martedì 10 novembre 2020

GESUALDO BUFALINO E LA SICILIA COME PERENNE "OPERA DEI PUPI"




“Il Gattopardo”

Ottobre 2020

 

UN’ALTRA  OPERA DEI PUPI

 

Nel corso di un’intervista del 1985, al mensile (ormai non più edito) “Idea”, Gesualdo Bufalino, sollecitato a formulare una definizione dell’enigma Sicilia, ebbe a rispondere che essa fosse un mix di “saviezza e follia”, di “razionalità e irrazionalità”. E che, oltre  “il gioco fra questi poli”, “l’elemento fondamentale per capire la Sicilia” fosse “il teatro: il senso mimico della vita”. Infatti “il siciliano è quasi sempre un attore, è un regista di se stesso. In fondo, c’è una specie di immensa <<opera dei Pupi>> da noi. Ognuno recita il proprio personaggio con l’enfasi che comporta ogni gesto teatrale”. 

  “Accanto al senso della solitudine” – o come tentativo di “rivincita” contro di esso – “il siciliano vive la sua dimensione teatrale, cioè un anelito all’essere tanti, a vivere la propria teatralità”. (Pirandello ne sapeva qualcosa). E qui lo scrittore di Comiso ricorda alcune delle “molte forme della vita siciliana” in cui “si può riconoscere questa teatralità”: “1) teatro dei pupi; 2) le feste religiose; 3) i sensali; 4) le risse; 5) la malinconia; 6) i circoli di conversazione; 7) il pessimismo”.

   Non mi sono del tutto chiari i riferimenti alla “malinconia” e al “pessimismo” come luoghi privilegiati della teatralità. E comunque avrebbe potuto aggiungere altre esemplificazioni più immediatamente eloquenti: prima fra tutte, l’attività politica. Vero che il pianeta intero vive da anni quella che Guy Debord ha definito “la società dello spettacolo”, ma la definizione vale da più tempo e con più intensità per i politici siciliani. Essi sanno che, nel bene e nel male, saranno giudicati non per quello che “fanno” (nel silenzio dell’operosità quotidiana, spesso nascosta nell’anonimato) ma per quello che “dicono” in pubblico (nelle piazze fisiche e virtuali) e, soprattutto, per come lo dicono. Urlare è preferibile che ragionare, gesticolare in maniera esagitata meglio che urlare. Il top? Urlare e gesticolare esibendosi in mutande, come in una celebre performance di uno dei probabili candidati alle prossime elezioni per la  presidenza della Regione (NELLA FOTO: il sindaco di Messina, Cateno De Luca, in una delle sue celebri manifestazioni di protesta).

   Quando attori comici di professione, come Antonio Albanese, provano a ironizzare su personaggi politici meridionali, inventandosi maschere come Cetto La Qualunque, si avventurano in imprese ardue: le loro invenzioni, per quanto geniali, rischiano di risultare meno grottesche di molte figure dai modi espressivi coloriti.

 

Augusto Cavadi

www.augustocavadi.com 

1 commento:

Anna Maria Pensato ha detto...


Carissimo, ho letto il tuo ultimo articolo sulla sicilianità e su come G. Bufalino cercò di definire la Sicilia con i suoi forti contrasti a volte stridenti, rappresentandola come un teatro in cui i siciliani recitano la parte che si sono assegnati (d'altronde attori si nasce, così come si nasce nobili).
Sempre Bufalino, , nel ricordare le molte forme della vita siciliana in cui si può riconoscere la teatralità dei gesti e delle parole indica tra le altre: l'opera dei pupi. Rispetto a questa rappresentazione ho una perplessità, perché penso a coloro che sono nati ai margini della cosiddetta Sicilia 'civile', in prevalenza nei quartieri purtroppo ben noti non certo per il senso civico che si respira all'interno di alcuni nuclei familiari: ritengo che " il puparo" sia tutt'altro che lo stesso individuo, bensì il modello proposto da mafia, malaffare ecc..,come unico sistema per vivere e sfamare se stessi o la propria famiglia.
Per me, a creare il pupazzo è la mancanza totale di conoscenza e di speranza in una alternativa possibile. Lo stesso vale per tutti coloro che non si affaticano ad usare la loro testa e non la nutrono in maniera appropriata, per poi ritrovarsi, durante le consultazioni elettorali, a votare politici del tipo Cetto la Qualunque, da te citato nell'articolo.
Con inesauribile stima ed affetto,
Anna Pensato