lunedì 30 gennaio 2023

I DILEMMI CORNUTI CHE LA VITA CI IMPONE


 L'alternativa del cavaliere: baciare o...

Poiché sono nato nel 1950, da genitori di famiglie dell'entroterra siciliano, ho fatto in tempo a intravedere un mondo essenzialmente feudale che solo il “miracolo economico” degli anni Sessanta è riuscito a intaccare (almeno per quel breve periodo di transizione verso gli anni Ottanta in cui è stato gradualmente ricostruito nei fatti – non istituzionalmente - sostituendo i servi della gleba medievali indigeni con gli immigrati dall'Est europeo e dall'Africa). Ho conosciuto quel mondo in cui il signorotto del borgo faceva il bello e il brutto tempo, decideva chi poteva lavorare e chi no, poteva pagare con puntualità o con ritardo di mesi i suoi salariati, perfino – eco dello ius primae noctis - scegliersi qualche bella contadina e negoziare con la famiglia d'origine il prezzo della sua verginità.

Ho conosciuto quel mondo ma non lo saprei rappresentare con la stessa attenzione ai dettagli, e soprattutto con la stessa capacità di restituire passioni e patimenti, di Alberto Genovese nel suo L'alternativa del cavaliere (Manni, San Cesario di Lecce 2022, pp. 64, euro 12,50). Il racconto decolla a partire dalla e-mail che un docente dell'Istituto di Filologia romanza di Heidelberg invia all'autore per chiedere lumi sull'origine e il significato di un'espressione dialettale isolana, O futtiri o vasari , che letteralmente sarebbe “O penetrare col pene o baciare” ma che, più ampiamente, “sembra riferirsi a circostanze nelle quali si impone una scelta fra due piaceri, e per più estesa metafora, fra due guadagni” (p. 15). 

Il destinatario della missiva elettronica, tipico intellettuale di provincia molto erudito, “dilettante” nell'accezione etimologica più bella perché studia solo per diletto e non in funzione di obiettivi strategici utili, è felice di rispondere alla richiesta dell'illustre professor Henner Gut; anzi, lo è al punto che inserisce la sua risposta - sintetizzabile in quattro, cinque righe al massimo – in una narrazione di decine di pagine, scritte per dare il contesto, ora sapido ora tragico, sia storico che culturale nel quale l'espressione in esame sarebbe stata originariamente pronunziata.

PER COMPLETARE LA LETTURA BASTA UN CLICK QUI:

https://www.zerozeronews.it/lo-ius-primae-noctis-nella-sicilia-degli-anni-50/

 

2 commenti:

Alberto Genovese ha detto...

Caro Augusto ti ringrazio pubblicamente dell’affettuosa attenzione che hai riservato al mio racconto, e del lusinghiero giudizio che ne hai dato, tratto come lettore e come conterraneo e impegnato testimone del presente.

Pippo Consoli ha detto...

Purtroppo,invece,la mafia non ha dilemmi....ma solo certezze : cumannari è meghiu di futtiri!