giovedì 9 dicembre 2010

Intervista su chiesa cattolica e pedofilia


“Newz.it”
Mercoledì 24 novembre 2010
TONINO NOCERA INTERVISTA AUGUSTO CAVADI

Augusto Cavadi è un filosofo e teologo; insegna filosofia in un liceo di Palermo e collabora stabilmente con l’edizione siciliana di “Repubblica”. E’ appena uscito il suo ultimo libro Non lasciate che i bambini vadano a loro. Chiesa Cattolica e abusi sui minori (pp. 144 € 11,90). Il libro, con prefazione di Vito Mancuso, è edito da Falzea. Con la casa editrice di Reggio Calabria Cavadi ha pubblicato nel 2008 In verità ci disse altro. Oltre i fondamentalismi cristiani. Abbiamo posto qualche domanda all’autore.

- Lei si definisce un teologo laico: cosa vuol dire?
- L’autodefinizione vuole sintetizzare molte precisazioni (anche se non mi illudo di riuscirci solo perché ricorro a un aggettivo…): ‘laico’ perché non sono prete e non lo sono mai stato; ‘laico’, soprattutto, perché ritengo che si possa fare teologia non solo all’interno di una confessione religiosa, ma anche fuori dai recinti istituzionali di questa o di quell’altra chiesa. Ovviamente non parlo di una teologia privata, da individui isolati, che non servirebbe a molto: il teologo laico è inserito in una comunità che vive, lotta, spera, soffre, ama, progetta e costruisce. Solo che questa comunità non è la sua parrocchia o la sua diocesi e neppure la sua sinagoga o la sua moschea: piuttosto è l’umanità nella sua interezza. L’umanità di ieri, di oggi e - per quanto ci si riesca – di domani.

- Qual è l’elemento che più colpisce nei casi di pedofilia all’interno della Chiesa cattolica?
- Direi la contraddizione fra ciò che i preti predicano con tono spocchioso e ciò che, alcuni di loro, vivono nel segreto dei confessionali e nel buio delle sacrestie. Questa sorta di ipocrisia sistematica è deleteria perché mi pare che sia l’unico insegnamento che il mondo cattolico - penso in particolare ai politici che si proclamano fedeli e obbedienti - recepisce dal magistero clericale.

- Si ha l’impressione che all’interno della Chiesa ci siano forze che si contrappongono e che l’attuale Pontefice, intellettuale di alta levatura, abbia difficoltà a gestire?

- * Se intende dire che il papa è per la ‘tolleranza zero’ con i pedofili e alcune correnti ecclesiali sono più comprensive e permissive, condividerei solo in parte l’analisi. Infatti è vero che in questi ultimissimi anni Ratzinger ha levato alta e forte la sua voce di condanna, ma dove è stato nei trent’anni precedenti? Sappiamo che da vescovo di Monaco prima, da cardinal prefetto della Congregazione per la fede a Roma dopo, è stato molto poco rigoroso. La sua severità di oggi sarebbe più credibile se fosse preceduta da un’autocritica sincera sui suoi atteggiamenti pregressi. Capisco pure che qualche vescovo possa rimanere infastidito del brusco mutamento di tono: un po’ come quei politici che, alla Andreotti, dopo anni di connivenza con i mafiosi, decidono di punto in bianco di fare le crociate contro la mafia (e, per giunta, con l’aria innocente di chi è stato sempre dalla parte giusta).

- Perché la Chiesa è così ossessionata dal sesso?

- Sono stati scritti volumi e la questione non è stata ancora esaminata in tutti i suoi aspetti. Alcune cose le ho scritto anch’io sui due scritti che ho pubblicato con l’editore Falzea. Una risposta molto parziale: la Chiesa, come ogni individuo e ogni comunità, viene ossessionata da ciò che vuole rimuovere. Pascal, nel Seicento, l’aveva detto con la sua proverbiale icasticità: chi vuol fare l’angelo, dimenticando di essere uomo, finirà col comportarsi da diavolo. Spero che a questo punto Lei non mi faccia la domanda logicamente successiva (“E perché la Chiesa rimuove la dimensione sessuale?”) perché non saprei come risponderle in poche battute.

- La lotta contro i DICO o i PACS non è una manifestazione di debolezza? In fondo non riguarderebbe i cattolici che continuerebbero a sposarsi in chiesa?

- * Di debolezza? Direi di insipienza. Il riconoscimento delle coppie di fatto non solo non toglie nulla all’istituto del matrimonio, ma anzi costituisce un possibile ponte di passaggio dalla situazione di totale anomia delle convivenze ‘selvagge’ alla celebrazione del matrimonio (civile o cattolico). Se fossi papa suggerirei ai politici cattolici di non opporsi, anzi di favorire, l’istituzione di DICO o di PACS: ma Dio acceca coloro che vuole mandare in malora…

- Spesso si torna a parlare del Discorso di Ratisbona: cosa ne pensa?

- Va letto nella sua interezza perché la versione integrale è meno assurda dei passaggi estrapolati dalla stampa internazionale. Ma proprio letto integralmente, quel discorso rivela che il papa cita l’autore medievale sui rapporti fra cristiani e musulmani in maniera parziale, selettiva. Insomma: i massmedia non hanno fatto un buon servizio a Benedetto XVI citandolo fuori contesto, ma prima ancora era stato Benedetto XVI a dare il cattivo esempio estrapolando mozziconi di frasi dal testo medievale. Insomma: chi di citazione colpisce, di citazione perisce.

- Talvolta si mette – erroneamente – in relazione l’omosessualità con la pedofilia che alcuni collegano al celibato dei sacerdoti. Anche questo mi sembra un accostamento errato. Condivide?

- Lo condivido al punto che, ironicamente, chiudo il libro con un ringraziamento a quel vescovo toscano che ha dichiarato più grave per un prete essere gay che essere pedofilo. Lo ringrazio perché stavo rimandando a periodi di maggiore disponibilità di tempo la stesura del libro sulla pedofilia nella Chiesa: ma devo a quella sua dichiarazione la spinta decisiva a stringere i denti e, nonostante altre scadenze editoriali, a portare a termine con diritto di precedenza il mio saggio sull’argomento.

- Di quali cambiamenti, a suo avvio, ha bisogno la Chiesa Cattolica?
- L’anno scorso ho pubblicato con la San Paolo un libro intitolato Il Dio dei mafiosi che proprio nella vostra Calabria è stato recentemente onorato con il primo premio per la saggistica “Città di Siderno”. Ebbene quasi tutta la seconda metà del libro è dedicata a tracciare le linee essenziali della chiesa che sogno: una chiesa talmente ‘cattolica’, cioè universale, da non avere paura di entrare in osmosi con tutte le comunità credenti nel divino che si trovano sul pianeta. Ma soprattutto una chiesa fraterna, democratica, attenta alle donne, solidale anche con gli altri esseri viventi (animali o pesci): una chiesa, insomma, che sia almeno ad altezza del vangelo di Gesù. Dico ‘almeno’ perché il cristianesimo è antico di duemila anni e secondo me può costituire una tappa importante del cammino evolutivo dell’umanità, non certo una meta da considerare definitiva e insuperabile.

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