lunedì 14 luglio 2014

Papa Francesco e la pedofila clericale


   “Adista” 19. 7. 2014

Belle parole, attendiamo le azioni

Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sull’influenza che il tono, i modi, i gesti esercitano sulla comunicazione di un messaggio, con papa Francesco non può che scioglierli. Anche l’incontro con sei vittime della pedofilia clericale - mezz’ora dedicata a ciascuno degli  ospiti – lo ha confermato. Pure Benedetto XVI aveva  realizzato incontri simili negli USA, in Australia, Malta, Regno Unito e Germania: ma con il tratto ingessato del gerarca mittleeuropeo che si muove ex abundantia … capitis.
    In questa occasione, comunque, papa Bergoglio è andato oltre papa Ratzinger anche nei contenuti. Nel  2010 il pontefice tedesco aveva chiesto perdono alle vittime con una Lettera ai cattolici d’ Irlanda dove scriveva tra l’altro: “So che nulla può cancellare il male che avete sopportato. E' stata tradita la vostra fiducia, e la vostra dignità è stata violata. Molti di voi avete sperimentato che, quando eravate sufficientemente coraggiosi per parlare di quanto vi era accaduto, nessuno vi ascoltava. Quelli di voi che avete subito abusi nei convitti dovete aver percepito che non vi era modo di fuggire dalle vostre sofferenze. E' comprensibile che voi troviate difficile perdonare o essere riconciliati con la Chiesa. A suo nome esprimo apertamente la vergogna e il rimorso che tutti proviamo". Queste parole suonarono tre volte irritanti. Prima di tutto perché rivolte, genericamente, ai “cattolici” irlandesi come se la responsabilità dei semplici fedeli fosse sullo stesso piano dei preti e dei vescovi. Secondariamente perché non era vero che “nessuno” avesse ascoltato le denunzie delle vittime:  alcuni vescovi le avevano raccolte e inviate a Roma. Infine, last but not least, perché quelle denunzie, pervenute alla Congregazione per la fede, erano stato insabbiate proprio dal Prefetto dell’epoca: cioè dallo stesso Ratzinger.
    Oggi il nuovo vescovo di Roma usa un’espressione che non lascia adito a equivoci: chiede perdono anche per i "peccati di omissione da parte dei capi della Chiesa". Quindi anche a nome di quei vescovi irlandesi che avevano tappato le orecchie e a nome di quei cardinali tedeschi che , pur informati dai vescovi irlandesi più sensibili, a Roma, avevano anteposto l’immagine dell’istituzione ecclesiastica alla sofferenza  dei piccoli. Il punto dolente è proprio questo: statisticamente i preti pedofili non sono più numerosi degli istruttori sportivi o degli insegnanti; ciò che scandalizza è la copertura istituzionale di cui, a differenza di altre categorie sociali,  hanno goduto. Più di quello che ha detto papa Francesco non poteva dire ! Adesso si tratta di osservare se alla novità delle parole corrisponderà una novità nella pratica. Un segnale importante è riconoscibile nel primo  comunicato (3 maggio 2014) della neonata Pontificia Commissione per la tutela dei minori: "Mentre iniziamo insieme il nostro servizio, desideriamo rendere noto che, dall'inizio del nostro lavoro abbiamo adottato il principio che il bene di un bambino o di un adulto vulnerabile è prioritario nel momento in cui viene presa qualsiasi decisione". (“Abbiamo adottato”: dunque il “principio” non era stato adottato, metabolizzato, precedentemente). La riduzione allo stato laicale dell’arcivescovo Jozef Wesołowski, sancita poche settimane fa, è un ulteriore segnale nella direzione auspicabile.
Augusto Cavadi*
* Autore del volume Non lasciate che i bambini vadano a loro. Chiesa cattolica e abusi su minori, prefazione di Vito Mancuso, Falzea, Reggio Calabria 2010, pp. 144, euro 11,90.






1 commento:

armando caccamo ha detto...

Auspico solo che si lasci continuare papa Francesco ad operare 'secondo Gesù' e non si ripeta in futuro l'opera di restaurazione che ebbe luogo, mortificando tutti i credenti illuminati e irritando i non credenti, dopo la morte di papa Giovanni XXIII.