Il
paradigma del sicilianismo piagnone si basa su due luoghi comuni quasi del
tutto falsi: a) che il popolo dell’Isola mediterranea sia stato, lungo i
secoli, vittima di oppressione straniera e b) che l’abbia subito passivamente.
I due volumi di Elio Cammilleri, Siciliani contro (con prefazione di D.
Stimolo) e Siciliane contro (con prefazione di G. Proto), editi da Algra
(Viagrande 2025), smentiscono entrambi gli stereotipi.
Smentiscono
il secondo perché presentano, capitolo dopo capitolo, i profili
biografici di cittadini siciliani e cittadine siciliane – non di rado ignoti/e
o dimenticati/e - che hanno alzato la testa contro ogni genere di
sopraffazione, di ingiustizia, di violenza sistemica: dal XIX secolo (Giovanni
Corrao, Bernardino Verro, le “patriote antiborboniche”, le “catanesi con
Garibaldi”, le “sgualdrine” dei Fasci) al XX (da Giovanni Orcel e Nicolò Alongi
sino a Piersanti Mattarella e Pio La Torre, da Maria Occhipinti a Serafina
Battaglia, da Felicia Impastato a Michela Buscemi). Poiché la lista degli
oppositori ai regimi oppressivi è molto lunga (nonostante sia, inevitabilmente,
incompleta) il lettore può farsi un’idea più adeguata dell’inconsistenza della
tesi che i siciliani abbiano, sempre e comunque, accettato ogni genere di
dominazione. (Tesi la cui percentuale di verità sta nel fatto che sono stati
capaci più di insurrezioni localistiche che di rivoluzioni di ampio respiro e
che, là dove di rivoluzione organizzata e sistematica si poteva parlare, come
negli anni 1889 – 1894 con i “Fasci siciliani”, la repressione dello Stato è
stata così pesante e capillare da dissuadere per decenni dal rifare l’esperimento e da indurre le
generazioni più fresche ad emigrare).
Ma
i due testi di Camilleri demistificano anche il primo dei due stereotipi
sicilianisti. Infatti chi sono i dominatori, gli oppressori, gli sfruttatori
dei siciliani? Prima di tutto, ed essenzialmente, altri siciliani. E’ vero che
l’Isola ha attratto popolazioni straniere, anche lontane, dai Romani agli Arabi,
dai Francesi agli Spagnoli (e questa è la particella di verità della fabula):
ma nessuna di esse avrebbe potuto governare (tra l’altro non sempre malamente
né solo con intenti predatori) senza la complicità dei ceti dirigenti e
possidenti indigeni ai danni della maggioranza della gente comune (contadini e
pescatori prima, operai e manodopera intellettuale a basso costo dopo). Il caso
del dominio mafioso è esemplificativo: i mafiosi cercano e ottengono protezione
interessata da politici nazionali, imprenditori settentrionali, criminali di
varie regioni. Ma sono essi – siciliani di nascita e di residenza – a vessare i
corregionali, a inquinarne la vita economica, a costringere all’esodo i giovani
indisponibili a vendersi l’anima o a rischiare la vita.
Un episodio di questi giorni mi sembra confermare, quasi plasticamente, questa lettura degli eventi. A Pontida si è riunito un partito tradizionalmente e animosamente anti-meridionale per rilanciare una visione-del-mondo estranea (e per molti versi opposta) al “pensiero meridiano” (ben esposto dal compianto Franco Cassano): una cultura centrata sulla xenofobia, sul suprematismo razziale, sull’orgogliosa esaltazione del circolo produttivismo-consumismo (anche a costo di sfinire il già precario equilibrio ecologico). Ebbene, non si presentano a Pontida dei cittadini siciliani a offrire, con il cappello in mano, l’alleanza del proprio partito politico (la “Democrazia cristiana” rinata ad opera di un condannato per reati connessi alla mafia) per rafforzare ed estendere nell’Isola la presenza, già consistente, della Lega? Quando tra qualche decennio si potranno misurare adeguatamente i danni che l’attuale Destra governativa sta già perpetrando ai danni del Meridione, si imprecherà contro la “invasione” dei Lombardi e, da parte dei più raffinati, contra la “colonizzazione” della cultura del Sud ad opera della cultura Nord-occidentale del pianeta. E nessuno si ricorderà di quei siciliani che, non contenti dei suffragi elettorali di altri corregionali alla Lega, sono andati a Pontida per sollecitarne l’influenza ‘benefica’ (come gli investimenti multimilionari in opere pubbliche megagalattiche tanto eclatanti quanto inutili).
Augusto Cavadi
Qui il link alla versione originaria illustrata:
https://www.zerozeronews.it/siciliani-e-siciliane-contro-gli-oppressori-piu-indigeni-che-stranieri/
3 commenti:
Grazie, Augusto per il tuo costante coraggio nel denunciare stereotipi e malapolitica.
Concordo come spesso se non sempre con le tue letture della realtà, forse con un po' meno speranze per un futuro migliore
Grazie Augusto
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