martedì 24 giugno 2025

MEDITERRANEO DI GUERRA E DI PACE

 “Nello spazio mediterraneo questo è chiarissimo: i problemi ambientali, sociali, politici ed economici, e quindi bellici sono tra loro profondamente intrecciati: si può pensare di affrontarli solo insieme e con tutto se stessi”: questo passaggio della Prolusione del cardinale Matteo Zuppi all’inaugurazione dell’anno accademico 2024 – 2025 della Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale (Napoli) è un po’ la chiave del volume a più voci (Mediterraneo di pace, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2025, pp. 189, euro 18,00) che alcuni docenti della medesima Facoltà hanno costruito con le proprie risonanze al testo del Presidente della Conferenza episcopale italiana.

Un primo grappolo di contributi è pervenuto dall’area dei teologi (F. Mandreoli, M. Prodi, N. Oliveri, M. Naro, S. Zetea, C. Franchitti, P. Trianni, F. D’Andrea, M. Serio, C. Matarazzo, E. Scarpino, A.P. Borrelli ) che hanno provato a rispondere alla domanda iniziale di Zuppi: “Quali fondamenti per una teologia e prassi di pace?” (p. 11). Nell’impossibilità di sintetizzare, senza banalizzare, tali contributi, mi limito a segnalare – dal momento che la trovo particolarmente originale oggettivamente e particolarmente eloquente per la mia attuale esperienza soggettiva – l’appello di Paolo Trianni : “Tutta la vita è in pericolo”: ripartire dal rispetto per la vita (pp. 67 – 72). Il riferimento principale è al tema (tradizionalmente estraneo al mondo cattolico) dell’attenzione alla sofferenza animale e della conseguente scelta vegetariana: “senza il vegetarianesimo ed il rispetto per la vita – qualcuno ha perfino ipotizzato che senza i mattatoi non ci sarebbero stati i lager nazisti – diviene difficile e persino incoerente parlare di pace” (p. 72).

Una seconda costellazione di risonanze alla Prolusione dell’arcivescovo di Bologna è stata offerta dal punto di vista del Diritto ecclesiale e della Sociologia: M. Munno ha sottolineato l’urgenza de Il “necessario ritorno alla via di Gesù” (pp. 107 – 113); U. R. Del Giudice ha insistito su La “notte” e la “luce” del Diritto tra culture e sapienza religiosa (pp. 115 – 120); L. M. Guzzo ha tracciato delle piste Per una storia del diritto canonico a partire dagli ultimi (pp. 121 – 126); G. Marcello, rilanciando il Tutto è connesso di papa Francesco, ha sostenuto che “l’economia capitalistica impoverisce e uccide, e che siamo di fronte a una guerra mondiale combattuta a pezzi, alimentata dalle diseguaglianze economiche, sempre più profonde” (p. 130).

Un terzo gruppo di interventi provengono da studiosi di storia come D. Garribba (La storia: un’irrinunciabile compagna di viaggio, pp. 133 – 138); A. Carfora (Ragionare storicamente per “disarmare” il Mediterraneo, pp. 139 – 145); A. Criscuolo (Dalla “Regina delle vittorie” al “Sollievo dei migranti”: storicizzare per evitare “cortocircuiti” spirituali, pp. 147 – 152); A. S. Romano (Al servizio della verità storica: lIstituto di Storia del cristianesimo “Cataldo Naro, vescovo e storico della Chiesa” , pp. 167 – 182). Quest’ultimo contributo restituisce la storia ormai quasi ventennale dell’Istituto della Sezione “San Luigi” della Facoltà pontificia partenopea: una storia feconda di pubblicazioni (“133 libri, cioè un libro ogni 52 giorni”, p. 171), distribuite in tre Collane ospitate dalle edizioni trapanesi “Il pozzo di Giacobbe”.

Le dense pagine di S. Tanzarella (Il Mediterraneo e la catastrofe umana: l’afasia di una teologia senza contesto, pp. 153 – 166) costituiscono un prezioso sigillo all’intero volume: esse richiamano fortemente l’esigenza che la teologia non si sottragga alle dolorose provocazioni della storia contemporanea e che, sulla scia di Simone Weil, solleciti le comunità cristiane – e, tramite esse, l’intera umanità – ad “andare oltre la legalità di leggi ingiuste e dimostrare, in nome della retta coscienza, che è impossibile una giustizia senza misericordia e senza carità” (p. 166). Ciò in tanti campi e su tanti fronti, a cominciare dalla “catastrofe umana che quotidianamente si consuma in questo mare Mediterraneo e sulle sue sponde (come su tutti i confini impenetrabili dell’Europa), lì dove ogni diritto umano è negato. Perché la condizione dell’essere migrante non sottrae o cancella il diritto alla vita” (ivi).

 

Augusto Cavadi

 “Adista/ Segni Nuovi”, n. 25 del 28.6.2025

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Una riflessione di speranza e di umanità in mezzo a tanta disperazione e disumanità!

Maria D'Asaro ha detto...

Grazie. Testo che apre alla speranza sui fermenti antropologico-spirituali presenti in area cattolica...