mercoledì 23 ottobre 2019

DOVE SI SPEGNE IL PIACERE DI ESSERE PALERMITANO


“Repubblica – Palermo”
23.10. 2019

ODISSEA TRAGICOMICA ALL’AZIENDA DELL’ACQUEDOTTO MUNICIPALE

    Ci sono dei casi in cui il piacevole retrogusto di essere palermitano – talora persino l’orgoglio – viene azzerato da un senso di inesorabile frustrazione. Doversi occupare di pratiche con l’Amap (l’azienda dell’acquedotto municipale) è una di queste occasioni.
      Dico subito -per onestà intellettuale – che gli addetti ai rapporti col pubblico sono generalmente molto cortesi: là dove non sono di aiuto, più che mancanza di buona volontà è questione di limiti oggettivi. Ma quando un sistema è sbilenco, non ci sono qualità individuali che possano compensare le disfunzioni. Proprio perché in altre occasioni avevo sperimentato – e denunziato – questa disorganizzazione (ricevendo in cambio parole gentili, ma sconfortate e sconfortanti, da parte di un dirigente dell’ufficio), questa volta mi sono voluto servire dei servizi telematici. A luglio ho chiesto, allegando i documenti prescritti, l’attivazione di un nuovo contratto ma, sino a ottobre, non ho ricevuto nessuna comunicazione. A questo punto sono stato costretto a recarmi negli uffici di via Volturno dove mi aspettava – come al solito – un turno di una cinquantina di clienti. Già questo dato statistico dovrebbe interrogare sull’opportunità di tenere aperti, per i contratti, solo tre sportelli (quasi mai, per comprensibili ragioni di servizio, funzionanti simultaneamente). Ho sperato che in due ore si arrivasse al mio turno, ma alle 13,30 ero il secondo degli ultimi due e siamo stati invitati a lasciare la sala per la chiusura.
 Due giorni dopo sono ritornato di buonora e, dopo le 2 ore previste, sono stato ricevuto. L’impiegato, a cui ho chiesto notizie della mia pratica telematica di quasi tre mesi prima, ha controllato sul suo computer e – con espressione colorita che preferisco evitare di riferire – mi ha spiegato che purtroppo la comunicazione fra gli addetti al sito web e gli addetti agli sportelli fisici è pressoché inesistente. Così abbiamo dovuto iniziare tutto l’iter come fosse la prima volta…Ho chiesto se potessi ricevere via email – e non per posta – le fatture: ma mi è stato spiegato che ancora (nel 2019 !) l’Amap non è attrezzata per questo servizio alternativo al cartaceo.
 Nelle due ore di attesa la noia viene interrotta dalla protesta di chi si vede scavalcare da utenti che, accompagnati da impiegati dell’ufficio, si infilano da varie porte laterali: né è facile distinguere impiegati e ‘favoriti’ dal momento che tutti sono sforniti del cartellino di riconoscimento. In questo “caos calmo” comunque qualcosa si impara: per esempio che truffare l’azienda municipalizzata è più facile di quanto si immagini. Infatti la normativa vigente vieta a un utente di chiedere un nuovo allaccio se è moroso per il precedente, ma solo se la richiesta riguarda il medesimo indirizzo: basta che cambi residenza e – nonostante i debiti pregressi – ha diritto di stipulare un contratto ex novo. Certo, da qualche parte bisogna pure rifarsi: ma a questa necessità rispondono gli utenti puntuali nel pagamento delle bollette, ignorati sui canali telematici, pazienti nei turni fisici, umiliati da chi li scavalca in quanto amico degli amici. 
 Alcuni giorni dopo ho ricevuto, come da appuntamento, l’addetto ai sopralluoghi per il preventivo di spesa del nuovo allaccio, ma siamo stati sfortunati. Infatti il signore incaricato è arrivato puntualissimo e, non trovando nessuno per strada all’altezza del portone, se ne è andato via. Quando ci siamo rintracciati telefonicamente l’ho informato che ero a casa ad attenderlo e gli ho chiesto come mai non avesse suonato il campanello col mio nominativo e – con candore disarmante – mi ha spiegato che “di solito” chi chiede un contatore è privo di fornitura idrica; dunque non vive nell’appartamento per cui lo chiede; dunque aspetta giù per strada l’addetto dell’Amap. Un ragionamento impeccabile dal punto di vista logico: non trovate?


 Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com

2 commenti:

gabriella ha detto...

Colori caldi di un sistema che si inventa giorno dopo giorno...

Ferdinando Sudati ha detto...

Spero che la dirigenza dell'acquedotto di Palermo legga il tuo articolo, che andrebbe benissimo anche per altre istituzioni (la sede INPS qui vicino a me!). E dovrebbero ringraziarti per avere punto sicuramente sul vivo, ma con moderazione e bonaria ironia.
Un cordiale saluto.
dFS