martedì 10 marzo 2020

IL CORONAVIRUS E' UN CASTIGO. DI DIO ?



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9.3.2020
EPIDEMIE E SCIACALLAGGIO DELLE COSCIENZE


Ogni epidemia suscita sciacalli. I meno peggiori sono quelli che rubano a casa dei morti e degli sfollati; gli altri – gli imperdonabili – saccheggiano le coscienze dei concittadini. Quei sedicenti ‘profeti’ (preti cattolici come pastori protestanti), ad esempio, che tentano di cavalcare la tragedia mondiale attuale per fare propaganda a una loro orribile divinità che starebbe punendo i mortali per i loro molteplici peccati. Scienza, filosofia, teologia critica e buon senso non possono che stigmatizzare, solidalmente, questi biechi tentativi di strumentalizzazione bigotta.
 Ma basta contestare le spiegazioni rozze, primitive, blasfeme ? O non è possibile – anzi, doveroso – recepire quel brandello di verità che esse, sia pur assai maldestramente, veicolano?
  Per spiegare cosa intendo dire, parto dal ritaglio di un “Domenicale” di dicembre 2009 del “Sole 24 Ore” capitatomi per caso fra le mani mentre, in questi giorni di reclusione forzata in casa, mettevo ordine fra le carte dell’archivio. A conclusione di un pezzo intitolato Pandemie. Largo alla medicina ma più integrata l’epidemiologa Ilaria Capua scriveva: “Il concetto di One Health si prefissa l’obiettivo di considerare la salute pubblica come il frutto delle interazioni fra ospiti (uomini, animali e piante), patogeni (virus, batteri e protozoi) e l’ambiente in senso lato. Non è quindi più possibile considerare un episodio di malattia come evento disgiunto da ciò che accade nel serbatoio animale (compresi gli invertebrati) e nell’ambiente. Soltanto in questo modo si potrà agire attivando  dei sistemi di prevenzione integrati e affrontare il problema alla fonte anziché quando è ormai un problema di salute pubblica  conclamato. E’ necessario quindi che le discipline mediche (medicina umana, medicina veterinaria  e farmacia) comprendano l’importanza dell’integrazione fra di loro e nel contempo con le discipline che studiano l’ambiente poiché sono ormai interdipendenti e interconnesse in maniera irreversibile”.
La scienziata, ovviamente, non evoca nessuna punizione divina. Ma – sia pur sommessamente – tira in ballo la responsabilità umana, collegando in un rapporto di causalità ignoranza e ignavia di noi mortali (in altri termini: i nostri ‘peccati’ o, laicamente, i nostri errori e le nostre colpe) con le epidemie e le pandemie. Rileggendo quelle righe a più di dieci anni di distanza, non possiamo fare a meno di chiederci, senza scomodare nessuna Trascendenza, se non siamo noi stessi i giudici e i carnefici della nostra vita. Le malattie sono ‘castighi’, ma decisi e comminati da noi stessi. Che cosa abbiamo fatto da allora ad oggi, come cittadini e come ceti politici, per ridurre le immani sofferenze degli animali d’allevamento e da macello ? Che cosa per ridurre l’inquinamento della terra, delle acque, dell’aria? Già all’inizio della Modernità il filosofo Francis Bacon ci aveva (invano) avvertito: “Alla natura si comanda solo obbedendole”. Noi vogliamo continuare a comandare autocraticamente, dittatorialmente, totalitariamente? Accomodiamoci pure. Purché disposti a pagare il prezzo di questa “tracotanza”.  Dispiace, però, che la Natura non sia attrezzata a individuare con precisione chirurgica i soggetti più  responsabili di queste catastrofi annunziate: così, a cadere,  sono, quasi sempre, i meno ricchi e i meno potenti. 

Augusto Cavadi 
www.augustocavadi.com

4 commenti:

Valerio ha detto...

Grazie sempre per le tue riflessioni. Io sono credente, seppur non cristiano praticante. Credo che nessun male che punisca indifferentemente le persone, soprattutto i più deboli, possa essere una volontà divina e, in ogni caso, nessun uomo, tanto più uomo di fede, può pretendere di comprendere e addirittura spiegare la volontà di Dio. Quello di cui sono, per fede, certo è che il Divino sa sempre come fare in modo che da qualsiasi male possa scaturirne un bene, forse superiore. Quasi tutti i salti evolutivi dell'umanità sono venuti dopo guerre, stermini, epidemie. Ti voglio bene.

germano federici 1950 ha detto...

per decenni mi sono illuso che bastasse la conoscenza per cambiare stili di vita. Ho insegnato ai miei studenti che sarebbe bastato passare a una dieta vegetariana per risolvere un sacco di problemi (ambientali, igienici, economici ecc ecc), tra cui quello della penuria di alimenti per molte nazioni. La prova provata dell'inutilità della conoscenza, se non unita a qualcos'altro, è lo scrivente, che a 70 anni suonati, pur conoscendo le cose, continua a resistere alla dieta vegetariana. E' vero, ho ridotto di molto il consumo di carne e pesce (2-3 volte alla settimana) e conto di azzerarlo prima di togliere il disturbo, ma sono ancora lontano dall'obiettivo. Non conoscendo dove è piazzato il traguardo del mio cammino, temo che lo attraverserò con una costina serrata tra i denti.... Serve il "qualcos'altro". La paura (delle conseguenze negative di una dieta carnea, tra cui, forse, il coronavirus) e l'amore (per gli animali) potranno forse togliermi quell'ultima costina dai denti. O per lo meno il piacere di gustarla. Basterà a salvarmi davanti al tribunale dell'Eterno? Mi consola un poco il pensiero che in fondo anche l'Uomo di Nazareth qualche pane e pesce lo permetteva alle folle e, quindi, forse anche a sè. L'hanno stroncato a 33 anni. Se fosse campato di più ce l'avrebbe fatta a diventare vegetariano?

gabriella ha detto...

Penso che il comportamento umano determini il cambiamento in vebe ed in male. Questa.pandemia ci sta facendo sperimentare nuove abitudini che stanno portando a miglioramenti ambientali vedi diminuzione dell'inquinamento, riposo dalle attività spasmodiche, maggiore presenza in casa tra gli affetti familiari etc e naturalmente senza punizione divina

Simonetta Attinelli ha detto...

grazie Augusto per