sabato 23 novembre 2019

LE SARDINE: E' VERA GLORIA ?


LE SARDINE: E’ VERA GLORIA ?

La mia generazione ha vissuto – sia pur con diverso grado di adesione -  il Sessantotto, poi il Settantasette, poi l’esplosione della Rete di Leoluca Orlando, poi i Girotondi, poi… E’ strano, dunque, che non ci si appassioni particolarmente alle Sardine (nonostante siano una boccata d’ossigeno a un paziente in coma)? L’indignazione  ci porta in piazza, accanto ai giovani, per non lasciarli soli; ma, inesorabile, la ragione ci proietta già davanti agli occhi i titoli di giornali che tra qualche anno ne parleranno come un episodio di cronaca quasi dimenticato.
 C’è qualche probabilità che, questa volta, la ragione non contraddica la passione? Non so se per motivi razionali, o per impulso passionale, direi di sì. A confortarmi è stata la lettura del Manifesto dei promotori del movimento. Infatti, in  “Benvenuti in mare aperto”, si esordisce con l’ammissione dei propri errori o, per lo meno, dei propri limiti: “Cari populisti, lo avete capito. La festa è finita.
[…] Per troppo tempo vi abbiamo lasciato fare.
Per troppo tempo avete ridicolizzato argomenti serissimi per proteggervi buttando tutto in caciara.
Per troppo tempo avete spinto i vostri più fedeli seguaci a insultare e distruggere la vita delle persone sulla rete.
Per troppo tempo vi abbiamo lasciato campo libero, perché eravamo stupiti, storditi, inorriditi da quanto in basso poteste arrivare.”
   Si aggiunge un biglietto di auto-presentazione che, nella sua sobrietà, mi ha commosso: “Siamo un popolo di persone normali, di tutte le età: amiamo le nostre case e le nostre famiglie, cerchiamo di impegnarci nel nostro lavoro, nel volontariato, nello sport, nel tempo libero. Mettiamo passione nell’aiutare gli altri, quando e come possiamo. Amiamo le cose divertenti, la bellezza, la non violenza (verbale e fisica), la creatività, l’ascolto”. Ma ciò che più mi incoraggia è la scelta di evitare i toni anti-partitici e anti-parlamentari che, oggettivamente (dunque indipendentemente dalle intenzioni soggettive) sono fascisti. Una cosa, infatti, è criticare in particolare questo o quell’esponente politico, questa o quella formazione partitica; e tutta un’altra cosa affastellare tutti nello stesso mucchio e dargli fuoco: “
Crediamo ancora nella politica e nei politici con la P maiuscola. In quelli che pur sbagliando ci provano, che pensano al proprio interesse personale solo dopo aver pensato a quello di tutti gli altri. Sono rimasti in pochi, ma ci sono. E torneremo a dargli coraggio, dicendogli grazie”.
Non meno rilevante mi pare la dichiarazione d’intenti a diventare volontari della politica buona o, come si diceva anni fa, militanti a tempo pieno:
“Siamo già centinaia di migliaia, e siamo pronti a dirvi basta. Lo faremo nelle nostre case, nelle nostre piazze, e sui social network. Condivideremo questo messaggio fino a farvi venire il mal di mare. Perché siamo le persone che si sacrificheranno per convincere i nostri vicini, i parenti, gli amici, i conoscenti che per troppo tempo gli avete mentito. E state certi che li convinceremo”.
 Il Manifesto si chiude con l’ultima strofa della canzone di Lucio Dalla “Com’è profondo il mare”: E' chiaro, che il pensiero dà fastidio
anche se chi pensa è muto come un pesce.
Anzi è un pesce.
E come pesce è difficile da bloccare
Perché lo protegge il mare”. E’ un passaggio decisivo. “Pensare” è essenziale, ma non sufficiente: dobbiamo imparare a pensare bene.  Al di là delle vicende elettorali, siamo di fronte a sfide epocali per le quali, palesemente, ci troviamo tutti impreparati. La spocchiosità  con cui si finge di avere le risposte in tasca è più arrogante a Destra, ma non è certo assente né al Centro né a Sinistra. Ognuno secondo le sue possibilità, i suoi compiti istituzionali, la sua collocazione sociale – dunque ognuno in maniera differente, ma nessuno esonerato – deve iniziare, o riprendere, a leggere, documentarsi, riflettere, confrontarsi con gli esperti, proporre ipotesi di lavoro. Il vero nemico non ha il volto di un ragazzotto assetato di potere, di denaro e di mojto, ma è l’ignoranza che ci assedia all’esterno e ci tarla all’interno. Per battere questo nemico non basta rinunziare a qualche ora di riposo serale per partecipare a un corteo: occorre impegnarsi con costanza, con determinazione, con dedizione per dare un’anima di consapevolezza alla prassi politica. Solo così potremo sperare di uscire dalla logica dello slogan contro lo slogan, del post contro il tweet e proporre difficili vie d’uscita a tragedie storiche che toccano la vita quotidiana di quegli strati sociali – dal bottegaio di città al pastore di provincia – che hanno il diritto di votare esattamente come i docenti liceali o i bancari in pensione. Solo così potremo spezzare l’incantesimo di un’Italia in cui tutti parlano male di alcuni leader e di alcuni partiti, ma molti li votano e li rivotano fedelmente. 
 Le Sardine non si sono mobilitate per questa o quella bandiera di partito: e ciò, evidentemente, è una lezione che dovrebbe essere meditata. Ma in democrazia ci sono i cortei e ci sono le elezioni: sarebbe un’ennesima disdetta avere, ancora una volta, piazze piene e urne vuote. 

Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com

2 commenti:

ontologie ha detto...

".... Ma ciò che più mi incoraggia è la scelta di evitare i toni anti-partitici e anti-parlamentari che, oggettivamente (dunque indipendentemente dalle intenzioni soggettive) sono fascisti". Nella totale vacuità del pezzo, con tutto il rispetto caro maestro, si salva questo tuo "sconcertante" periodo, che contrasta nettamente con la maggioranza degli intellettuali (compresi molti di sinistra), che concordano nel negare ogni indizio o sospetto o potenzialità di fascismo in atto. Il proclama mi pare un’accozzaglia emotiva di frasi fatte, retorica strappalacrime, buonismo strisciante, dilagante e anonimo, retto da valori scontati, triti e ritriti. Unico pseudo contenuto o traguardo pare l'essere "contro" i populisti, che sono tra l'altro, l'essenza della stessa democrazia (demos è popolo mi pare ma certo alle sardine non torna …). Li vedo male e penso proprio che faranno il gioco di Salvini, che certo li userà come boomerang della frivolezza, della goliardia e del dilettantismo, per demolire gli ultimi guaiti della sinistra agonizzante. Contenti loro!
Caro Augusto, dirai che esagero coi miei interventi, che peraltro faccio per amor di dialettica, ma non capisco perché in pochi postano commenti sia a favore sia contro (come il mio). Non spero in una tua reazione, ci mancherebbe. Temo che siamo in disaccordo quasi su tutto (è il suo bello) e di certo sull’astensione dal voto, per me azione prioritaria e necessaria per un disperato superamento della democrazia, ahimè! Con devozione, ti saluto caro Maestro.
Guido

Augusto Cavadi ha detto...

Guido caro, Aristotee ha scritto nella Metafisica che non sempre si crede a ciò che si dice, specie quandosi ama la polemica piùdella verità. Forse sbagliandomi, ma tu appartieni a questo genere di 'sofisti'. Se avessi più tempo libero accetterei volentieri il tuo gioco 'dialettico', ma capirai che me ne resta poco. E, con l'avanzare degli anni, sempre di meno. Per questo non avertela a male se spesso non abbocco ai tuoi 'ami', ma sappi che ti leggo sempre con divertita curiosità. Il mondo sarebbe più piatto senza i mattacchioni come te, ma forse anche meno in pericolo di fascismo reale. Con simpatia, a.