martedì 21 febbraio 2017

PROGETTARE LA PROPRIA VITA. PER NON SPRECARLA.

 
UN PROGETTO DI VITA

       Ci sono esistenze riuscite ed esistenze fallite: forse non agli occhi degli altri, ma certamente di se stessi.  Questo è un dato oggettivo. Ciò che non è possibile determinare con altrettanta certezza  è il grado di responsabilità soggettiva: la plasmazione della propria vita è frutto sì di meriti, ma anche di circostanze (di salute, di ambiente familiare, di epoche storiche, di avvenimenti casuali…) che non dipendono da noi. Come non dipendono da noi quelle circostanze sfavorevoli che  - in concorso con i nostri vizi e i nostri errori – inducono a sprecare la vita nella banalità o nella nocività sociale.
     Per fortuna, nessuno – per riprendere e adattare la celebre espressione di Epicuro – è troppo giovane o troppo vecchio per decidere di afferrare il timone della propria barca e, compatibilmente con le condizioni oggettive del clima e del mare, tentare di orientarla in una direzione sensata, costruttiva, decentemente gratificante.
    
    Determinazione, ma paziente
Chi decidesse di sperimentare questo percorso dovrebbe, innanzitutto, rinunziare ad attese miracolistiche. La formazione di una persona non è impresa che si possa attuare in poco tempo: è un po’ come le diete alimentari, efficaci se graduali, illusorie se con effetti immediati.

     Accompagnamento, ma senza guru
    Ancor meno si può delegare ad altri la regìa della propria formazione: in alcuni casi può riuscire utile un accompagnamento paritetico, ma senza rinunziare al diritto-dovere di pilotare la propria imbarcazione[1].

      Interiorità e socialità
    Una problematica delicata nel cammino della ricerca di una vita sensata concerne l’equilibrio  - difficile da raggiungere, ma irrinunciabile come méta – fra la dimensione interiore e la dimensione comunitaria. Un respiro fisiologico è, inscindibilmente, inspirazione ed espirazione: ricezione e restituzione, raccoglimento e azione, introspezione e impegno, concentrazione e donazione. Spezzare questa dialettica significa condannarsi al fallimento: di un intimismo autistico (in cui si sa tutto o quasi del proprio ombelico) oppure di un attivismo nevrotico che, quando non provoca danni, solleva polveroni inconsistenti che non incidono nella storia effettiva.

Il primo passo: trenta minuti al giorno tutti per sé
    E’ ovvio che ognuno comincerà a mettere ordine nella propria vita da dove riterrà più urgente o più agevole. In linea astrattamente teorica, per così dire di principio, si dovrebbe iniziare con il riprendere il contatto con se stessi. L’alienazione è, in radice, questa situazione di estraneità schizofrenica per cui ciò che siamo davvero si è, gradualmente, scollegato da ciò che diciamo e facciamo quotidianamente. E’ necessario, dunque,  ri-connettere il nostro “io” autentico con la molteplicità delle sue manifestazioni-estrinsecazioni in modo da ri-assumere (o da assumere per la prima volta) la titolarità di quanto esprimiamo e operiamo: che, troppo spesso, non è davvero ciò che pensiamo e ciò che vorremmo. Virginia Woolf ha evidenziato l’importanza di avere una stanza tutta per sé: metafora, ovviamente, di uno spazio anche interiore in cui potersi esplorare, conoscersi meglio, parlare. Metafora di una pausa quotidiana -  da ripromettersi con fermezza sino al punto che essa diventi un’esigenza irrinunciabile -  di silenzio, di riflessione, di meditazione, di contemplazione o come ancora la si voglia intendere e chiamare[2].

