giovedì 25 giugno 2015

MELANIA FEDERICO RECENSISCE "LA RIVOLUZIONE, MA A PARTIRE DA SE' "

MELANIA FEDERICO RECENSISCE  "LA RIVOLUZIONE MA  A PARTIRE DA SE'"


A SUD EUROPA
anno IX, n. 6



La rivoluzione, ma a partire da sé

     Se bastasse un menù per fare della nostra vita un pasto prelibato, allora la tavola dellesistenza umana sarebbe sempre imbandita di piatti gustosi e invitanti. Ogni individuo sarebbe chef della propria vita per la quale sceglierebbe gli ingredienti più giusti per condire al meglio il proprio cammino di vita. Tra le componenti della sua ricetta cè certamente il pensare positivo, che tuttavia non sempre basta. Talvolta è necessario usare degli integratori per sopperire laddove ci sono delle carenze. Certamente bisogna sempre aggiungere quel pizzico di sale e pepe che restituisce sapore a tutti i palati.
      Il nocciolo della questione è sciorinato nel nuovo libro di Augusto Cavadi , La rivoluzione, ma a partire da sé. Un sogno ancora praticabile (IPOC. Milano 2014, pp. 105, euro 16,00). Il segreto di unesistenza sensata è racchiuso nella capacità di pensare e di riflettere. Per poi ritornare a mettere in discussione ciò che abbiamo asserito in prima istanza. Per i Greci, infatti, il logos   - il pensiero -   era imparentato con latto di raccogliere - legein- i sassi della vita. Pensare, dunque, è colligere fragmenta, cioè raccogliere i frammenti e provare a ricostruire qualcosa di coerente ed unitario.
      In poco più di cento pagine lautore non cerca imitatori pedissequi, e dunque insipienti, ma si limita ad offrire ipotesi di percorsi possibili. Gli eventi della vita modificano le persone, talvolta le forgiano, altre le indeboliscono. Ci sono poi azioni che rifaremmo esattamente allo stesso modo, altre che non rifaremmo assolutamente. Unitario è lessere umano che si interroga, unitario     - seppur nella varietà delle sue articolate manifestazioni- il cosmo sul quale e a partire dal quale egli si interroga. Quando è in gioco il saper vivere, nessuna forma di conoscenza può pretendere il monopolio e nessuna può essere deprezzata al punto da non essere neppure considerata. Ed ecco che Augusto Cavadi affronta il problema da diverse prospettive avendo    - prendendo in prestito un verso di Edgar Lee Master -   fame di significato della vita. Infatti, come asserisce Karl Marx, quando c’è fame davvero ci si avventa sul piatto senza preoccuparsi di usare educatamente coltello, forchetta e cucchiaio.
     Nel menù esistenziale trovano spazio una serie di interrogativi. Se la gente non si impegna attivamente, ciò significa prima di tutto che non crede in qualcosa per cui valga la pena di impegnarsi. Ecco allora il disimpegno. Un primo orientamento è la necessità di elaborare un progetto esistenziale: seppur inseriti in una società colma di disvalori è necessario dare valore. E indispensabile dedicare a tale impegno tutte le circostanze favorevoli, ma soprattutto un po di spazio quotidiano: dieci, quindici minuti di silenzio e riflessione possono essere sufficienti, ma sono senzaltro necessari. Senza una meditazione perseverante non si può pretendere di fare chiarezza. Occorre allora individuare gradualmente degli obiettivi. Ed è proprio in vista di un obiettivo dominante, di una mèta, che si sceglierà il tipo di studi, il lavoro, gli amici, il modo di impiegare le forze, il tempo, la vita.
      Occorre essere fedeli al reale andando oltre il soggettivismo e guardare il mondo come per la prima volta. Non è escluso, tuttavia, che ci si imbatta nella sofferenza. Imparare a leggere il senso delle cose, a riconoscere gli appelli della storia, significa anche imparare a decifrare lesperienza del dolore. Seguendo le orme dellorientamento valoriale non bisogna perdere la fiducia nellessere umano. Anche dinanzi allesperienza della delusione, dellamarezza, e ai conseguenti fallimenti dei rapporti umani, ci sono indubbiamente degli aspetti salutari: queste situazioni ci aprono gli occhi su come vanno veramente le cose, liberandoci da ingenuità infantili e, talora, da mitizzazioni frettolose.
         La prima forma dimpegno è la vigilanza intellettuale seguita dalla fruizione della bellezza passando per lacquisizione e la testimonianza di una cultura della sobrietà e del rispetto ecologico. Non bisogna affatto sottovalutare il momento del dialogo personale e intenzionale con gli altri. Una società non è una società progressista se manca fra i suoi membri il dibattito pubblico e, soprattutto, il colloquio privato. Allimpegno occorre attribuire una dimensione sociale - che può essere locale e mondiale - dedicandosi anche al volontariato. Ed ecco che arriva la rivoluzione: la felicità si può perseguire intenzionalmente o inconsapevolmente, ma di certo non si può cessare di desiderarla. E se è vero che tutte le ciambelle non riescono col buco, è necessario mettere nella vita tutti gli ingredienti giusti.
Melania Federico

1 commento:

Maria D'Asaro ha detto...

Complimenti a Melania Federico per questa bella recensione (e al tuo libro, ovviamente!).