domenica 23 novembre 2014

INVITO A DIALOGARE VIA MAIL, FB O SETTIMANALE CARTACEO


“MONITOR” 17.10.2014

CI FACCIAMO QUALCHE BELLA RAGIONATA ?
         Comunemente la filosofia viene considerata una disciplina scolastica : alcuni la ricordano astrusa, noiosa e del tutto priva di incidenza nella vita effettiva; altri ne hanno un ricordo più gradevole ma comunque sfocato; la maggior parte delle persone, poi, non ha alcuna idea precisa perché a scuola non l’ha studiata né male né bene.
   Prima di diventare una materia universitaria e di alcuni indirizzi scolastici, la filosofia è stata per millenni un modo di vivere: Socrate, Platone, Epicuro, sant’Agostino, Pascal, Spinoza, Locke, Marx…non sono mai stati professori. Erano soldati o preti, scienziati o pulitori di occhiali, medici o  leader politici: vivevano la vita di ognuno, ma venivano chiamati ‘filosofi’ perché la vivevano con un atteggiamento mentale particolare. La vivevano col desiderio di interrogarsi, con tutti i mezzi possibili, sul significato di ciò che facevano, di ciò che li circondava, di ciò che accadeva: volevano sapere che significasse conoscere, amare, soffrire, essere giusti, provare piacere, morire. E tanto altro ancora. Anzi, per essere precisi: volevano sapere tutto ciò che si può sapere, a cominciare dal perché alcune cose le sappiamo con certezza e tante altre le ignoriamo con altrettanta certezza.
   Persone così innamorate del sapere, così curiose, così felicemente o doloramente inquiete ne troviamo anche oggi in tutti gli strati sociali e in tutti gli ambienti sociali: chi di noi non conosce un calzolaio o un avvocato, un venditore ambulante o un ingegnere, che non si accontenta del proprio mestiere ma ama pensare, leggere, confrontarsi con gli altri per andare sempre un po’ più in là di ciò che la gente accetta conformisticamente?
   Se anche fra i lettori di questo settimanale ci fosse qualche filosofo-per-passione (se ne trovano perfino fra i professori di filosofia, anche se raramente) , sarebbe bello provare a ragionare insieme utilizzando sia il sito web sia questa rubrica sull’edizione cartacea. Certo non si può trattare di una conversazione filosofica completa che è possibile solo se all’affermazione di uno segue l’opinione di un altro e poi il primo risponde e poi il secondo risponde alla risposta del primo…e così via. Possiamo però avviare delle riflessioni critiche che poi ognuno potrà sviluppare per conto proprio: o nel silenzio della propria stanza (dialogando con sé stesso) o trovando un interlocutore in carne ed ossa disposto a dialogare con lui (un marito, una figlia, un amico o un filosofo-consulente che abbia aperto uno studio proprio per accogliere professionalmente quanti cercano qualcuno con cui con-filosofare).
    Concretamente, allora, chi vuole ponga una questione che veramente gli sta a cuore, partendo da una situazione personale o sociale che sta attraversando e mi scriva all’indirizzo di posta elettronica (acavadi@alice.it) o lasci una lettera scritta a mano alla redazione di questo giornale. Vedremo insieme chi di noi vorrà poi riprendere la questione posta e partecipare alla discussione chiarificatrice in comune. Molto probabilmente l’integrarsi di più punti di vista, argomentati e non asseriti dogmaticamente, getterà sull’interrogativo iniziale (“Ha senso essere fedeli nei rapporti umani?” “Ha senso rischiare la vita per non pagare il pizzo?” “Che senso può riconoscersi in una malattia grave terminale?”…) un po’ di luce chiarificatrice. E, come dicono gli Orientali, meglio accendere una candela che maledire l’oscurità.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com

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