martedì 20 settembre 2016

LA COPPIA LESBICA A SAN SAVERIO. DUE PAROLE DI CHIARIMENTO


“Repubblica – Palermo”
16.9.2016

IL PRETE E LA COPPIA LESBICA IN CHIESA

  Quando, tre o quattro anni fa,  il pastore valdese Alessandro Esposito ha celebrato le prime nozze in Italia di due donne omosessuali a Trapani, ero intenzionalmente presente all’avvenimento. Domenica 4 settembre, invece, mi trovavo quasi per caso alla celebrazione eucaristica del mio fraterno amico don Cosimo Scordato nel corso della quale il Rettore della Chiesa di S. Francesco Saverio all’Albergheria ha presentato alla comunità Elisabetta e Serenella e ha invitato a pregare per il loro amore, in vista delle nozze civili che sarebbero state officiate dal sindaco Leoluca Orlando, riscuotendo per le due ‘fidanzate’ un lungo e caloroso applauso.
   E’ stato interessante, per me, ascoltare qua e là qualche commento dei fedeli presenti. A una signora che mi ha chiesto se adesso i preti potevano “sposare” anche le coppie omosessuali ho spiegato che da sempre   - secondo il catechismo della Chiesa cattolica – il prete non “sposa” nessuno: la teologia ufficiale insegna che il sacramento del matrimonio è l’unico dei sette canonici a non avere per ministro un sacerdote o un vescovo, bensì gli sposi stessi. Dunque, anche nei matrimoni più tradizionali, il prete è solo un testimone ufficiale di un rito i cui protagonisti sono l’uomo e la donna. Come mai questa eccezione rispetto al clerico-centrismo degli altri sacramenti (almeno in via ordinaria: il battesimo può essere amministrato, in casi di emergenza, anche da un laico – e persino da un ateo)?
   La ragione è tanto semplice quanto sconosciuta ai più. Per i primi mille anni del cristianesimo non è esistito un sacramento del matrimonio. Ogni coppia si sposava secondo i riti e le consuetudini civili della propria etnia. Poi, pian piano, si propagò l’abitudine di passare, dopo il rito civile, da una chiesa per chiedere la benedizione religiosa: intorno al XII – XIII secolo la Chiesa stabilì che il momento religioso precedesse la celebrazione laica. Poi che la sostituisse se si voleva un matrimonio valido agli occhi di Dio. La festa in chiesa, da suggello di un matrimonio già celebrato, diventò unica condizione per celebrarlo.
  Oggi, sappiamo, molte persone sono tornate volontariamente al rito civile. O perché non credono nella valenza religiosa del matrimonio o – caso meno frequente, ma non rarissimo – perché sono talmente cristiane da non volere ibride contaminazioni della sfera intima con la sfera burocratica: in questi casi la coppia credente chiede la preghiera della comunità cattolica di appartenenza o prima o dopo il proprio matrimonio civile.
  Il caso di Elisabetta e Serenella rientra, dunque, in questa tipologia: non perché abbiano scelto liberamente il solo rito civile, ma perché la legislazione ecclesiastica non ha consentito loro alternative. Don Cosimo Scordato, in linea con papa Francesco ma più radicalmente con il proprio stile di sempre, non ha dunque compiuto nulla di particolarmente trasgressivo: ha accolto , come non poteva non fare, il desiderio di due credenti di essere sostenute dalla preghiera della comunità alla vigilia di un passo rilevante della propria vita. Certo, gesti come questi sono indicativi della maturazione della coscienza cattolica media che, sempre più, impara a vedere nelle unioni ufficiali fra persone omosessuali non una minaccia per l’istituto matrimoniale ma, se mai, un ulteriore riconoscimento del suo valore oggettivo, sociale, culturale. Per questo, all’osservazione di un signore presente a messa (“Ma don Scordato non obbedisce ai dettami della Chiesa?”), mi è stato spontaneo rispondere divertito: “Al contrario. Mi pare che obbedisca non solo ai dettami attuali ma, persino, in anticipo, ai dettami futuri!”.
                                                           Augusto Cavadi
                                                          www.augustocavadi.com
                                                        


7 commenti:

Anonimo ha detto...

Ottimo chiarimento!
Ciao, Elio

Andrea Cozzo ha detto...

Articolo bellissimo e chiarificatore dell'amato e stimatissimo Augusto Cavadi su un gesto bellissimo e chiarificatore dell'amato e stimatissimo don Cosimo Scordato. Grazie di cuore ad entrambi.

davide gianno' ha detto...

Sempre edificante, grazie!

Anonimo ha detto...

Non conosco Don Cosimo Scordato, ma se è così "avanti" capisco che possa essere un fraterno amico di Augusto Cavadi, perchè Augusto lo si trova solo lì, "avanti", appunto. Franco

Bruno Vergani ha detto...

Avevo una qualche dubbio, ma cerca di qua, ricerca di là, ed è proprio così, anzi di più: ministro e segno - qual è l’acqua per il battesimo - del sacramento matrimoniale è Cristo nell’insieme degli sposi. Perfetta identità tra ministro (gli sposi), soggetto (gli sposi) e segno (gli sposi) che meriterebbe d’essere universalizzata a iniziare dal codice civile. E chi l’avrebbe mai detto? Quanti inaspettati tesori nella dottrina cattolica. Tutti tradizionalisti!

Unknown ha detto...

Illuminante commento ad un fatto di cronaca e di costume che ne svela i risvolti storico-dottrinali e le sue possibili effetti nell'evoluzione in senso "civile" della chiesa cattolica

Unknown ha detto...

Se cerchi la qualità devi guardare nella giusta direzione. Prova macchina nuziale con sposi. Vai su http://www.vitalbios.com/A/MTQ4MzU0OTIyNiwwMTAwMDAzMixtYWNjaGluYS1udXppYWxlLWNvbi1zcG9zaS5odG1sLDIwMTcwMjAxLG9r