martedì 21 ottobre 2014

IL GUSTO DELL'ECUMENISMO

"Riforma",10.10.2014
 
Un libro di "viaggio" nell'ecumenismo

    
      Chi conosce il SAE (Segretariato Attività Ecumeniche) conosce Melina e Bruno Di Maio, infaticabili promotori di dialogo interreligioso non solo nella città in cui vivono (Palermo), ma un po’ in tutto il Paese. “Sulla soglia degli ottant’anni”, l’autore (ingegnere e già docente universitario di elettronica) ha deciso di raccontare il “viaggio che la nostra piccola carovana familiare (qualche volta letteralmente in caravan) ha compiuto attraverso il territorio dell’ecumenismo”. Scopo della narrazione: testimoniare che, “al di là degli aspetti teologici e culturali, che non ho titolo per trattare adeguatamente, l’ecumenismo offra sostegno alla ricerca di senso della vita e conforti il cuore dei tanti che cerano sorgenti di fraternità e di pace”.
      La storia ha inizio negli anni Trenta a Verona e, via via, vengono raccontate le tappe di un’esplorazione spirituale ricca di sorprese: il mondo degli ebrei durante le persecuzioni fasciste; degli ortodossi presenti in alcune zone della Sicilia; dei protestanti nel corso dei viaggi estivi in Europa continentale. Infine, agli inizi degli anni Ottanta, l’incontro decisivo con il SAE: “I nomi del card. Martini, del pastore valdese Valdo Vinay ed anche del direttore della rivista ‘Il Tetto’, mio compagno di scuola negli anni ’40, fecero breccia. Andammo alla Mendola, col camper, e rimanemmo conquistati dalla causa ecumenica”.
         Non è certo il caso di riassumere qui le pagine del piccolo ma denso volumetto (B. Di Maio, L’Ecumenismo fa bene al cuore, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2014, pp. 84, euro 7,00). Mi preme molto di più evidenziare il tono quasi sempre felice della narrazione: equidistante sia da facili enfatizzazioni sia dall’acrimonia verso quelle sacche ecclesiali (presenti nel mondo cattolico, ma non solo) la cui impostazione teologica è del tutto impermeabile a ogni contaminazione interconfessionale. Così Bruno Di Maio non ha nessuna difficoltà ad evocare l’epoca in cui “il rapporto con le altre confessioni cristiane, che il Catechismo di Pio X, imparato a memoria, ci insegnava a classificare come eretiche e scismatiche, fosse nutrito di avversione viscerale (peraltro cordialmente ricambiata). Da noi si vietava tassativamente l’ingresso nelle chiese protestanti, considerato peccato non assolvibile dai sacerdoti ordinari ma riservato al Sacro Penitenziere della Cattedrale, e si dffondevano libretti del tipo Perché siamo cattolici e non protestanti, infarciti di apologetica a buon mercato”.
       Da allora, anche per via del Concilio Ecumenico Vaticano II, molti passi avanti giganteschi sono stati compiuti, anche nei confronti del mondo islamico e della variegata famiglia delle filosofie religiose orientali.  Non sono mancati, però, i passi indietro come “la pubblicazione della Dichiarazione Dominus Jesus da parte della Chiesa cattolica, con la negazione del nome di Chiese alle comunità protestanti”.
        Insomma il cammino è aperto, ma non in discesa. Sarebbe augurabile percorrerlo prima che eventi mondiali rendano irrilevante ogni tensione ecumenica perché gli strumenti del dialogo saranno stati definitivamente sostituiti dagli strumenti dell’odio e della sopraffazione.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com

1 commento:

Maria D'Asaro ha detto...

Un grazie a Bruno Di Maio per la sua felice testimonianza.