sabato 9 novembre 2019

DIMINUIRE L'EMIGRAZIONE DEI LAUREATI? SEMPLICE: EMIGRINO PRIMA DELLA LAUREA


“Repubblica – Palermo”
8.11.2020

PER GI STUDENTI UNIVERSITARI  NEPPURE I POSTI-LETTO

Per molte circostanze l’esodo dei laureati – spesso proprio i più brillanti – dalla Sicilia verso altre regioni e altre nazioni è diventato un tema di attualità. La dizione prevalente (“fuga di cervelli”) non mi entusiasma per almeno due ragioni. La prima è che può insinuare il sospetto che a restare siano i soggetti meno brillanti, meno promettenti: e ciò farebbe torto a quei coraggiosi che restano non per pigrizia, ma perché nonostante tutto vogliono provare a cambiare le cose.  La seconda ragione di perplessità è che a fuggire non sono solo “cervelli”, ma persone in carne e ossa: volti concreti, unici, di figli, alunni, amici costretti a lacerare relazioni affettive, sociali, etiche, politiche… faticosamente costruite negli anni dell’adolescenza e della giovinezza. 
 Comunque la si denomini, l’emigrazione intellettuale è un fatto statistico che da eccezionale si è ormai trasformato in ordinario. Mentre ne discutiamo, però, sta accadendo qualcosa di altrettanto grave: l’età della fuga si abbassa e a lasciare l’isola sono costretti ragazzi ancora impegnati nel corso di studi. 
Il fenomeno mi è stato evidenziato da un gruppetto di studenti dell’Università di Palermo che si sono costituiti in questi giorni in “Comitato Spontaneo di Mobilitazione Studentesca per il diritto allo studio”. Ognuno di loro ha motivi di disagio e di protesta differenti, ma il nucleo più consistente è costituito da giovani fuorisede che – pur versando in condizioni economiche precarie – non sono riusciti a ottenere il “posto letto” nei pensionati gestiti dell’Ersu (Ente regionale per il diritto allo studio universitario). 
Sulla carta, infatti, la legge prevede che si abbia diritto a richiedere l’ospitalità gratuita se la certificazione fiscale (ISEE) non attesta una cifra superiore ai 23.508.78 euro (per reddito familiare). Di contro, però, la generosità della previsione teorica viene smentita dalla prassi. Il 17 Ottobre scorso sono uscite le graduatorie: i richiedenti  ritenuti idonei sono stati 1343, mentre gli assegnatari effettivi solo 232:  il 17% del totale. Per misurare la gravità della situazione bisogna sapere che il primo idoneo non assegnatario ha presentato un ISEE non di 20.000 o di 10.000 euro, ma di 2.870,69 euro l’anno. Detto in soldoni: al figlio di una famiglia il cui reddito è di 250 euro al mese (!) , l’amministrazione risponde che non c’è posto per lui. E – si badi a questo particolare – tra gli studenti esclusi vi sono ragazzi che hanno ottenuto buoni risultati sia alla fine delle scuole medie superiori (se richiedono l’iscrizione al primo anno della Triennale) sia alla fine della Triennale (se richiedono l’iscrizione al primo anno della Specialistica).
Può darsi che in alcuni casi la dichiarazione dei redditi sia falsa: e sono casi in cui la nefandezza morale dovrebbe essere accompagnata da una severa condanna penale. Ma è logico supporre che la media statistica sia di certificazioni fraudolenti? Così non è di certo per alcuni casi di miei ex-alunni, orfani di padre, la cui madre disoccupata vive con la pensione di reversibilità del marito di 480 euro al mese.
Allo stato attuale, dunque, all’83% degli idonei di primo anno non verrà garantito un tetto sopra la testa nella città dove hanno deciso di studiare: solo una piccola percentuale – se avrà modo di resistere durante i  primi mesi di lezione in condizioni difficilissime, ottenendo qualche letto in abitazioni private pagate in nero  – potrà essere recuperata in proporzione alle rinunce degli attuali assegnatari. 
Questo scenario, già doloroso in sé, diventa ancora più rattristante se si considerano due dati. Innanzitutto che esiste un edificio, l’ex Hotel Patria, da alcuni anni pronto ad accogliere vari studenti: c’è del personale assegnato per la guardiania e per la pulizia, ma manca un collaudo per attivarlo (pare per un disaccordo fra Assessorato regionale e Università di Palermo, nonostante l’assessore attuale sia proprio un ex-rettore dell’Ateneo). Un secondo elemento di sconforto è costituito dal confronto con la situazione in altre città. Mentre da noi si arriva a fatica a soddisfare le richieste di circa il 20% degli aventi diritto, in Italia vi sono Atenei che riescono a raggiungere il 100%.  Al danno, insomma, si aggiunge la beffa della discriminazione territoriale. Che resta, allora, se non tentare di emigrare in Emilia Romagna o in Veneto ancor prima di ottenere la laurea? 
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com

2 commenti:

germano federici ha detto...

Temo che il destino dei giovani siciliani sia deciso dei genitori che sopportano - con quale interesse? - l'esistenza di una amministrazione regionale autonoma (da che? dalle regole dell'etica?) indecente che costa allo stato italiano una cifra da capogiro. Alle leve di comando si sono succeduti politici di centro, di destra e di sinistra, con nessun risultato per le speranze dei giovani locali. Perché? Eppure in un liceo scientifico di Bergamo per decenni ho avuto colleghi siciliani di notevole cultura e umanità, certamente non inferiore - anzi! - a quella dei locali.
Non mi tornano i conti, neppure con il fattore mafia presente nel calcolo.

germano federici ha detto...

I conti continuano a non tornare anche per il norditalia, sempre pronto a incensarsi, come esempio di buona amministrazione. Si vede anche oggi!
L'allagamento odierno di Venezia è lì a urlarlo, ma nessuno sente, né vede, né riflette. Neppure i giovani giornalisti inviati sulla breccia del Mose ,....
"Chiagne e fotti" mi pare si dica a Napoli.
Dopo l'ennesima intervista a politici e cittadini di Venezia, mi urgono le seguenti domande che forse servono anche a capire il problema siciliano dei giovani che scappano:
- quanti soldi porta il turismo a Venezia ogni anno? (Conoscete i costi di una escursione anche solo giornaliera nella città di Venezia?)
- quante tasse ne ricava lo stato italiano? (quanti pagano le tasse a Venezia?)
- quanto delle tasse versate è stato efficacemente impiegato per dare risposta ai problemi ambientali e sociali?
- chi ha avuto la responsabilità della gestione del Mose? Chi ha fallito? Chi è stato condannato?
- Perché il governatore Zaia finge di piangere in conferenza stampa ben sapendo che le responsabilità sono da ricercare soprattutto nella sua parte politica?
Nei servizi giornalistici di queste ore non c'è spazio per tali domande.
Credo che dovremmo mettere nella costituzione l'obbligo per chiunque aspiri ad assumere una carica pubblica di conoscere i contenuti del saggio postumo di Giacomo Leopardi sul costume degli italiani. Devastante e, proprio per questo, taciuto anche da chi sa.