Il secondo passo: meditare insieme
   Il dialogo con sé stessi, per quanto necessario, comporta i rischi dell’autoreferenzialità, del solipsismo. Detto in parole più semplici: il rischio di darsi troppo facilmente ragione. Può riuscire istruttivo, dunque, meditare insieme ad altri, scambiarsi le proprie riflessioni, lasciarsi contagiare dalle intuizioni altrui e talora mettere in crisi le proprie convinzioni.
   Qui a Palermo, ormai da molti anni, ci regaliamo due possibilità di sperimentare questo genere di comunicazione interpersonale.
    Due volte al mese (il primo e il terzo martedì di ogni mese) ci incontriamo per delle sobrie “cenette filosofiche” alle 20,30. Il padrone di casa fa trovare qualcosa da mangiare e da bere; poi dalle 21 alle 22,30 si discutono le pagine del libro in adozione in quel periodo (che può essere sia un testo filosofico sia un testo letterario o teologico o scientifico di interesse filosofico in senso ampio)[3].
    Anche se le nostre cenette filosofiche sono destinate a…non-filosofi (di professione, intendo)  - dunque non presuppongono nessuna infarinatura di filosofia insegnata nelle scuole o nelle università – sono comunque dei momenti di esercizio critico dell’intelligenza. Per chi desideri momenti di riflessione meno dialettica, più meditativa, da più di dieci anni organizziamo, una volta al mese (la prima domenica di ogni mese) le “giornate di spiritualità laica” (o, come le denominiamo un po’ ironicamente, le “domeniche di chi non ha chiesa”). L’appuntamento è alle 11 di mattina e, dopo un input suggerito dall’incaricato di turno, in clima di silenzio chi lo desideri può comunicare al gruppo le risonanze che le parole ascoltate gli hanno suggerito. Dopo circa un’ora e mezza di raccoglimento si passa alla fase, più distensiva, del pranzo con gli alimenti liberamente condivisi e, dopo il pranzo, si scioglie l’adunanza[4].

Il terzo passo: studiare insieme
  Sia gli incontri filosofici del martedì sera (due volte al mese) sia gli incontri spirituali della domenica (una volta al mese) toccano, rapsodicamente, tematiche variegate.  Ma ognuno di noi ha bisogno anche di una preparazione organica di base, di un’alfabetizzazione primaria in ambito filosofico e teologico: per questo si è pensato di aprire uno spazio di formazione permanente che, attraverso degli incontri settimanali (solitamente il venerdì dalle 18 alle 20) , offra ciclicamente la possibilità di conoscere le linee essenziali delle sapienze mondiali[5]. La ciclicità tendenziale degli incontri permette a ciascuno di inserirsi quando gli è possibile e di recuperare, negli anni, anche le tappe precedenti del percorso[6].

Il quarto passo: prepararsi all’impegno socio-politico
  Riflettere, meditare, studiare sono attività che, da un certo punto di vista, hanno un senso in se stesse dal momento che ci fanno crescere in saggezza, nella capacità di conoscere le nostre tendenze e di gestire le nostre relazioni; ma, da un altro punto di vista, restano monche se non traboccano in gesti esteriori, in azioni concrete. Chi ha la possibilità di auto-formarsi dovrebbe avvertire il dovere morale di investire le proprie competenze anche a vantaggio di quanti, meno fortunati, sono stati indotti (e talora costretti) da meccanismi sociali ingiusti a vivere tra gli stenti materiali e/o nella miseria esistenziale.
   A tale scopo la “Casa dell’equità e della bellezza” ospita anche l’associazione di volontariato culturale “Scuola di formazione etico-politica G. Falcone” che, dal 1992, organizza, a Palermo e dovunque invitata in Italia, interventi di formazione in ambito filosofico, pedagogico, psicologico, storico, sociologico ed economico[7].

