martedì 24 maggio 2016

I SICILIANI SPIEGATI AI TURISTI (SETTIMA PUNTATA)



“Il Gattopardo”

Maggio 2016



I SICILIANI SPIEGATI AI  TURISTI

(Settima puntata)



   Tra le prime curiosità che affiorano, con un sorriso imbarazzato, sulle labbra di un turista in Sicilia è certamente la domanda sulla mafia. Di solito mi basta precisare che in quasi due secoli solo una coppia di turisti è stata ferita, per errore, in un attentato mafioso: tutte le altre vittime sono siciliane o di nascita o per professione. I mafiosi hanno, infatti , tutto l’interesse a coccolare i turisti che portano soldi nelle casse di alberghi e ristoranti.

  Quando la mia risposta non basta, segue a ruota una domanda più raffinata: i siciliani condividono un po’ tutti la mentalità mafiosa? Per dire come stanno le cose mi viene più facile cominciare col dire come non stanno.

    Una prima tesi sostiene la piena identificazione di cultura siciliana e mentalità mafiosa: i mafiosi sarebbero dei siciliani tipici, incarnerebbero in maniera esemplare la visione del mondo, della vita, della morte, della politica, della famiglia, della religione…degli abitanti dell’isola. Questa ipotesi è però  smentita dalla storia: che registra, in Sicilia,  migliaia di mafiosi e di collusi, ma anche migliaia di eroi dell’antimafia (celebri o anche operanti, quotidianamente, nelle pieghe della società).

     E’ allora vera la teoria opposta secondo cui la mentalità mafiosa sarebbe un cancro nel tessuto sano della cultura siciliana? Purtroppo neanche questa concezione – che pure farebbe onore alla Sicilia e che viene sbandierata da apologisti di buona volontà - è fondata. Gli adepti di Cosa nostra sono circa 5.000 tra cinque milioni di abitanti: non più di 1 su mille siciliani. Ma questa piccola minoranza non avrebbe l’enorme influsso che esercita se non coinvolgesse un numero molto più consistente di isolani che, pur non essendo ‘ufficialmente’ mafiosi, lo sono ‘culturalmente’. Quanti sono i siciliani che – pur non essendo inscritti a Cosa nostra per difetto di opportunità, di coraggio, di forza fisica o di quoziente intellettivo – ne condividono i princìpi ispiratori, i valori fondanti, le aspirazioni vitali ? Uno dei più noti mafiosi, diventato poi “collaboratore di giustizia”, suggeriva che un quinto circa dei siciliani –un milione circa di cittadini dunque – sono, per interesse o per paura, disposti a supportare le strategie criminali dei mafiosi doc. Questa fetta della società siciliana condivide molti segmenti della cultura tradizionale regionale (famiglia, onore, fedeltà, amicizia, ospitalità, devozione religiosa…) : ma li interpreta a modo proprio, li adatta alle proprie paure e ai propri bisogni, li assolutizza o li  amputa, insomma li deforma e li strumentalizza. In questo senso si può condividere la dichiarazione di un grande magistrato: mafiosi, militanti e simpatizzanti filo-mafiosi,  sono “il precipitato della saggezza siciliana”.

    La situazione è dunque, pressappoco, questa: la cultura siciliana è un mix di varie idee, simboli, credenze, costumi. Solo alcuni di questi elementi sono sequestrati, tritati, riciclati e diventano subcultura mafiosa (o, come si usa dire, “mafiosità”). Compito dei siciliani onesti  - che sono statisticamente la maggioranza (anche se non “organizzata” come la criminalità !) – è di vigilare criticamente sulla propria cultura; di ripensarne gli aspetti discutibili o equivoci; di sradicarne le diramazioni perverse.



Augusto Cavadi

www.augustocavadi.com
 

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