martedì 5 aprile 2011

Quando il parroco fa il comizio anti-sinistre


“Repubblica - Palermo”
25 marzo 2011

La non sottile differenza tra l’omelia e il comizio

Se le parole volano, gli scritti restano. Per questo don Leonardo Ricotta” - parroco a Casteldaccia – ha la santa abitudine di distribuire ai fedeli la trascrizione delle sue omelie più importanti. Come il commento al brano del vangelo di domenica 13 febbraio, un passaggio rilevante del “Discorso sulla montagna” in cui Gesù di Nazareth invita a non odiare i propri nemici, soprattutto quando si è i primi responsabili dei peccati che si rinfacciano loro.
Il buon prete sa che certe prediche rischiano di volare sopra la testa - e dunque anche le orecchie – degli astanti: perciò si è sforzato, anche in questo caso, di essere concreto e di non lesinare le esemplificazioni attuali. “Non odiare mai nessuno, nemmeno Berlusconi. Se Berlusconi è un depravato, come sembra “ – ha assicurato – “ne darà conto a Dio. Ma” – ha poi aggiunto con fine argomentazione teologica - “anche gli uomini della sinistra sfileranno, uno dopo l’altro, nell’aula del Santissimo Tribunale, e il loro fardello è molto pesante. Sono i farisei di cui parla il Vangelo! Da quando portavo i calzoni corti rivendicano certe cose e, quando le raggiungono, le chiamano ‘conquiste sociali’: divorzio, aborto, sesso libero, convivenza, preservativo, pillola del mese prima e pillola del giorno dopo, il diritto alla pillola anche per le minorenni, matrimoni tra omosessuali, ‘orgoglio omosessuale’, ‘il corpo è mio e ne faccio ciò che voglio’, la moglie che non è più moglie ma compagna, laicità, ‘no alle ingerenze del Vaticano’. Negli ultimi quarant’anni hanno predicato l’inferno, hanno avvelenato l’anima di intere generazioni di giovani e ora condannano, in Berlusconi, quell’immoralità che essi hanno insegnato per quarant’anni. Hanno fatto di tutto per sfasciare la famiglia, la sua normalità, e ora si mettono a fare la morale”: “a tanto arriva la depravazione della loro coscienza”.
Come ogni predicatore di classe, anche il parroco del Comune palermitano sa che ogni arringa deve toccare – almeno ogni tanto – l’apice di un anatema: “Farisei, ipocriti, becchini delle anime: come sfuggiranno al fuoco della Geenna?” E sa pure che bisogna avere le antenne per afferrare al volo i riferimenti al contesto immediato. Così, visto che in quella domenica 13 febbraio le principali piazze italiane erano gremite di esponenti del gentil sesso, rivolge anche a loro un pensiero affettuoso: “E che dire di quelle donne che, sconvolte per il caso Ruby, scendono in piazza a difendere la dignità della donna? Non mi facciano ridere! Accompagnano le loro figlie in quella fiera di cavalli che è Miss Italia o alle selezioni del Grande Fratello o delle Veline e le mandano in giro mezze nude. Bella dignità!”.
Prediche come questa lasciano senza parole. Ma un gruppetto di cittadini di Casteldaccia ha trovato la forza di scriverne alcune: “E’ doveroso innanzitutto precisare che l’omelia non dovrebbe essere un attacco a un orientamento politico con l’implicito sostegno all’orientamento opposto perché la liturgia non è la sede per queste manifestazioni; se proprio si vuole parlare di questi problemi, si può convocare un’assemblea parrocchiale per un confronto aperto e leale”. Quanto poi alle accuse strabilianti rivolte alla “sinistra”, gli estensori della lettera aperta obiettano che “alcune scelte legislative che sono maturate negli ultimi decenni sono frutto non solo della sinistra ma di una volontà popolare, anche cattolica, che le ha sostenute e vanno comprese all’interno della laicità dello Stato la quale, senza imporre niente a nessuno, ha il dovere di salvaguardare eventuali orientamenti diversi rispetto alla morale tradizionale”. E aggiungono che don Ricotta non è riuscito ad andare oltre la caricatura della sinistra italiana, mostrando di ignorare i “valori” che essa difende: “La sinistra è l’idea che, se guardi il mondo con gli occhi dei più deboli, puoi fare davvero un mondo migliore per tutti” e che, “se pochi hanno troppo e troppi hanno poco, l’economia non gira perché l’ingiustizia fa male all’economia”. “Chi si ritiene di sinistra, chi si ritiene progressista, compresi coloro che vogliono essere fedeli al Vangelo” – conclude la lettera – “devono tenere vivo il sogno di un mondo in pace, senza odio e senza violenza”, perché “essere di sinistra significa combattere l’aggressività che ci abita dentro: quella del più forte sul più debole, dell’uomo sulla donna, di chi ha potere su chi non ne ha”.

Augusto Cavadi

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