mercoledì 6 marzo 2019

NINO CANGEMI SUL "DIO SIMPATICO" DI COSIMO SCORDATO

Lo scorso 30 settembre don Cosimo Scordato, fine teologo e da anni rettore della chiesa san Francesco Saverio nel popolare quartiere palermitano dell’Albergheria, ha compiuto settant’anni. Per il compleanno, un gruppo di amici e di membri della Comunità di san Francesco Saverio, da lui fondata, gli ha voluto offrire un singolare e inaspettato dono: un libro che riunisce alcuni suoi scritti (oggi introvabili) e alcune sue omelie. Il libro, edito da Il pozzo di Giacobbe, s’intitola Un Dio simpatico(sottotitolo Sguardo teologico sul contemporaneo), l’autore naturalmente è Cosimo Scordato (a sua insaputa,come evidenziato nella copertina).
Il libro è una “miscellanea” di note sparse di Cosimo Scordato secondo un ordine esplicitato nelle premesse di chi ne ha curato e promosso la pubblicazione: la prima sezione è dedicata a temi dal taglio più teologico, quali il mistero di Dio e la figura di Gesù Cristo; la seconda a momenti propri del cammino di chi si professa cristiano, quali quelli del canto, dell’eucarestia, del matrimonio, del dolore nella malattia in relazione alla fede; la terza alle esperienze della Comunità di san Francesco Saverio.
Ad aprire il libro è una sorta di prefazione (‹‹Quasi una prefazione››) del suo (probabilmente) maggiore artefice e curatore, Augusto Cavadi, che traccia un profilo umano di Cosimo Scordato in cui risaltano alcuni tratti del suo carattere: discrezione, laicità, senso dell’umorismo, tra gli altri; a chiuderlo è una nota di un’altra promotrice e curatrice del volume, Maria D’Asaro, che coglie un ulteriore segno dell’umanità del prete dell’Albergheria: quella saggezza che gli fa scorgere in fondo a ciascun uomo un lato comunque positivo.
In realtà tutte e tre le sezioni sono tra di loro strettamente connesse perché il dotto teologo, che più risalta nella prima e in parte della seconda, ben si coniuga al sacerdote mai chiuso in posizioni dogmatiche e consapevole della necessità di esercitare al meglio il suo ministero “sporcandosi le mani”, che emerge soprattutto nella terza sezione. In ciò si rivela la vicinanza di Cosimo Scordato alla teologia sudamericana della liberazione: la chiesa si fa interprete del messaggio evangelico vivendo e affrontando i problemi della realtà quotidiana, immergendosi in essi, fornendo risposte concrete alle tante emergenti questioni, anche sociali.
Vi sono alcuni passi, nei frammenti raccolti, che colpiscono il lettore,  anche non avvezzo a temi teologici: quello, ad esempio, in cui si sottolinea come la potenza di Dio trova compiutezza in Gesù ( ‹‹Gesù di Nazareth è, appunto, il capolavoro di Dio, la sua grande opera compiuta del settimo giorno››); oppure quello tratto da una sua omelia in cui si osserva come la pienezza cristiana della parola ‹‹pace›› trova rispondenza non tanto nella pax latina (che etimologicamente deriva da un patto stretto dopo un conflitto), ma nello shalom ebraico, generato dall’armonia tra gli uomini; né può passare inosservato il brano che esalta il canto come momento corale della gioia cristiana.
Il testo fa i conti anche con argomenti di spinosa attualità: il sacerdozio delle donne e l’eutanasia, tra gli altri. Dinanzi a temi così scottanti per una istituzione tenacemente conservatrice come la chiesa, il sacerdote don Cosimo Scordato non si trincera dietro ai dogmi, né fa sfoggio della sua sapienza dottrinale per occultarli: li aggredisce invece, partendo dalla prospettiva che le parole delle sacre scritture sono soggette a un’interpretazione che tiene conto del contesto storico.
L’ultima parte del libro si sofferma sulla vita della Comunità san Francesco Saverio. Una comunità che fa delle differenze il suo punto di forza: accoglie credenti, atei, scettici, persone di diverso credo politico, di diversa etnia e razza. Ciò che conta è il rispetto dei valori, dare priorità al bisogno, credere nella forza del confronto. Un altro punto di forza della Comunità –che in questo momento politico assume ancora più rilievo – è quello di favorire, tramite varie iniziative, l’integrazione degli stranieri. Per tacere del suo impegno continuo verso i poveri o nel contrastare la mentalità mafiosa che può manifestarsi nei modi più disparati. E, a proposito, nelle ultime pagine del libro è riportato un canto di speranza e di forte impatto emotivo contro la mafia: Don Calò con te non ci sto.
Con questo libro, chi lo ha  promosso e curato ha voluto fare un regalo a don Cosimo Scordato, ma in realtà è un regalo che si estende a tutti i lettori. Siano essi esperti o ignoranti di questioni teologiche, credenti e non credenti, i lettori sono arricchiti dalle pagine di Un Dio simpatico, titolo accattivante che fa sentire la vicinanza di chi ci ha creato. 

                                            Antonino Cangemi

1 commento:

Maria D'Asaro ha detto...

Grazie ad Antonino Cangemi per questa bella recensione.