mercoledì 15 luglio 2020

LA MIA LETTERA A EUGEN DREWERMANN...

PALERMO, 1 LUGLIO 2020

Egregio Dottor Drewermann,
 in occasione del Suo compleanno ho pubblicato due brevi articoli in segno di stima e di gratitudine: cfr. https://www.zerozeronews.it/eugen-drewermann-fra-gesu-e-freud/ e 
Ora aggiungo il link a un terzo, più corposo, articolo su una rivista di cultura mediterranea:
Grazie alla cortesia di una mia amica, posso inviarle una breve sintesi in tedesco con alcune questioni: se Lei volesse rispondermi, sia pur brevemente, gliene sarei davvero grato.
In ogni caso, Le rinnovo gli auguri per i prossimi…80 anni!
AUGUSTO   CAVADI

***

Anlaesslich des 80. Geburtstages von Eugen Drewermann (am 20. Juni 2020) veroeffentlicht der italienische Philosoph Augusto Cavadi in der online Zeitschrift „Dialoghi mediterranei“ des euro-arabischen Institutes in Mazara del Vallo (Trapani) einen kurzen Essay, Theologie und Psychoanalyse. Einladung zum Denken mit Eugen Drewermann, (qui il link), als Geburtstagsgeschenk fuer den deutschen Denker.
Im Cavadi’s Text wird hervorgehoben, dass Drewermann, entgegen einigen aktuellen theologischen Stroemungen, sich nicht der Theorie des Todes der Religion anschliesst, sondern er betrachtet die Religion (wenn sie angemessen gelebt wird, also fern von jeglichen dogmatischen und institutionellen Formen) als notwendig fuer das existenzielle und psychologische Ueberleben der Menschheit. 
Erste Frage: entspricht der Religion/dem Glaube, wovon wir ein ‚verzweifeltes‘ Beduerfnis haben, ein ‚objektiver‘, absoluter,noumenischer Gott, welcher ‚vor‘, ‚ohne‘ und ‚jenseits‘ von uns da-ist?
Zweite Frage: die Religion ist zweifellos Trost fuer das Individuum und ethischs Reservoir fuer das Volk. Aber muss man wirklich zwischen Gott und das Nichts (aut-aut) waehlen? Gibt es wirklich keine weitere Loesung (tertium non datur)? Denker wie Karl Loewith sagen, dass es moeglich sei, atheist zu sein und gleichzeitig in die Rationalitaet des Universums Vertrauen zu haben.
Dritte Frage: setzt sich vielleicht Drewermanns Gedanke, dass die Religion dem Menschen als Therapie gegen das „ontologische Durcheinander“ dient, dem Gegengedanke der atheistischen Denkern (die keine Religion akzeptieren, weil sie eine zu bequeme Loesung waere) aus?
Vierte Frage: Drewermann behauptet oft, dass der Kosmos, so wie wir ihn aus den Naturwissenschaften kennen, zu viele schmerzhaften Widersprueche in sich haelt, und dass er deswegen keine solide Basis bilden kann, um daraus einen maechtigen und guetigen Schoepfer schliessen zu koennen. Wie versoehnt sich diese Thesis mit der Verherrlichung der naturalistischen Religionen, die, so wie die aegyptische, die Goettlichkeit der Sonne, der Sternen und einigen Tieren erklaeren? Also: sind allein die poetische Intuition und das symbolische Denken, die uns ermoeglichen, den chaotischen und absurden Kosmos als Gottes Koerper zu identifizieren?

TESTO ORIGINARIO MIO IN ITALIANO:
In occasione degli ottant’anni di Eugen Drewermann (20 giugno 2020) il filosofo italiano Augusto Cavadi pubblica, sulla rivista on line “Dialoghi mediterranei” a cura dell’Istituto Euro-arabo di Mazara del Vallo (Trapani), un breve saggio critico, Teologia e psicoanalisi. Invito al pensiero di Eugen Drewermann,  quale omaggio di compleanno per l’autore tedesco.
 Nello scritto di Cavadi si mette in evidenza come, in contrapposizione ad alcune tendenze teologiche contemporanee, Drewermann non sposa la teoria della morte della religione ma sostiene che essa (se intesa rettamente, dunque non in forma dogmatica e istituzionale) è necessaria alla sopravvivenza esistenziale e psicologica dell’umanità. 
Una prima questione: alla religione/fede , di cui abbiamo ‘disperato’ bisogno, corrisponde un Dio ‘oggettivo’, assoluto, noumenico che sussiste ‘prima’, ‘senza’ e ‘oltre’ noi? 
Una seconda domanda: indubbiamente, la religione è un conforto per il singolo e una riserva etica per i popoli. Ma davvero bisogna scegliere (aut-aut) fra Dio o il nulla? Davvero tertium non datur ?  Pensatori come Karl Loewith sostengono che sia possibile essere atei e avere fiducia nella razionalità dell’universo.
   Una terza questione:  la tesi di Drewermann,  per cui la religione serve all’uomo  come cura del “disorientamento ontologico”, non si espone  al capovolgimento esatto dei pensatori atei (i quali affermano che nessuna religione va accettata perché sarebbe troppo comoda) ? 
Una quarta questione: Drewermann afferma più volte che il cosmo, come lo conosciamo alla luce delle scienze naturali contemporanee, è fitto di troppe contraddizioni dolorose e, perciò, non può costituire una base solida per risalire a un Creatore potente e benevolo. Come si concilia questa tesi con l’esaltazione delle religioni naturalistiche che, come l’egiziana, proclamano la divinità del sole, delle stelle, di tanti animali? Insomma: sono solo l’intuizione poetica e il pensiero simbolico che possono consentirci di identificare il cosmo caotico e assurdo come il corpo di Dio?

1 commento:

Orlando Franceschelli ha detto...

Caro Augusto,
sono riuscito finalmente a leggere con calma tutto il dossier Drewermann (anche con l'intervento in calce del nostro caro Bruno). E mi riproponevo leggere qualcosa di suo , oltre all'altro autore che citi pubblicato nel 2000 da Crispino.
Ovviamente tra noi -modesti sostenitori del dubbio che sa farsi ricerca: della vecchia cara scepsi- avremo modo di continuare a parlare.
Ma intanto volevo chiederti: Drewermann ha risposto al tuo bellissimo e puntualissimo intervento (che nella riduzione epistolare gli è arrivato anche in tedesco e che sicuramente lui sarà in grado di leggere anche in italiano)?
Un caro saluto anche ad Adriana (di cui centellino i bei dolcetti!),
Orlando