venerdì 2 marzo 2018

IL VANGELO SECONDO MATTEO SALVINI : CATTOLICI E LEGA



2.3.2018

DAL DIO PO AL CATTOLICESIMO: LA CONVERSIONE DI SALVINI

   Quando nel 2010 mi capitò di presentare Il Dio dei mafiosi in un comune della bergamasca  - testo nel quale evidenziavo la costante tendenza dei mafiosi a utilizzare strumentalmente simboli, riti, credenze della tradizione cattolica, con lo scopo di darsi una veste sociale rispettabile o addirittura ammirevole – un signore del pubblico chiese la parola per  formulare un’opinione con tono illuminato: “Ma allora hanno fatto proprio come, da noi,  i leghisti !”.
   L’osservazione mi colpì e dedicai qualche tempo a scrivere un secondo volume dal titolo Il Dio dei leghisti. Durante le ricerche sulle fonti scoprii un mondo davvero intrigante: da una parte tendenze panteistiche, se non addirittura animistiche (ricordate l’ampolla dell’acqua del Dio Po ?); dall’altra una sintonia crescente con gli esponenti duri e puri del cattolicesimo conservatore (ai tempi ben rappresentati ai vertici della gerarchia ecclesiastica) in nome della difesa dei “valori non negoziabili” riguardanti essenzialmente la vita sessuale e i finanziamenti statali alle scuole private confessionali. Citavo anche delle spericolate esegesi bibliche del fine teologo Mario Borghezio (non ancora condannato per gli attacchi razzisti, maschilisti e specisti alla ex-ministra dell’integrazione Cecile Kyenge): a suo dire, anzi a suo scrivere, il vangelo prescrive di amare il “prossimo” e dunque (nonostante nella parabola del buon Samaritano il “prossimo” sia l’esponente di una etnia, di una confessione religiosa e di una ideologia politica in perenne conflitto con i samaritani) di amare solo le persone vicine, della stessa famiglia o al massimo della stessa città. Insomma: i “prossimi”, non i “lontani”, in una sorta di riedizione della barzelletta sul generosissimo prelato disposto a dare tutti i suoi ricchi averi a chi fosse nel bisogno, ma ogni volta che s’imbatteva in qualche povero disgraziato si ricordava di dover soccorrere non quello, bensì il “prossimo” (nel senso di “successivo”).
   Il Dio dei leghisti non ha avuto, però,  la stessa fortuna editoriale de Il Dio dei mafiosi: mentre, soprattutto nel Settentrione, fioccavano gli inviti a discutere il primo testo, molto meno numerosi sono stati gli inviti per il secondo. Alcune suore paoline operanti in Piemonte spiegarono con estremo candore, agli amici che proponevano una presentazione presso le librerie da loro gestite, che – nonostante l’editore fosse proprio la San Paolo – non ritenevano opportuno “infastidire molti affezionati clienti che erano anche elettori della Lega Nord”.
   Con la scomparsa dalla scena politica di Umberto Bossi e di Irene Pivetti, pittoreschi difensori delle tradizioni cattoliche padane, mi ero convinto che Il Dio dei leghisti avesse perduto  (per sfortuna mia, ma per fortuna del livello etico delle contese politiche) ogni attualità. I fatti di questi giorni mi smentiscono clamorosamente. Anche il play boy Matteo Salvini, disinvolto esponente di una cultura capitalistica avanzata, ha capito che troppa laicità in Italia è pericolosa. Sorprendendo – e non proprio favorevolmente gli stessi alleati di coalizione – ha giurato in piazza Duomo su una copia dei quattro vangeli, e con un rosario della Madonna in mano, che avrebbe mantenuto le promesse elettorali. Un colpo di teatro molto più ridicolo che patetico. Che avrà un indubbio merito: consentirà di misurare il livello di intelligenza dell’elettorato cattolico di simpatie leghiste. Ai mafiosi, per un secolo e mezzo, è riuscito benissimo di ingannare tanti fedeli sfilando in processione dietro la Santa protettrice, accanto al parroco e al sindaco: gli esiti delle urne ci diranno se il trucco ha funzionato una seconda volta anche per la Lega.

Augusto Cavadi

www.augustocavadi.com

http://siciliainformazioni.com/augusto-cavadi/775407/miracoli-dal-dio-po-al-dio-dei-cristiani-salvini-si-converte-al-seggio-elettorale

2 commenti:

Gino ha detto...

L'avere giurato sui Vangeli e sul Rosario é un segno della spregiudicatezza della persona in argomento ,capace di utilizzare i simboli della fede cattolica per carpire subdolamente il consenso dei credenti sprovveduti . ( e quanti ce ne sono ! ); é un gesto che si pone sullo stesso piano ,in senso captatorio ,delle insinuazioni che ,secondo recente notizia ,sarebbero state formulate nei confronti della coraggiosa maestra trapanese per screditare l'attendibilita' della sua denunzia nei confronti delle colleghe accusate di maltrattamenti ai loro piccoli alunni. .

Unknown ha detto...

Ma per favore. ....