venerdì 17 aprile 2020

PESTE E ALTRE CALAMITA' NATURALI: CONSEGUENZE DEL "PECCATO ORIGINALE" ?



Dai tempi di sant’Agostino (IV – V secolo), sino a quando andavo al catechismo per prepararmi alla Prima Comunione, alla domanda sul perché avvenissero cataclismi, terremoti, eruzioni vulcaniche, pestilenze e disastri naturali simili, la Chiesa cattolica rispondeva: “Conseguenze del peccato originale compiuto da Adamo ed Eva”. Il padre della Chiesa africano, immigrato a Milano, aveva dato la formula-chiave: “Da quando l’anima si è ribellata a Dio, il corpo si è ribellato all’anima e la natura si è ribellata al corpo”. Secondo molti teologi contemporanei questa spiegazione non regge più per almeno due ragioni. 
La prima è che, studiando la Bibbia con metodi esegetici rigorosi, si scopre che essa non insegna questa concatenazione di cause ed effetti: trasformare un racconto mitologico (i progenitori nel giardino dell’Eden) in resoconto storico di un evento effettivamente avvenuto (e, per giunta, dalle conseguenze disastrose perenni) è stato un errore madornale.
 La seconda ragione è che l’evoluzione delle scienze antropologiche rende incredibile la tesi che una coppia primitiva, appena un po’ più evoluta dei primati, abbia potuto rendersi responsabile di scelte catastrofiche per la propria esistenza e per il destino di miliardi di discendenti umani. 
      La dottrina del peccato “originale”, scartata come dispositivo argomentativo per spiegare i fenomeni naturali che provocano enormi danni agli esseri umani (anche se si tratta di fenomeni che hanno una propria logica e svolgono una funzione evolutiva), va dunque gettata nel cestino dei rifiuti?

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3 commenti:

germano federici ha detto...

Sì. Va gettata nel cestino dei rifiuti, perché all'origine di ogni bestialità commessa dai cristiani, una volta arrivati al potere.
Tale teologia ha legittimato ogni dualismo, con quello che ne è conseguito per la svalutazione del corpo (soprattutto femminile) e la sopravvalutazione della casta sacerdotale, il cui ruolo è stato radicalmente negato da Gesù di Nazareth.

Fabio Bentivoglio ha detto...

Caro Augusto, ti ringrazio per i tuoi “post”. In poche righe, attingendo a linguaggi e saperi più disparati, metti il lettore di fronte alla verità, nel senso di indicare il nocciolo duro delle questioni da discutere, su cui prendere posizione chiara e distinta, traendone le conseguenze pratiche. A tutti i livelli, e senza perdere altro tempo.Grazie, a risentirci quanto prima e auguri che vadano ben oltre la Pasqua, a te e a tua moglie!Un carissimo saluto Fabio

Alberto Cacopardo ha detto...

Dal punto di vista antropologico, il mito biblico della Caduta può esser visto come una narrazione metaforica che allude alla transizione dal paleolitico al neolitico, la "rivoluzione neolitica" di Gordon Childe: Caino e Abele sono l'agricoltore e il pastore. O addirittura la successiva "rivoluzione urbana", dato che Caino fonda la prima città del mondo. In altri termini, il "peccato originale" sarebbe un altro modo di
descrivere la fuoruscita dall'età dell'età dell'oro, quella che Esiodo e tanti altri rimpiangevano. Un passaggio che non avrà portato terremoti ed eruzioni, ma pestilenze certamente sì, come ha argomentato James Scott nel suo recente studio "Against the Grain". Non sono incline ai mitologismi, ma forse questa pandemia ha qualcosa a che fare con un altro grande passaggio epocale che stiamo vivendo, paragonabile a quelle antichissime rivoluzioni.