Il quinto passo: operare in campo socio-politico
       Quanto ciascuno di noi ha maturato come conoscenza e, soprattutto, come “coscientizzazione” va – evidentemente – speso sul piano storico, con le gratificazioni e le amarezze che derivano dal mettere alla prova effettiva le proprie idee e le proprie aspirazioni. L’ambito originario e principale di tale sperimentazione è, di norma, il campo del proprio lavoro professionale: un ambito solitamente oscuro, lontano dai riflettori, ma in cui la quotidianità dell’impegno può assicurare frutti più duraturi. Chi si rivela professionalmente inadeguato e deontologicamente inaffidabile già nel mestiere che ha scelto (o che ha comunque accettato) di svolgere dovrebbe avere il pudore di non intestarsi progetti di grande riforma sociale né, ancor meno, di catartiche rivoluzioni politiche.
     Quanti poi ritengono di ottemperare decentemente ai compiti del proprio lavoro quotidiano potrebbero nutrire il legittimo desiderio di fare qualcosa in più per “lasciare il mondo un po’ migliore di come l’hanno trovato” (Baden Powell) sia lavorando direttamente nel sociale sia interloquendo dialetticamente con le istituzioni democratiche (dalle amministrazioni locali sino al parlamento e al governo nazionali) affinché queste funzionino in maniera meno ingiusta e meno deficitaria.
    La “Casa dell’equità e della bellezza” è aperta a tutti i gruppi, le associazioni, le organizzazioni, i movimenti che abbiano bisogno di una sede  - anche occasionale – per progettare interventi (ovviamente in linea con i princìpi della Costituzione italiana) a favore della salute, dell’ambiente, dell’istruzione, dell’arte, dell’economia e di ogni altro settore del “ben-essere” complessivo dell’umanità, “di tutto l’uomo e di tutti gli uomini” (Paolo VI).
   In particolare, attualmente, è lieta di ospitare il CeSMi (“Centro studi di medicina integrata”)[8] e il Gruppo “Noi uomini a Palermo contro la violenza sulle donne”[9] : ovviamente si tratta di due delle tante organizzazioni che si occupano, concretamente, di affrontare in maniera metodica alcune  delle problematiche della società contemporanea.


                                                                                  Augusto Cavadi




[1] E’ questo uno dei possibili compiti del filosofo-consulente, almeno come concepito da alcuni di noi (cfr. A. Cavadi, Filosofia di strada. La filosofia-in-pratica e le sue pratiche, Di Girolamo, Trapani 2010, pp. 205 – 230). Un elenco di filosofi-consulenti riconosciuti dall’associazione nazionale “Phronesis” è in www.phronesis-cf.com/albo-consulenti
[2] Cfr. A. Cavadi, La rivoluzione, ma a partire da sé. Un sogno ancora realizzabile, Ipoc, Milano 2014, pp. 19 – 24.
[3] Cfr, A. Cavadi, Mosaici di saggezze. Filosofia come nuova antichissima spiritualità, Diogene Multimedia, Bologna 2015, pp. 282 – 284.  Per informazioni più tecniche sulle modalità di partecipazione scrivere a spalla.pietro@gmail.com
[4] Cfr. A. Cavadi, Mosaici di saggezze, cit., pp. 284 – 288. Per informazioni più tecniche sulle modalità di partecipazione scrivere a salvomenna@yahoo.it
[5] Mi riferisco alla “Casa dell’equità e della bellezza” di Palermo (via Nicolò Garzilli 43/a) le cui iniziative vengono comunicate agli inscritti alla mailing list gestita da Salvatore Menna (salvomenna@yahoo.it)  o agli aggiornamenti automatici del blog di Augusto Cavadi (www.augustocavadi.com). Per scambi di informazioni e di idee sulle iniziative della “Casa” si può utilizzare, inoltre, il blog www.filosofiaperlavita.it
[6] Per sommi capi il piano di lavoro ciclico prevede la sequenza: induismo, buddhismo, politeismo greco, sciamanesimo, filosofia greca, ebraismo, cristianesimo, islamismo, filosofia moderna, filosofia contemporanea.
[7] Cfr. A. Cavadi, Volontariato in crisi? Diagnosi e terapia, Il pozzo di Giacobbe, pp. 21 – 26.
[8] Per ulteriori informazioni e aggiornamenti scrivere a gpravata@cesmipalermo.com oppure a info@cesmipalermo.com
[9] Per ulteriori informazioni e aggiornamenti cfr. il sito www.noiuominiapalermo.altervista.org

1 commento:

Giovanni Miraglia ha detto...

Se vivessi a Palermo parteciperei ben volentieri a queste vostre iniziative! Ma vivo a Catania... Un forte abbraccio, caro Augusto! Giovanni