martedì 7 maggio 2013

In morte di Agnese Borsellino


“Repubblica – Palermo”
7 . 5 . 2012

LA LEZIONE CHE CI HA LASCIATO 

AGNESE BORSELLINO

 

  Dal 1860 siciliani indegni ricattano e uccidono, dalla stessa epoca siciliani di altra pasta resistono, combattono la mafia e spesso perdono la vita. La lista dei martiri civili è così lunga che è praticamente impossibile ricordarli tutti: il Centro siciliano di documentazione “G. Impastato” (che celebra in questi giorni i trentatrè anni dall’intitolazione) riempie ogni anno un’intera agenda di nomi, luoghi e date.
     Per ogni caduto nella lotta contro il sistema di dominio mafioso vi sono poi decine di vittime invisibili di cui nessuno parla: sono i congiunti più stretti, il cui dolore trova quiete solo con l’esalazione dell’ultimo respiro. E’ a queste persone che vorremmo rivolgere un pensiero solidale oggi, nella giornata in cui accompagniamo a riposare accanto a Paolo Borsellino la moglie Agnese. E’ alle madri, alle compagne, alle figlie di tanti eroi che vorremmo dedicare qualche frammento di memoria, affettuosamente grata: i loro uomini hanno dovuto affrontare la morte in pochi, tragici, attimi, ma esse l’hanno dovuta “scontare vivendo”. Se la sono dovuta “guadagnare” con una macerazione interiore quotidiana, implacabile, inimmaginabile da chiunque non l’abbia sperimentato nella propria carne.
    Se tutte meritano ammirazione e rispetto, ce ne sono alcune che lo meritano doppiamente: sono quelle donne che non si sono limitate a gestire il rimpianto e la rabbia, evitando di trasmettere ai figli desideri di vendetta tribale, ma che hanno canalizzato in positivo il tumulto dei sentimenti. Agnese Borsellino non è stata né la prima né l’ultima di queste donne: per questo, ricordando lei, ricordiamo inseparabilmente quella schiera numerosissima, e spesso ignorata, di donne che, in vario modo e con varie scelte, hanno consacrato il resto dell’esistenza a cercare verità e giustizia per i padri, per i mariti, per i fratelli, per i figli. Quelle donne che, in questi decenni, si sono costituite in coordinamento “Donne contro la mafia”; che hanno sostenuto moralmente e finanziariamente le congiunte di vittime di mafia costituetesi “parte civile” nei processi, anche e soprattutto quando si trattava di donne appartenenti a famiglie esse stesse mafiose; che hanno fondato riviste come “Mezzocielo” e tante altre benemerite associazioni operanti nel capoluogo di regione e nell’intera isola con lo scopo di mantenere alta  la tensione etica e politica, culturale e sociale, per un processo di liberazione delle donne e, attraverso le donne, dell’intero tessuto siciliano.
    Non tutti i cittadini – diciamolo con serena franchezza – sono disposti ad affiancare i parenti delle vittime di mafia in questo impegno costruttivo e ricostruttivo: può essere una scelta opinabile, ma va rispettata. Si può però chiedere che, a loro volta, questi “indifferenti” manifestino il medesimo rispetto per chi si impegna: che evitino, ad esempio, di tacciare di protagonismo e di carrierismo quelle persone  - soprattutto donne – che, pur evitando le luci della ribalta, non si sottraggono al dovere della denunzia civile e, se invitate, al servizio nelle istituzioni locali ed europee. Cercare un ipotetico punto di equidistaza fra lo Stato e la mafia è da miopi o da vigliacchi: che almeno non si infanghi l’immagine pubblica di chi non crede a simili equilibrismi. Agnese Borsellino, insieme ad altri familiari altrettanto fedeli alla testimonianza di Paolo, ha fatto di più: senza rinunziare al riserbo caratteriale, ha saputo spendere poche ma pesanti parole ogni volta che si è trattato non solo di prendere le distanze dai mafiosi e dai loro accoliti “grigi”, ma anche di richiamare pezzi autorevoli dello Stato democratico alle proprie responsabilità. Come ha scritto don Ciotti in un comunicato di queste ore, il modo migliore per colmare il vuoto che ci lascia una persona autentica e profonda come lei è di perseverare diuturnamente nella ricerca della verità con la sobria coerenza che ha arricchito la sua esistenza.

Augusto Cavadi

2 commenti:

Maria D'Asaro ha detto...

Considerazioni eccellenti. Che sottoscrivo.
Maria D'Asaro

Anonimo ha detto...

Semplici e, allo stesso tempo, profonde parole. Parole che, senza dubbio, condivido.
Io non ho mai avuto l'onore di conoscere una Donna come Agnese Borsellino, ma quei suoi pochi discorsi di cui sono venuta a conoscenza mi hanno sempre invitata a riflettere e, soprattutto, dato la forza di credere ancora che le cose possano cambiare e che la verità un giorno potrà venire fuori. Dunque, il minimo che mi sento di poter fare, è proprio ricordare Lei e chi, come lei, ha continuato la sua esistenza con dignità e onore nonostante sia stata marcata da uno di quei dolori che più facilmente condurrebbero a sete di vendetta piuttosto che di speranza e fiducia.
A presto, Prof.
Bianca Russo