martedì 22 settembre 2020

PAPA FRANCESCO HA SCELTO. I SUOI AVVERSARI , INTERNI ALLA CHIESA CATTOLICA, PURE.


 

FRANCESCO: UN PAPA CHE GUARDA TROPPO…INDIETRO

 

Non si può negare che per un osservatore la situazione attuale della Chiesa cattolica sia un enigma di difficile decifrazione. Ancora ai tempi della mia gioventù certe schematizzazioni, per quanto approssimative, funzionavano. In ordine decrescente di importanza era un ‘buon’ cattolico chi frequentava regolarmente le chiese (il culto), conosceva  gli elementi fondamentali della dottrina (la catechesi) e si sforzava di fare un po’ di bene attorno a sé o, per lo meno, di non fare troppo male  (la prassi). Dopo secoli – si potrebbe dire due millenni – di questo identikit è ovvio che la stragrande maggioranza dei cattolici (vescovi, preti, fedeli-laici) lo abbia interiorizzato e lo viva come scontato, indiscutibile.

Intanto, però, con il Concilio ecumenico Vaticano II (1962 – 1965) si è avviato un processo apparentemente innocuo che, ben oltre probabilmente le intenzioni degli stessi protagonisti, ha provocato un vero e proprio terremoto: si è tolto il divieto di leggere direttamente, personalmente, la Bibbia (sì, si stenta a crederlo: ma vigeva sino agli anni Sessanta del secolo scorso!) ed anzi si sono invitati tutti i battezzati a seguire corsi di formazione biblica, a leggere manuali e commentari, a organizzare piccoli cenacoli di lettura e confronto esistenziale. Perché questo processo è risultato sconvolgente? 

Se si leggono teologi italiani (come Carlo Molari, Ortensio da Spinetoli, Alberto Maggi) o stranieri (come Hans Küng, Eugen Drewermann, José Maria Castillo)   si ricava, fra altri istruttivi insegnamenti, che il messaggio originario di Gesù di Nazaret (la sua “bella notizia” o “ev-angelo”) è stato quasi esattamente capovolto nell’interpretazione dei cristiani. E ciò in misura sempre più stravolgente man mano che ci si allontanava dal I secolo. Per il Maestro di Galilea, infatti, al primo posto era la fede operosa ; molto meno gli interessavano le speculazioni teologico-filosofiche; ancor meno, infine, le pratiche cultuali-liturgiche. Il cattolico ‘medio’ vive una scala di valori inversa rispetto a Gesù Cristo  (di cui pure ogni cristiano si proclama discepolo e tendenzialmente imitatore): si preoccupa molto delle celebrazioni religiose, meno della ricerca teologica e quasi per nulla della fede pro-attiva  (intesa nella sua dimensione mistico-politica di unione con l’Assoluto attraverso l’impegno per una società più giusta, fraterna, libera, solidale). 

La tragedia del cattolicesimo odierno è che alcuni ‘vedono’ e accettano queste scoperte;  altri o non ne vengono mai a conoscenza (non pare che un Berlusconi o un Salvini abbiano dedicato molti anni, e molte notti,  all’esegesi neotestamentaria) o, avendole apprese, non sono disposti a lasciarsi scombussolare inveterati equilibri psichici e di ruolo sociale (come si fa a dire a un cardinal Tarcisio Bertone che l’imitatio Christi non si misura con l’accettazione di tutti decreti del sant’Uffizio e non prevede che le offerte dei fedeli per l’ospedale “Bambin Gesù” vengano destinate alla ristrutturazione del suo appartamento principesco nel centro storico di Roma?). Tra le due categorie di credenti il solco è incolmabile. 

 Da questa “opzione di fondo” discendono innumerevoli conseguenze logiche e pratiche per cui è difficile che la stessa etichetta di ‘cristiano’ possa abbracciare sia il discepolo di un Gesù  che  ha fatto della com-passione per gli ultimi della società il metro di misura della fede (“Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” - Matteo 25, 40) sia il fedele preoccupato di accettare intellettualmente tutti i dogmi e tutte le prescrizioni liturgiche, riducendo la sua solidarietà agli impoveriti del pianeta a una monetina elargita con autocompiacimento all’uscita dalla messa domenicale.  

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https://www.zerozeronews.it/chi-e-perche-tenta-di-fermare-papa-francesco/


3 commenti:

Maria D'Asaro ha detto...

Esemplare, nella sua incisiva chiarezza. Grazie.

gabriella ha detto...

Limpido come una fonte d'acqua sorgente di riflessione e scelte. Solidarietà a papà Francesco!

germano federici ha detto...

Oportet eveniant scandala !
Giovanni XXIII durante l'udienza concessa ai preti bergamaschi scesi a Roma per felicitarsi con il "papa bergamasco", ebbe a dire varie cose, tutte notevoli, che mi sono state riferite da un anziano prete da poco defunto.
Intanto ricevette l'applauso dei presenti con una espressione palese di quasi fastidio. Poi ci tenne a precisare che lui non era il "papa bergamasco", come avevano osannato i presenti, ma il papa di tutta l'umanità. Infine disse, tra lo sconcerto di tutti, che il papa non era infallibile. Sorridendo, aggiunse che intendeva rinunciare a ogni dichiarazione ex cathedra.
Papa Francesco sta facendo il massimo possibile, data la composizione ecclesiale in capite et in membris. Non volendo uno scisma è giusto che si limiti a ribadire la gerarchia di valori evangelici ben sottolineata da Augusto. Basterà? Forse no.
E io continuo a sognare un papa che si affacci sulla piazza di San Pietro e dica con chiarezza: Non solo io, ma la chiesa tutta non è infallibile.
E che, subito dopo, dia le dimissioni.