In chi visita la Sicilia suscita non poco stupore l’affluenza popolare alle celebrazioni religiose anche in quartieri e in paesi tristemente noti per la persistenza di fenomeni mafiosi. L’enorme problematica (bisognerebbe partire dagli studi di Girard sul nesso genetico fra sacro e violenza) è stata recentemente ripresa nel volume, a firma di don Francesco Conigliaro, Sed contra. Ruffini dice che la mafia esiste…nel quale il teologo palermitano contesta l’opinione (dominante anche fra gli storici di orientamento cattolico) secondo la quale il cardinale - deceduto nel 1967 - avrebbe negato l’esistenza della mafia. A sostegno della sua tesi controcorrente, l’autore cita vari passaggi in cui l’arcivescovo di Palermo stigmatizza la mafia come piaga della società siciliana. Analizzando tali brani si evince che, effettivamente, Ruffini condannava i delitti dei mafiosi, ma non anche i rapporti da loro intrattenuti sistematicamente con politici e imprenditori. Sembra sfuggire oggi a don Conigliaro ciò che sfuggiva allora al suo arcivescovo: che senza la dimensione politico-affaristica (che la differenzia da ogni altra forma di delinquenza ‘comune’) la mafia non è mafia.
Augusto
Cavadi
“Gattopardo”
(edizione siciliana)
Febbraio
2025
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