sabato 14 novembre 2015

I POETI E LA CRISI

Giovanni Dino, infaticabile promotore di iniziative culturali, mi ha chiesto tempo fa una lirica da inserire in un'antologia da lui curata: I poeti e la crisi (Fondazione Thule Cultura, Palermo 2015, edizione no profit fuori commercio). Poiché non sono un poeta, abbiamo concordato alla fine che inviassi almeno una prosa di qualche musicalità. Il risultato è stato pubblicato, con qualche mio imbarazzo, a p. 66. Per ovvie ragioni sono righe dedicate alla "maestra" Adriana :

A SENTIR LA MAESTRA SIAMO IN CRISI


“A sentir la maestra siamo in  crisi:
che significa, babbo?”

“ Che ieri popoli ricchi non sfruttavano i poveri;
che in ogni popolo ricco tutti eran ricchi in modo uguale;
che non c’erano bimbi senza scuola,
malati senza cure,
famiglie senza tetto,
giovani senza lavoro.
Da ciascuno alla mensa comune secondo possibilità,
a ciascuno dalla mensa comune secondo necessità”.

“ Era così ai tempi  in cui eri piccolino come me?”

“Ad esser sincero, devo dirti di no.
E neppure ai tempi dei nonni o dei bisnonni.
Ogni generazione idealizza le precedenti,
si culla nel ricordo di un passato che non è stato mai presente.
Ho proiettato su ieri ciò che vorrei fosse il tuo domani,
ma che sarà domani solo se lo vogliamo, insieme, oggi.
Crisi, mia piccolina, è parola antica:
significa – in origine – giudizio.
Ogni giorno siamo tutti sotto il giudizio della storia:
chi ruba e chi lavora, chi paga le tasse e chi le evade,
chi è felice del necessario e chi rincorre, infelice, il superfluo.
Ogni giorno, bimba mia, siamo in crisi.
E anche noi, ogni giorno, dobbiamo esercitare giudizio:
discernere, tra tanti arruffoni,
l’amico con cui dividere la sorte,
il socio di cui fidarci negli affari,
il sindaco cui affidare la città.
Solo quando ogni giorno sarà davvero crisi
ne saremo davver fuori per sempre”.

           Augusto Cavadi
   www.augustocavadi.com

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