L’AUTOGOL
RIMINESE DEL CATTOLICESIMO ITALANO
La calorosa accoglienza che i partecipanti al meeting di “Comunione e
liberazione” hanno riservato a Giorgia Meloni può addolorare, ma non
sorprendere. Può addolorare perché se una delle poche organizzazioni cattoliche
ancora capaci di mobilitare in Italia pezzi (sia pur minoritari) di fasce
giovanili esprime entusiastico consenso al Capo del governo più lontano dallo
spirito della Costituzione sino ad oggi registratosi, vuol dire che davvero
camminiamo sull’orlo del baratro: quando gli adulti di domani già adesso
condividono il conservatorismo reazionario degli adulti di oggi, che speranze
di miglioramento culturale e politico si possono nutrire per i prossimi
decenni?
Questo
dolore – più acuto per chi si è formato alla scuola di Jacques Maritain,
Emmanuel Mounier, Giorgio La Pira, Giovanni XXIII, Paolo VI, Tina Anselmi,
Ernesto Balducci, David Maria Turoldo, Giovanni Franzoni, Leonardo Boff…- non
può, però, accompagnarsi a nessuno stupore. La platea di Rimini è la stessa che
applaudiva Giulio Andreotti (già oggetto di accuse gravissime, confermate in
processi da cui è uscito non assolto ma indenne per prescrizione dovuta a
scadenza dei termini) e poi Silvio Berlusconi (al cui partito, dopo varie
trasmigrazioni non interrotte da una condanna definitiva a cinque anni e dieci
mesi per corruzione nel 2019, finirà con l’aderire Roberto Formigoni, leader
indiscusso di CL). Nessuna critica specifica merita Giorgia Meloni: fa quello
che sa fare, che ha sempre fatto, che sanno fare i demagoghi, cioè accettare
ogni genere di invito per promettere a chi l’accoglie ciò che desidera sentirsi
promettere. Diversa la valutazione del Movimento cattolico che formula tale genere di inviti: legando le
proprie sorti – mediante una legittimazione reciproca – alle formazioni più
lontane dal messaggio evangelico, non si accorge di segare il ramo su cui è
appollaiato. Infatti il cattolicesimo è già in crisi dal punto di vista
dell’insegnamento teologico, ‘dogmatico’: se anche sul piano etico, ‘pratico’
si uniforma alla maggioranza mondiale spietatamente predatoria, che attrattiva
gli rimane? Quale differenza specifica dovrebbe salvarlo dall’irrilevanza? Secondo
uno dei quattro vangeli Gesù stesso avrebbe avvertito: “Voi siete il sale della
terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A
null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente” (Mt 5,
13).
Augusto Cavadi www.augustocavadi.com
Versione originaria illustrata:
8 commenti:
Nel condividere questo puntuale commento, mi pare che non possa non disorientare e fare riflettere anche la notizia che finalmente (!) l’on. Salvini, Ministro di questo Governo così ben disposto a politiche di accoglienza, è stato ricevuto dal Papa.
C’era forse un’urgenza istituzionale, che a noi sfugge, la possibilità di aprire un fronte diverso di relazioni, mirante ad una revisione o ad un cambiamento di prospettiva politica proprio di questo Ministro; o il bisogno, proprio di questo Ministro, di farsi regalare una particolare e più efficace corona di rosario, da brandire con più efficacia mediatica al prossimo comizio pro- migranti?
Qualche autorevole padre agostiniano ha scritto che Papa Leone ci stupirà. Sospendiamo il giudizio, in attesa di segni di stupore. Ma se questo è l’inizio…
E però sorprende e delude di più che il Papa abbia ricevuto Salvini
Grazie all’amico Augusto Cavadi per questa opportunissima valutazione dell’evento di Rimini. Piergiorgio
Grazie anche da parte mia. Bravo Augusto !
Non sorprendono davvero l'invito e l'accoglienza entusiastica alla presidente Meloni. Da tempo Comunione e Liberazione, ma anche la Chiesa-istituzione hanno sposato il potere in tutte le sue forme, niente a che fare con il Vangelo.
Caro Augusto ti voglio esprimere la mia piena adesione all'articolo che hai scritto sulla Meloni al meeting di Rimini. Un abbraccio e buon inizio di settimana.
Ho letto il discorso, e volevo segnalare un altro aspetto sulla vicenda. Devo ammettere che la parte più corposa, quella che esalta il “carisma” ciellino, è un vero capolavoro di tecnica retorica. È scritto con l’intento di creare una perfetta coerenza simbolica e culturale tra la Meloni e la visione di CL. Verosimile che sia stato elaborato con il contributo di membri anziani di CL, perché si avverte l’inconfondibile DNA. La Premier parla come fosse una ciellina di lunga data, pur non avendo mai avuto alcun legame con quell’esperienza. La cosa singolare è che i ciellini presenti, invece di riconoscere l’evidente distanza storica e personale fra loro e la Premier – “Questa arriva da tutt’altra storia”, “Quando è stato eletto Giovanni Paolo II aveva un anno”, “Queste parole non sono farina del suo sacco”, “Suona falsa come una campana” – applaudono senza riserve, con un’intensità quasi imbarazzante. Ma non applaudono davvero la Premier: applaudono sé stessi, riflessi nelle parole che ascoltano. Oggi gran parte della politica italiana poggia su strategie retoriche e propagandistiche. I discorsi non nascono più dalla voce diretta del leader, ma da squadre di ghostwriter e comunicatori che li confezionano con precisione. Il mio è un discorso tecnico, non politico. Non condivido le posizioni della Meloni, e ancor meno quelle di CL. Ma proprio per questo mi interessa osservare da vicino la macchina retorica, sofistica. Perché è lì che purtroppo oggi si gioca gran parte della politica.
L'articolo è stato ripubblicato, con qualche mia modifica, anche su "Adista/Segni nuovi" (2025, 32) del 20.9.2025.
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