giovedì 10 febbraio 2022

VITA DI CITTA', VITA DI PROVINCIA: DUE MONDI PARALLELI


 (FOTO DI GINO RANDAZZO: IL BORGO DI VERGINE MARIA DA MONTE PELLEGRINO)

“Il Gattopardo”

(Edizione Sicilia)

Bimestrale

Dicembre  2021

 

VITA DI CITTA’, VITA DI PROVINCIA: MONDI PARALLELI

 

E’ frequente il caso di siciliani , residenti nelle città capoluoghi, che sconoscono interi territori della propria stessa isola. 

Non senza imbarazzo devo confessare, ad esempio, di aver visitato Noto per la prima volta quando ero già trentenne e solo perché un professore inglese, conosciuto a Palermo, mi raccontava di tornarvi ogni anno per fruirne dei tesori barocchi. Questa assenza, o esiguità, di conoscenza è solo l’indice di una lontananza fisica, di una estraneità sociale. Che comporta un impoverimento in due opposte direzioni: infatti è vero che l’abitante della provincia è tagliato fuori da molte opportunità tipiche dei grandi centri, ma è altrettanto vero che l’abitante della città metropolitana si priva dell’esperienza della vita nei piccoli comuni.

Il risultato di questi confinamenti reciproci  sa di paradossale: un catanese può aver visitato molte località turistiche europee e mai le Madonie, esattamente come un cittadino delle Madonie può aver visitato molte capitali europee e mai Catania. Vi riflettevo in queste settimane, invitato a  organizzare una serie di “caffè filosofici” nell’ambito del Sicani creative festival svoltosi in sette comuni dell’entroterra: né io né i miei colleghi avevamo mai visitato “borghi” come Alessandria della Rocca o Sant’Angelo Muxaro o San Biagio Platani, dove abbiamo scoperto angoli naturalistici intriganti e persone splendide impegnate in campi disparati.

Se i collegamenti viari e ferroviari fra Palermo o Agrigento e queste cittadine non fossero incredibilmente malmessi, davvero scoraggianti, quanta libertà in più non si avrebbe di scegliere se vivere in città o in provincia, anche in relazione alle fasi della propria esistenza? E se, nonostante tutto, a Cianciana famiglie inglesi acquistano casa o a Santo Stefano Quisquina imprenditori statunitensi investono in caseifici, cosa non potrebbe diventare la Sicilia se i ceti dirigenti dimostrassero un po’ di competenza e di attenzione al bene comune? 

 

Augusto Cavadi

www.augustocavadi.com

3 commenti:

Antonio Possanza ha detto...

Come mi hanno insegnato è l'economia che determina il pensiero e non viceversa. Così negli anni del boom economico, per favorire la Fiat, si è costruita una fitta ed efficiente rete autostradale ma si sono trascurate le ferrovie. Oggi si guarda alla rete ferroviaria con maggiore attenzione ma si investe maggiormente nell'Alta Velocità e poco nel trasporto regionale, con buona pace anche per i pendolari. Il trasporto delle merci avviene in pratica solo su gomma e considerata la globalizzazione dei mercati anche per via aerea. Conseguenza delle scelte di cui sopra: inquinamento e spopolamento dei piccoli centri, soprattutto montani

Unknown ha detto...

Ok a Sicilia è una terra ricchissima piena di tesori che andrebbero valorizzati!
Ma perché chi amministra e decide non ama il proprio territorio?
Evidentemente gli obbiettivi da perseguire sono be altri, ahimè...

Maria D'Asaro ha detto...

Sottoscrivo le considerazioni di Antonio Possanza. E' necessaria una nuova sinergia tra etica, antropologia ed economia (e sistema dei trasporti e delle comunicazioni!).