sabato 23 novembre 2002

LA CHIESA E IL PIACERE


“Repubblica – Palermo” del 23.11.02

Augusto Cavadi


UNA SERA IN CHIESA A PARLARE DI PIACERE

La chiesa di S. Giovanni dei Napoletani, all’angolo fra Corso Vittorio Emanuele e piazza Marina, è più gradevole dall’esterno che all’interno. Ma se una sera vi capita di vederla aperta, e gremita di gente, vi consiglio di entrare: da alcuni anni, infatti,  un lunedì al mese, ospita degli incontri davvero insoliti. Sono incontri di teologia: organizzati da preti, ma non per preti. Anzi, neppure solo per credenti. Sono incontri di studio, di riflessione, di dialogo in cui alcuni dei migliori specialisti italiani di scienze religiose mettono a fuoco, a partire dalla Bibbia (considerata come Codice culturale, non necessariamente Libro divino), alcuni temi di rilevanza esistenziale e sociale. All’interno della problematica scelta per quest’anno – “Il corpo e la bellezza” – lunedì scorso, ad esempio, la pastora protestante Teodora Tosatti, responsabile di una comunità valdese napoletana, ha avviato un dibattito sul “piacere”.

Che si tratti di un argomento non particolarmente prediletto dalla riflessione cristiana, lo ha notato già Rosario Giué nelle poche parole di presentazione della serata: se sfogliamo i “Dizionari di teologia” in circolazione, cerchiamo invano – tra “penitenza”, “peccato” e “povertà” - la voce “piacere”. Ma la Bibbia è molto meno puritana dei suoi cultori. Come ha ampiamente mostrato la relatrice, il Testo più bistrattato dell’Occidente ha una vasta gamma di termini per indicare i piaceri della vista, del mangiare, del bere e del sesso. Sì, anche del sesso: basti pensare alle difficoltà che ebrei prima, e cristiani dopo, hanno avuto nel recepire come parte integrante della Rivelazione il “Cantico dei cantici” e al fatto che, sino a tempi recenti, molte edizioni della “Bibbia per le famiglie” lo censuravano cassandolo del tutto. Con qualche ragione, dal punto di vista della morale borghese: non vi si racconta la passione erotica fra un ragazzo e una ragazza, i dettagli delle loro carezze e dei loro baci – non solo sulla bocca -, senza citare mai nessuna istituzione matrimoniale? “Noi siamo abituati a ritenere che il vincolo giuridico coniugale sia il valore centrale da difendere e l’amore interpersonale un contorno gradito ma non necessario: è esattamente il contrario di ciò che pensa la Bibbia. Per essa ogni istituzionalizzazione ha senso non come gabbia, ma come stampella della passione”. Tutto ciò non è da intendere come istigazione al libertinismo, ma come riscoperta dell’essenziale e risistemazione dei valori nel loro ordine oggettivo. L’eros (eterosessuale o omosessuale, canalizzato all’interno di un progetto pattuito o esplosivo nella sua imprevedibilità) è contraddistinto infatti dalla fragilità; tende, come il dolore, a chiuderci nella soggettività; qualche volta alimenta persino il nostro egoismo. Come fare per mantenerlo vivace nel tempo, per farne uno stimolo all’apertura sociale ed alla generosità nei confronti dei più sfortunati?

Secondo le Scritture, la ricetta migliore è di esporlo al soffio vivificatore dello Spirito. E’ di sperimentarlo come dono e consolazione del Creatore. Ma un eros ‘spiritualizzato’ lo si riconosce dai frutti: esso è autentico quando  - anziché sminuire il godimento – preserva e intensifica le sensazioni piacevoli. La riprova storica, secondo la…., viene proprio dalla testimonianza di Gesù di Nazareth, così poco ascetico da attirarsi le ingiurie di “beone, mangione e puttaniere”. Il Maestro non ha mai prescritto ai discepoli la moderazione per motivi di autocontrollo: ai suoi occhi la rinunzia ha senso solo quando è necessaria alla condivisione fraterna. Consumare meno è utile solo come condizione perché si consumi tutti. Fuori dall’ottica della solidarietà con chi ha meno di noi, i piaceri della vita vanno accolti con disinvoltura, senza complessi di colpa, anzi con gratitudine verso il Padre: “se essi sono l’antipasto dell’eternità che Dio stesso ci apparecchia in questo mondo, non sarebbe da maleducati rifiutarli?”.

Forse la teologia affrontata con questa libertà critica, con questo respiro ecumenico e con questa fedeltà esegetica a ciò che veramente dicono i Testi, è un po’ diversa dalle pillole che ci somministrano da bambini in preparazione alla prima comunione: e potrebbe rivelarsi un fattore di crescita intellettuale e civile per tutta la città. Dimenticavo: per chi fosse incuriosito, i prossimi appuntamenti avranno come argomento “Il buon uso del tempo libero” (Giovanni Salone, 20 gennaio), “Il bello” (Cosimo Scordato, 17 febbraio) e “Il patto naturale fra l’uomo e il creato” (Francesco Conigliaro, 17 marzo).

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