domenica 12 novembre 2023

LA MEMORIA STORICA PER UNA PACE SOLIDA: LA LEZIONE DI GIUSEPPE DOSSETTI

 

LA MEMORIA STORICA ANTIDOTO ALLE GUERRE INFINITE

I miei amici che vivono in Germania sono molto preoccupati: anche se la grande stampa ne parla poco o niente, l’antisemitismo (specie nelle regioni orientali della Repubblica federale) monta di giorno in giorno. L’orrida reazione del governo israeliano ai vili attacchi di Hamas è stata un’occasione colta al volo per confondere legittimo dissenso politico con ingiustificabile odio razziale.

I tedeschi, dunque, non facendo sino in fondo i conti col nazismo, si condannano a registrarne rigurgiti tossici. Né le cose vanno meglio in Italia, dove la seconda carica dello Stato espone con orgoglio il busto di Mussolini e la guida del governo è in mano a un personaggio osannato pubblicamente da movimenti neo-fascisti incostituzionali. In questo scenario – nell’attesa che i cittadini fedeli alla Repubblica democratica smettano di litigare e trovino qualche riferimento in Parlamento disposto a difendere almeno alcuni dei valori costituzionali ampiamente disattesi in questi decenni anche da maggioranze di centrosinistra – che resta da fare?

Alcune risposte alla domanda si possono rintracciare in un testo del 1986 in cui Giuseppe Dossetti meditava sulla superficialità dimostrata dalla Chiesa, e più ampiamente dalla società, in Italia, nel dimenticare stragi nazifasciste come gli eccidi perpetrati nel settembre-ottobre 1944 nell’Appenino bolognese intorno a Monte Sole:  centinaia fra bambini, donne, anziani, malati, preti, suore, adulti di entrambi i sessi vengono falcidiati solo per lanciare un segnale di potenza (in realtà, a ben pensarci, di debolezza) alle squadre partigiane operanti nei dintorni.  Dossetti scrive queste pagine a Introduzione del volume di Luciano Gherardi Le querce di Monte Sole. Vita e morte delle comunità martiri fra Setta e Reno e parla da cattolico soprattutto ai cattolici: il suo patrimonio teologico, il suo universo simbolico, i suoi riferimenti liturgici sono tutti interni all’ortodossia cattolica. Tuttavia Fabrizio Mandreoli, curatore di questa nuova edizione del testo di Dossetti (“Finché ci sia tempo”. Pace, guerra e responsabilità storiche a partire da Monte Sole, Zikkaron, Bologna 2022, pp. 169, euro 12), è convinto che il messaggio travalichi i confini confessionali e – più o meno analogamente – possa riuscire illuminante anche per cittadini di fede religiosa diversa o di fede laica. Infatti Dossetti chiedeva una revisione degli schemi interpretativi tradizionali non solo ai suoi compagni di strada cristiani, ma anche a intellettuali e politici di vari orientamenti (altrettanto esposti alla tentazione di crogiolarsi in narrazioni ideologiche che, pur meritevoli di non essere gettate nella pattumiera della storia, necessitano comunque di profondi aggiornamenti). Lo dirà poco prima di morire con una lucidità di analisi storica apprezzabile – in tempi bui di guerre anche ai confini dell’Unione Europa - non certo solo da lettori di confessione cattolica:  “C’è un rimescolamento completo di situazioni, siamo ritornati in Europa a prima del 1914. Il rimescolio dei popoli, delle culture, delle situazioni è molto più complesso di quello che non fosse nel 1918. E’ un rimescolio totale. In più c’è la grande incognita dell’Islam, una incognita in qualche modo imprevedibile. Noi cerchiamo di rappresentarci questo sconvolgimento totale con dei modelli precedenti (…) ma sono tutti non proporzionati, perché il rinnovamento è assai più radicale. Siamo dinanzi all’esaurimento delle culture. (…) Siamo tutti immobili, fissi su un presente, che si cerca di rabberciare in qualche maniera, ma non con il senso della profondità dei mutamenti” (pp. 37- 38).

Dossetti stesso enumera in sei punti i passaggi principali della terapia che intravede:

a)     l’impegno per una lucida coscienza storica e perciò ricordare: rendere testimonianza in modo corretto degli eventi” (pp. 73 – 74);

b)     il ricordo deve essere continuato, divulgato e deve assumere sempre più ispirazione, scopi e forme comunitarie” (p. 75);

c)      occorre proporsi di conservare una coscienza non solo lucida, ma vigile, capace di opporsi a ogni inizio di «sistema di male» , finché ci sia tempo” (p. 77);

d)     occorre compiere una revisione rigorosa di tutto il proprio patrimonio culturale e specialmente religioso, purificandolo radicalmente da ogni infiltrazione emotiva e da ogni elemento spurio che non attenga al nucleo essenziale della fede e che possa favorire anche solo in maniera indiretta ritorni materialistici o idealistici capaci di alimentare miti classisti, nazionalisti, razzisti, ecc.” (p. 83);

e)      occorre coltivare “la sapienza della prassi” che “sta soprattutto nell’acquisizione di abiti virtuosi: che occorrono tutti non solo per agire, ma anche  e prima per pensare correttamente ed esaustivamente i giudizi e le azioni conseguenti” (p. 88); una sapienza che richiede (oltre alla virtù tipiche del credente: la fede, la speranza e l’amore agapico) “un delicatissimo equilibrio di esercitata prudenza e di fortezza magnanima; di temperanza luminosa e di affinata giustizia individuale e politica; di umiltà sincera e di mite ma reale indipendenza di giudizio; di sottomissione e insieme di desiderio verace  di unità, ma anche spirito di iniziativa e di senso della propria responsabilità; di capacità di resistenza e insieme di mitezza” (p. 89);

f)       Infine, “occorre rendere possibile, consolidare e potenziare il pensare e l’agire per la pace (…) con un ultimo elemento, il silenzio: molto silenzio, al posto dell’assordante fragore che ora impera. Il silenzio è una quarta dimensione di tutto. (…) Silenzio, calma, quiete ed abbandono, riposo vanno sempre più opposte all’urlo incessante della stampa, della radio e della televisione” (p. 94).

Per onestà intellettuale devo avvertire che, soprattutto a proposito degli ultimi due punti, Dossetti li incastona in una prospettiva confessionale. Ho tralasciato tali riferimenti teologici non per tradire il pensiero originario dell’autore (per il quale “la fede e la vita dei cristiani” non potrebbero nutrirsi “in modo genuino e completo” senza “una conoscenza diretta e amorosa della parola di Dio e dell’esperienza centrale del mistero pasquale come si realizza nell’eucaristia” , p. 86), ma per mostrare come, anche sottoposte a tagli, queste pagine di Dossetti hanno da dire molto anche ai ‘laici’ (e agli stessi cristiani  trans-teisti e post-religionali nel cui novero egli certamente non si è riconosciuto).

Augusto Cavadi

www.augustocavadi.com

1 commento:

Fabrizio Mandreoli ha detto...

Il tuo testo mi è molto piaciuto.