mercoledì 1 novembre 2017

LA POLITICA SENZA IDEE FAVORISCE SEMPRE LA DESTRA


“Repubblica – Palermo”
31.10.2017

IL PARTITO DEL PORTAFOGLI E’ INVINCIBILE
SE SI RINUNCIA A CULTURA E CONFRONTO

Quando le questioni sono complesse, le risposte non possono essere semplici. Quanti hanno sinora raccolto la domanda di Enrico del Mercato sulla crisi della sinistra in Sicilia hanno dunque apportato punti di vista preziosi per avere un quadro meno imperfetto possibile della situazione. Solo a titolo di parziale integrazione, dunque, vorrei aggiungere due o tre considerazioni che non ho sinora letto.
La prima: che la Sicilia non è un mondo a sé e che sarebbe strano se la Sinistra (qualsiasi cosa si designi con questo nome, ma già questa semantizzazione meriterebbe un discorso a parte), in crisi nel mondo occidentale, sprizzasse salute da tutti i pori. In particolare sarebbe strano se – in una fase storica in cui, con l’alibi della crisi delle ideologie, partiti e movimenti rinunziano a produrre e aggiornare le proprie teorie politiche – la Sinistra mietesse consensi: ogni volta che lo ha fatto, anche di recente con Renzi a Roma e Crocetta a Palermo, è stato grazie al combinato disposto del disgusto verso una Destra impresentabile  e della curiosità (frustrata) verso messaggeri di supposte novità.
Una seconda considerazione riguarda l’incapacità ampiamente dimostrata dagli esponenti del progressismo di saper gestire le sconfitte. Nelle democrazie mature i leader che perdono una tornata elettorale s’impegnano per i cinque anni successivi a organizzare l’opposizione, a vigilare sulle mosse della maggioranza, a criticarne gli errori e a migliorarne con le proprie proposte le decisioni sagge. Da noi non è stato mai così. In tempi più remoti il PCI ha annacquato la sua funzione con il “consociativismo” più o meno palese; in tempi più recenti Leoluca Orlando e Anna Finocchiaro (quando sono stati sconfitti, rispettivamente, da Cuffaro e da Lombardo) sono letteralmente spariti dalla scena regionale lasciando le truppe senza nessun comandante in campo.
 Ancora più decisiva, però, mi sembra una terza considerazione. I partiti di Destra si appellano alle ragioni – molto convincenti – dell’interesse privato, dell’individualismo possessivo, della difesa dei confini della Patria da ogni forma (reale o presunta) di destabilizzazione degli equilibri socio-economici dominanti…Una Sinistra fedele al proprio DNA dovrebbe dimostrare che una politica lungimirante coniuga gli interessi individuali con il bene comune, anzi più in generale gli interessi materiali (individuali e collettivi) con i valori etici (gli unici che assicurano un’anima e un futuro alle civiltà). Ma come fare quest’opera di convincimento senza una rete diffusa di centri di formazione culturale? Prima ancora senza una strategia di formazione civica nelle scuole, nei sindacati, nell’associazionismo, negli stessi partiti progressisti? Alle ragioni del portafogli possono opporsi (senza nessuna certezza di successo) le ragioni dell’informazione, della riflessione razionale, dello studio, del confronto libero e leale fra cittadini dello stesso orientamento ideale: ma la Sinistra, tanto al governo quando all’opposizione, non si distingue in nulla dall’anti-intellettualismo dominante. Dimentica – quando non deride – l’avvertenza di Antonio Gramsci secondo cui l’intellettuale non è un tipo particolare di uomo, ma ogni uomo (e ogni donna) è un tipo particolare di intellettuale. Con questa clamorosa svalutazione della memoria storica e dell’intelligenza progettante non sarà possibile nessuna “riforma intellettuale e morale”, pre-condizione ineliminabile per sperare di governare in maniera alternativa agli schieramenti conservatori e/o reazionari.

Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com

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