credere e quello che invece crediamo è uno di questi libri: infatti è un testo da leggere spregiudicatamente, come spregiudicatamente è stato scritto. Un testo da giudicare per i contenuti senza lasciarsi condizionare, favorevolmente o meno, dalla previa conoscenza dell’identità dei due autori. Esso restituisce una fotografia spietatamente realistica della situazione dei cattolici italiani (vescovi, preti, laici impegnati in politica,  fedeli ‘comuni’) in questo primo scorcio del XXI secolo: una foto così completa e così penetrante da riuscire interessante ai non-cattolici almeno quanto ai cattolici convinti e praticanti.
      In questa indagine a tutto campo è difficile che qualcuno trovi delle lacune, degli ambiti in cui non sia arrivata la luce dei riflettori: dai cattolici che votano Lega (“A messa con la camicia verde”) ai cattolici che si riuniscono a Todi per progettare un nuovo modo di essere presenti in politica dopo il fallimento del matrimonio d’interesse con Berlusconi & complici; da Enzo Bianchi e i suoi monaci di Bose (“cattolici, valdesi e battisti” che decidono di vivere insieme per leggere la Bibbia alla luce della contemporaneità e la contemporaneità alla luce della Bibbia) ai monsignori della Curia romana implicati nel  Vatileaks” (di cui G. L. Nuzzi ha fornito in Sua Santità, delle edizioni Chiare Lettere di Milano, la documentazione principale anconché parziale); dal “Meridione d’Italia” (in cui vescovi coraggiosi come Riboldi, Bregantini, Mogavero e preti di frontiera svettano come rari punti di riferimento per una società civile troppo spesso prona alla mafia e ai suoi referenti politici) alla diocesi ambrosiana (dove i cardinali Martini e Tettamanzi svolgono il ministero episcopale in maniera così profetica da indurre il capo mondiale di “Comunione e liberazione”, don Julian Carron, a sostenere la candidatura ad arcivescovo di Milano del suo amico Angelo Scola con una lettera riservata al papa in cui “critica gli episcopati di Martini e di Tettamanzi con un livore e una mancanza di oggettività che lasciano sbigottiti”).
    Il libro è uscito nel gennaio del 2013, dunque prima che Benedetto XVI annunziasse a sorpresa le sue dimissioni: eppure alcuni capitoli, come il XIII (“Le lotte di potere e le lacrime del papa”), ne spiegano molte ragioni assai più lucidamente di quanto non stiano facendo, a posteriori, molti commentatori. Papa Ratzinger, in sei anni di pontificato, non è riuscito a sanare le lotte per bande all’interno delle gerarchie vaticane. E una volta che le carte sono diventate di pubblico dominio, egli e i suoi collaboratori si sono concentrati sulle modalità della fuga di notizie (certamente non belle: nessuno di noi amerebbe spiattellate sui giornali, per tradimento di una segretaria,  le lettere che riceve o che invia) ignorando la questione molto più importante dei contenuti: “Si preferisce compatire il papa piangente. Mai che si entri nel merito delle questioni sollevate. Dove si pensa di arrivare per questa via? Dove si pensa di approdare chiedendo sempre e comunque obbedienza senza mai interrogarsi sui mali di una Chiesa che anche nei suoi vertici mostra corruzione interiore? La magistratura fa le sue indagini e approda alle sue conclusioni, ma a questo punto ciò che conta è ben altro. Che facciamo dei contenuti delle varie Vatileaks? Da troppo tempo i cattolici hanno perso l’abitudine al confronto e all’eleaborazione di un pensiero originale”.
     Ma Benedetto XVI ha fallito in un’impresa ancora più rilevante: ricucire lo “sciasma sommerso” (come lo ha definito il filosofo cattolico Pietro Prini alcuni anni fa) fra la voce del Magistero ecclesiastico e i cattolici sparsi per il mondo. Il libro lo dimostra su tante questioni, a cominciare dall’etica sessuale e dei temi di bioetica ritenuti “valori non negoziabili”: a non accettare l’insegnamento di papi e vescovi in proposito non sono solo i laici non credenti ma, in buona misura (tranne, forse, sull’aborto: non però sulla penalizzazione giudiziaria delle donne che abortiscono) gli stessi cattolici, più o meno praticanti. E’ più facile trovare un “ateo devoto” che difende, per fini elettoralistici,  la dottrina ufficiale cattolica sulla condanna dell’omosessualità, o dell’accompagnamento medico di fine vita, che un cattolico democratico, adulto, convinto: Questi, infatti, è animato dalla “convinzione che dal confronto c’è sempre da imparare e che il cristiano non ha solo da dare ma anche da ricevere”; e che,  “anziché trincerarsi dietro ‘valori non negoziabili’, sia meglio seguire la via evangelica dell’esempio e della proposta quotidiana dell’amore cristiano” .
      Dimenticavo. I due autori del volume non sono dei mangiapreti in preda a chi sa quale risentimento, ma due apprezzati giornalisti cattolici: Francesco Anfossi è una firma di “Famiglia cristiana” e di “Jesus”, Aldo Maria Valli è vaticanista Rai del Tg 1. La casa editrice è la San Paolo di Milano.

Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com

2 commenti:

Antonio V. ha detto...

Caro Augusto,

tutto questo è molto interessante, cercherò di farlo girare.

Un abbraccio

Antonio

Maria D'Asaro ha detto...

Davvero ben scritto. Come dice chi ha commentato prima, libro degno di essere pubblicizzato. Grazie.
Maria