mercoledì 6 ottobre 2010

Signori, ecco a voi il federalismo devozionale!


“Repubblica – Palermo” 6.10.2010

Le firme per don Puglisi e il federalismo dei santi

Sul sito www.diamounsegno.wordpress.com/2010/09/25/don_pino_puglisi_martire si stanno raccogliendo le firme per sostenere presso il Vaticano la causa di beatificazione, in quanto martire cristiano, del parroco di Brancaccio. Com’è a molti noto, l’iniziativa (di area laica bipartisan che si affianca ad altre precedenti di matrice cattolica) è suggerita dalle resistenze, sinora manifestate a Roma, di riconoscere nella morte di don Puglisi le motivazioni precipuamente religiose e dalla tendenza a ridimensionare tale morte come fosse incidente di percorso di un animatore sociale. Proclamare la santità cattolica e presbiteriale di don Puglisi significherebbe mettere in discussione la figura standard del prete meridionale, onesto funzionario del sacro e dispensatore di pacchi dono a natale; significherebbe insegnare ai pastori che l’impegno nel sociale, per la legalità democratica e la lotta ai sistemi mafiosi, non è un optional (forse anche sconsigliabile) ma fa parte intrinseca della vocazione dei discepoli di quel Gesù che è venuto a salvare “tutti gli uomini e tutto l’uomo”, nell’interezza psico-fisico-materiale.
Ogni giorno piovono adesioni a questo sito con i commenti più svariati, da laconici “aderisco” a considerazioni più ampie e articolate (“Se non si riconosce la santità eroica ed esemplare di don Pino Puglisi, chi mai altro potrebbe essere considerato un modello?”). In questa varietà non mancano interventi provenienti da ‘lontano’ (sia in senso geografico che in senso ideale), quale il messaggio di un certo Simone Di Stefano: “Aderisco da non credente perché la beatificazione di Don Pino è un ‘segno doppio’. Serve a incoraggiare l’idea di chiesa di Puglisi e a lanciare, contemporaneamente, un messaggio di fiducia a tutti quelli che lottano quotidianamente contro mafia e mafiosità”.
Ma la palma - diciamo – dell’originalità la meritano senz’altro le righe, concise e incisive, di tale Paolo Sizzi: “Sì ma poi questi martiri teneteveli da bravi; non venite in Lombardia ad imporceli. Lombardia Libera”.
La formula mi ha incuriosito intellettualmente: come si può imporre al Nord un martire del Sud? Forse, ho supposto, se la Chiesa stabilisce che il 15 settembre diventi nel calendario cattolico il giorno della memoria di Giuseppe Puglisi, ci sarà un povero parroco della Val Bembrana o del Lago d’Iseo che sarà costretto a pregare Dio affidando, se stesso e la comunità, alla mediazione non di san Arnaldo Brambilla da Brescia o di suor Giovanna Bianchetti Lambertini da Venegono Inferiore, ma di un terrone palermitano (di cui a duemila chilometri di distanza si hanno poche e confuse notizie, tranne il vago sospetto - per citare il più recente Andreotti – che “in un certo senso se l’è cercata”). Così, finalmente, sono stato colpito da una luminosa intuizione: il geniale esponente di “Lombardia Libera” sta proponendo al papa un sano federalismo devozionale. Che ognuno si preghi i suoi santi, si veneri i suoi martiri, si scelga i suoi modelli di vita cristiana! Vogliamo mettere sullo stesso piano una santa Rosalia, che se ne sta comodamente distesa su un divano di merletti e petali di rosa come un’odalisca araba, e un sant’Ambrogio che continua a vigilare, alto e solenne, ritto e attento, su chi entra e chi esce dalla bella basilica milanese, ricordando al fedele il suo iperattivismo di vescovo-politico? E anche i miracoli, per favore, ognuno se li faccia a casa sua: se no finisce che uno versa a Palermo l’offerta per i ceri, i fiori e la pulizia del santuario di Monte Pellegrino e poi ottiene la guarigione della suocera paralitica per intercessione di un taumaturgo del Nord-Est, per esempio di sant’Antonio da Padova, la cui comunità ‘padana’ non ha fruito del becco d’un quattrino né privato né statale!

Augusto Cavadi

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