mercoledì 4 gennaio 2023

PAPA RATZINGER E' STATO DAVVERO UN CONSERVATORE? UNO SGUARDO OLTRE I TITOLI DEI MASSMEDIA


 PAPA BENEDETTO XVI E' STATO DAVVERO UN CONSERVATORE? 

L'aggettivo conservatore accompagna in queste ore, quasi immancabilmente su tutti i titoli, il nome di papa Ratzinger. Qualcuno lo usa come complimento, la maggioranza come denigrazione. In ogni caso, se ne dà per scontato il significato. 

La questione sarebbe già complessa se si parlasse dal punto di vista 'politico' dove non tutto merita di essere 'conservato', ma neppure tutto merita di essere 'riformato'. Il saggio conservatore conserva solo ciò che va preservato come il saggio riformatore dà una nuova forma solo a ciò che è ormai deformato: scaduto, obsoleto, di peso. 

Se poi ci spostiamo dal campo della politica al campo della religione la questione si fa ancora più delicata e, francamente, mi pare che nei commenti prevalenti venga affrontata a colpi di accetta, senza nessuna attenzione chirurgica. 

Benedetto XVI è stato un papa conservatore? Se il riferimento è al Concilio ecumenico Vaticano II (1962 – 1965) certamente. Come il suo predecessore Giovanni Paolo II, di cui è stato il più stretto collaboratore teologico per decenni, egli ha ritenuto che – nonostante i cambiamenti positivi decisi durante l'ultimo Concilio ecumenico – tutto sommato il bilancio sia stato negativo. Infatti i due pontefici hanno ritenuto che quel Concilio dovesse riguardare solo l'aspetto “pastorale” della Chiesa (cioè il suo modo di porsi, di comunicare, di insegnare) non i contenuti “dottrinali”: e che, dunque, i vescovi e i teologi che l'hanno interpretato non come mero lifting, bensì come rivoluzione culturale, sono stati – in buona fede o meno – dei traditori (da inquisire e condannare con tutti i mezzi possibili in un'epoca in cui non è più possibile in Occidente accendere roghi). 

Ma andare indietro dal Vaticano II al Vaticano I (Concilio svoltosi a Roma dal 1868 al 1870) significa accettare le tesi di un concilio che non fu per nulla “conservatore” rispetto al Concilio precedente (svoltosi a Trento dal 1545 al 1563). Limitiamoci a un solo esempio: qualche mese dopo la sospensione “provvisoria” del Concilio, il papa che lo aveva gestito ha proclamato in una Costituzione il dogma dell'infallibilità papale. Si trattava di una tesi talmente innovativa, inedita, da proclamare uno scisma: da allora infatti sono nate, per protesta, le Chiese vetero-cattoliche, cioè “conservatrici” rispetto alla novità rivoluzionaria del dogma riguardante il carisma papale. D'altronde sappiamo dagli storici della Chiesa cattolica che Pio IX, non avendo sufficienti basi nella Scrittura, cercò la legittimazione della Tradizione. Infatti già dal V secolo vigeva il principio, formulato da san Vincenzo di Lerino, che va accettata come vera una tesi (anche se non presente nella Bibbia) che «tutti gli uomini abbiano creduto in ogni tempo e ovunque». Il papa inviò dunque a tutti i vescovi del mondo un questionario per sapere se nelle loro diocesi fosse stata ritenuta sempre vera la dottrina dell'infallibilità papale, ma la stragrande maggioranza delle risposte furono negative. Gli si attribuisce allora la frase, eco di un'espressione di Luigi XIV re di Francia, «Io sono la tradizione! »: autentica o meno che sia, comunque si comportò di conseguenza emanando lo stesso il dogma tanto opinabile.

Dobbiamo allora concludere che i vetero-cattolici, fedeli a Trento (XVI secolo) ma ribelli al Vaticano I (XIX secolo) siano i 'veri' conservatori' cristiani? Se si pensa che Trento proclamò come verità assolute una serie di tesi teologiche che avevano indotto il monaco agostiniano Martin Lutero (e tutte le successive Chiese protestanti) allo scisma, perché riteneva che tali tesi fossero invenzioni medievali estranee all'insegnamento dei Padri della Chiesa (Agostino in primis), si intuisce che il gioco può durare quasi all'infinito: c'è sempre qualcuno più “conservatore” di te che ti può rimproverare, carte alla mano, di essere un pericoloso innovatore. Agostino stesso (IV-V secolo), nume inspiratore di Lutero, non ha introdotto nel patrimonio dottrinario comune di molte chiese cristiane dei 'dogmi' (peccato originale, necessità assoluta del battesimo per i bambini etc.) che non appartenevano all'eredità evangelica del primi tre secoli? 

E allora: è stato papa Ratzinger un vero “conservatore” e sono stati degli intollerabili “rivoluzionari” i teologi e le teologhe che egli ha condannato come persone eretiche sia da Prefetto della Congregazione per la fede (durante il pontificato di Giovanni Paolo II) sia da papa egli stesso? O papa Francesco, nella misura in cui sembra relativizzare una montagna millenaria di superfetazioni teologiche e di norme morali, per tentare di ritornare alla fresca e trasparente essenzialità evangelica – l'amore per gli uomini come segno dell'amore di Dio - è più conservatore dei conservatori nostalgici che lo attaccano contrapponendogli la fedeltà tradizionale dei due immediati predecessori?

Augusto Cavadi

www.augustocavadi.com


6 commenti:

Anonimo ha detto...

La seconda che hai detto

Bruno Vergani ha detto...

Avendo come riferimento Gesù di Nazareth i salti temporali diventano più semplici da interpretare. Consideravo che la tematica è complessa anche perché nel pensiero comune conservatori e progressisti svolgono differenti, mentre la tradizione cattolica, oltre che capace di superfetazioni millenarie, riesce col suo Magistero a custodire e a mantenere inalterata una verità eterna (atemporale) definitivamente compiuta, e insieme a progredire temporalmente verso un infinito trascendente salvifico. Un già e non ancora di non facile comprensione.

Alberto Genovese ha detto...

“La tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”. Questo aforisma di Gustav Mahler può essere utile?
Temo di no: ognuno reclamerà per sé l'autentico custodia del fuoco (i presunti conservatori); altri sorgeranno a dire che non è possibile custodire il fuoco delle origini se non lo si alimenta con il mutare dei tempi (i presunti innovatori). E se poi si chiede, agli uni o agli altri, cos'è mai il fuoco, si troveranno opinioni fratricide persino nel cuore di entrambe le file. Già, perché l'ermeneutica è la croce (e il sangue...) delle fedi. E se si procede per interpretazioni non c'è mai dialettica integralmente difendibile, non "progresso" di sorti ma "regresso" casista. C'è un solo fuoco che non consumandosi non dà cenere, quello del roveto ardente. E di questo, almeno, nessuno può dire di possederlo.

Alberto Genovese ha detto...

Scusate, la mia identità è Alberto Genovese (alberto.genovese1955@alice.it)

Anonimo ha detto...

Finalmente un' analisi seria !

Augusto Cavadi ha detto...

Questo post del mio blog è stato ripubblicato, con leggere modifiche anche su www.zerozeronews.it del 26.1.2023:
https://www.zerozeronews.it/ma-papa-ratzinger-e-stato-davvero-un-conservatore/