domenica 28 gennaio 2024

Il pope ortodosso Alexey Uminsky rimosso perché critico di Putin


“Adista/Segni nuovi”

3.2.2024

Gli umani, almeno sino a questo stadio evolutivo, non siamo preparati ad affrontare la complessità della vita. Di fronte alle tragedie della storia  - personale e collettiva – preferiamo risposte univoche, secche, nette. O bianco o nero, o destra o sinistra: niente grigi, niente “sì, ma anche…”. Russia versus Ucraina, Hamas versus Israele (e così in cento altri casi): tifoseria contro tifoseria e, se provi a problematizzare, arrivano botte in testa da qua e da là.

Le risposte semplici sono quasi sempre sbagliate ma, dal momento che si prestano a configurarsi come post o sms o tweet…, egemonizzano la rete telematica e il dibattito pubblico. Ma, tra le pieghe di internet, è possibile cogliere anche posizioni diverse dalla semplificazione da osteria. Ad esempio si può scoprire che nel cuore della Russia di Putin e nel cuore dell’Ucraina di Zelensky esistono gruppi di cittadini che, proprio perché amano di più e non di meno la propria patria, si sono subito schierati dal febbraio 2022 contro i propri governi a favore di soluzioni alternative al macello in atto ormai da quasi due anni e che, per altro, ha coinvolto – direttamente o indirettamente – quasi tutto il pianeta.

E’ di questi giorni la notizia che un pope ortodosso, Alexey Uminsky, è stato rimosso dall’incarico ( che ricopriva dal 1993) di rettore della chiesa della Trinità Vivificante a Khokhly, Mosca. La causa ? Varie interviste rilasciate a giornalisti coraggiosi come  Alexei Venediktov: molte sono visionabili  su YouTube in lingua originale

 Sempre su Youtube c’è un’intervista molto bella e completa (arricchita  dai sottotitoli italiani) che ha già ricevuto tre milioni di visualizzazioni (https://www.youtube.com/watch?v=Oa_WFY4UnWI) rilasciata da un altro esponente pacifista del clero ortodosso alla bravissima Katerina Gordeeva.  

  Dall’intervista si apprende che lo ieromonaco è nato in Italia, in Sardegna; che il suo nome originario è Giovanni  Guaita; e che sono stati i suoi studi di storia e civiltà slava ad avvicinarlo sempre più alla cultura russa e alla confessione ortodossa. Non è nuovo a posizioni scomode. Già nel 2021 aveva invitato le autorità russe a far visitare da medici l’attivista politico Alexei Navalny in sciopero della fame per protesta contro i metodi censori e repressivi di Putin. La reazione sul canale televisivo Spas (di proprietà della Chiesa ortodossa russa) era stata durissima: il “criminale in tonaca” veniva minacciato di processo penale. Ciò nonostante, nel febbraio del 2022, dunque appena avviata l’invasione russa dei primi territori ucraini, il prete si era subito espresso pubblicamente: “Non posso sostenere queste azioni militari. Prego per la pace, prego che tutto questo finisca il più rapidamente possibile e che meno persone possibile vengano ferite”.

   Da allora padre Giovanni non si arrende: imperterrito continua a sostenere, in sereno ma fermo dissenso con il patriarcato di Mosca e la maggioranza del clero ortodosso, che   il vangelo di Cristo non può legittimare nessuna violenza. Tanto meno con il pretesto di difendere la fede dalle apostasie moderne e post-moderne della secolarizzazione avanzante. Accusato sui social di essere eretico in teologia, risponde che l’unico peccato imperdonabile, secondo Gesù, è il “peccato contro lo Spirito Santo”: “chiamare bene ciò che, in coscienza, sappiamo essere male e viceversa”. Accusato, inoltre, di essere ingrato verso la patria d’elezione che lo ha accolto, obietta  - ben consapevole dei rischi che corre – che il ritorno della Russia all’isolamento del periodo precedente all’implosione dell’Unione Sovietica è contrario alle radici internazionali della civiltà russa, alla sua vocazione di dialogo interculturale, di ponte fra l’Europa occidentale e l’Asia, di solidarietà planetaria.

Augusto Cavadi

www.augustocavadi.com

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