IL VESCOVO "ERETICO" CHE PROVA A RIPENSARE DIO PER L'UMANITA' DEL XXI SECOLO
In Italia, per una serie di circostanze storiche, studiare teologia è quasi sinonimo di frequentazione di Facoltà e Istituti cattolici. La Chiesa si rallegra del monopolio pressoché totale (se si esclude la Facoltà valdese di teologia a Roma), lo Stato è felice di risparmiare soldi per cattedre ritenute assai poco produttive; ma gli effetti sono disastrosi. I teologi stentano a uscire dai recinti confessionali per timore dei provvedimenti disciplinari e pestano più o meno l’acqua nello stesso mortaio, gli studiosi “laici” delle altre discipline sfiorano qua e là le tematiche religiose con l’attrezzatura intellettuale di bambini preparati così così per la prima comunione.
In questo scenario – muti che (non) parlano a sordi – a soffrire è la vita della teologia e, in misura differente, delle altre forme del sapere (filosofia, scienze logico-matematiche, umane e naturali). In attesa che la situazione si sblocchi dal punto di vista istituzionale e accademico, è compito dell’editoria non del tutto subordinata al profitto aprire porte e finestre e far circolare, nelle aule universitarie e fra la gente desiderosa di conoscere e di pensare, qualche ventata d’aria fresca.
Che di questi apporti liberi – liberi dall’obbedienza ecclesiastica quanto dalla furia polemica a ogni costo – si avverta la necessità lo documenta anche il successo editoriale di autori italiani (come Ortensio da Spinetoli, Alberto Maggi, Vito Mancuso) e stranieri (come Raimundo Panikkar, Hans Küng, Eugen Drewermann) che non hanno avuto, e non hanno, vita facile nelle proprie comunità d’appartenenza, ma che costituiscono per milioni di lettori nel mondo degli spiragli di luce fra le nebbie del conformismo dogmatico.
Reimmaginare Dio. Il viaggio della fede di un moderno eretico (Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2020, pp. 256, euro 25,00) è stato tradotto per il pubblico italiano che, pur non essendo addentro gli studi teologici, ritiene di avere il diritto/ dovere d’informarsi sulle frontiere più avanzate della ricerca per orientarsi, criticamente, di conseguenza. Non si tratta di sostituire un catechismo ormai ammuffito con un altro più osé che strizzi l’occhio alla sensibilità dei contemporanei, bensì di superare l’orizzonte catechistico delle formule belle-e-pronte per entrare nel terreno, affascinante e rischioso, della ricerca personale sulla base di dati (storici e esegetici) per quanto possibile oggettivi e di argomentazioni (logiche ed ermeneutiche) per quanto possibile convincenti. Chi ritiene che la fede sia rassicurazione confortante, analgesica, non gioiosa inquietudine, farà bene a chiudere il libro (forse in attesa di tempi più maturi).
Il suo autore, Lloyd Geering, rientra infatti nel novero di quei pensatori coraggiosi che, scavalcando steccati confessionali ed epistemici, hanno deciso di seguire il proprio desiderio di divino senza rinunziare alla passione per la verità. La nostra casa editrice, stimolata dal curatore della presente opera, don Ferdinando Sudati, ha già fatto conoscere in Italia alcuni di questi pensatori, come il gesuita Roger Lenaers e il vescovo episcopaliano John Shelby Spong. La loro testimonianza, che in alcuni casi ha provocato censure e sofferenze, ci è preziosa sia nei passaggi che possiamo condividere sia nei passaggi che, risultandoci problematici, c’inducono a elaborare piste alternative.
Molte persone religiose riescono a separare il sentimento dell’infinito dalle richieste dell’intelligenza: ma altre non accettano di spaccare in due l’interezza dell’esperienza esistenziale. Anche a costo di dover “re-immaginare” il divino cento e cento volte, sino al punto da intuire che Esso/Egli/Ella è esattamente al di là di ogni immagine possibile; anzi, di ogni concetto.
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https://www.zerozeronews.it/il-vescovo-eretico-che-attualizza-dio/
2 commenti:
Caro Aug, fai venire la curiosità di leggere il libro, anche questa del divino al di sopra di ogi concetto a cui accenni alla fine mi piace. Che poi il divino sia, anche, al di là di ogni immagine come pure concludi non so. Certo le immagini possono essere fuorvianti e solo proiezioni dei concetti del Divino che ci hanno tramandato. Però l'immagine che ci nasce spontanea e le sensazioni che l'accompagnano può anche evocarci qualcosa di divino. A me ad esempio succede quando il mio gatto Aladino mi viene a trovare e mi salta in braccio: le sue fusa che mi vibrano sul petto mentre si accoccola e incontro il suo sguardo mi sembrano qualcosa di divino e l'immagine che mi evocano è questa: una vibrazione originaria che, come un bing bang di fusa, ha dato origine a tutto l'esistente (da un po' ho imparato a non vergognarmi delle visioni "irrazionali" che mi vengono).
Caro Pietro, anch'io quando leggo i tuoi post provo sensazioni che mi evocano il divino. Cerco, però, di mantenere la differenza fra evocazione soggettiva e comprensione oggettiva.
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