Dal profilo FB di Andrea Picone:
Nei dibattiti parlamentari (europei e italiani), nelle innumerevoli trasmissioni televisive, negli editoriali dei giornali si evoca il bisogno di "tornare al più presto alla normalità". Si citano, al proposito, vari episodi di assalti ai supermercati e si diffondono reportage di gente che giustamente denuncia di non avere neanche i soldi per fare la spesa.
Trovo pochi interventi, tuttavia, che evidenzino che la "normalità" portava in sé esattamente i geni dell'autodistruzione che stiamo vedendo adesso, sia dal punto di vista epidemiologico e sanitario, sia sociale.
NORMALITÁ non è consentire, e anzi foraggiare, come ha fatto per decenni il governo cinese e non solo, il diffondersi dei cosiddetti ‘wet markets’, i mercati di animali selvatici, rinchiusi in gabbie microscopiche in condizioni indegne, torturati e poi uccisi. Il ‘salto di specie’, già documentato in altri casi, è praticamente garantito, come puntualmente avvenuto. Lo stesso può dirsi per gli allevamenti intensivi in Europa finanziati con soldi comunitari, ovviamente.
NORMALITÁ non è perseguire ricette economiche tanto stupide quanto autolesioniste (vediamo alcuni governi UE persistere ‘diabolicamente’), facendo finta che il divario tra le classi meno abbienti e i benestanti non si allargasse sempre di più, in Europa come nel resto del mondo. Per poi stupirsi che “toh, c’è il lavoro in nero” e, se per tre settimane ci si ferma, è ovvio che chi è costretto a lavori saltuari pagati alla giornata non ha niente da mettere in tavola.
NORMALITÁ non è fare in modo che la ricerca, la serietà, la professionalità siano costantemente sottofinanziate o svilite, non è normale tagliare in modo criminale la sanità e il servizio pubblico, per poi stupirsi che non ci sono abbastanza posti letto in terapia intensiva.
Ho sentito più volte ribadire, in questi giorni, l’ottimistica frase: “crisi è opportunità”. Lo è solo e se i paradigmi cambiano. Perché come scriveva dieci giorni fa Diego Garcia-Sayan su El Paìs, non è vero che il virus è democratico. Si, l’infezione può colpire il Principe Carlo o l’operaio dell’ILVA, ma sappiamo benissimo che non è la stessa cosa. Per adesso, la crisi da coronavirus ha semplicemente acuito le enormi disuguaglianze già in essere.
Non sono affatto ottimista sul cambio di questi paradigmi. Non appena finita l’emergenza, sentiremo i vari Salvini, Meloni, Renzi & co. (abbiamo già avuto qualche succoso ‘antipasto’ come il Cazzaro Verde virologo, Giorgiona nazionale matematica e il ‘riformista’ toscano che vuole aprire tutto tranne il suo cervello) premere subito sulla necessità di produrre, di crescere ma anche di mettere da parte il Green deal perché "la gente non ce la fa".
Sarà questa la vera sfida, lo pseudo-ricatto al quale, in UE come in Italia, le forze progressiste e ambientaliste non dovranno cedere e dovranno anzi essere capaci di essere credibili e propositive. Soprattutto verso chi oggi, al netto delle infiltrazioni criminali, è tentato di assaltarlo davvero il supermercato, e non per divertimento.
Sentiremo, come abbiamo sempre sentito, la destra dire: “LAVORO O AMBIENTE”, “GRETA RADICALCHIC” “NO ALLA TRANSIZIONE” e altre amenità varie.
E allora, o si è appunto credibili, inclusivi, sia individualmente, sia come collettivo, o è la fine. Perché significherà che non avremo imparato nulla, e il nostro pianeta sarà ad un passo dalla distruzione. Non sono tra quelli che dice “il virus è un avvertimento/punizione per l’uomo”.
Per me la crisi da coronavirus è solo una logica conseguenza dei nostri errori. Siamo stati già avvertiti troppe volte, senza successo.
Siamo ancora in tempo? Forse. Ma non dovremmo indugiare più di quanto abbia fatto Mamma Papera con la sua famigliola a Firenze in rapida escursione verso una parafarmacia. Venti secondi e poi #acasa.
Andrea Picone
Marzo 2020
3 commenti:
Riflessioni assai lucide. Grazie per la condivisione, caro Augusto.
Condivido in pieno. Grazie
Condivido in pieno!
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