martedì 19 ottobre 2021

REGGE ANCORA LA NOZIONE CRISTIANA DI 'PROVVIDENZA' ? MERCOLEDI' 20 OTTOBRE 2021 DIALOGO IN RETE E IN PRESENZA


Mercoledi 20 ottobre 2021, ore 17.30-19.30, si terrà la presentazione del libro di Giuseppe Savagnone Il miracolo e il disincanto. La provvidenza alla prova (Edizioni Dehoniane, Bologna 2021).

Dopo i saluti introduttivi di Nicola Macaione, interverranno Augusto Cavadi (consulente filosofico) e don Cosimo Scordato (teologo). Sarà presente l’Autore.
L'evento potrà essere seguito in doppia modalità: sia in presenza (salvo nuovi DPCM e ulteriori restrizioni imposte dal Covid-19) presso l’agorà del Gonzaga Campus, via Piersanti Mattarella 38- 42, Palermo (parcheggio gratuito all’interno, con obbligo di mascherina e green pass) sia on line, cliccando sulla pagina Facebook di Spazio Cultura libreria Macaione: https://www.facebook.com/spazioculturalibri.

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LA PROVVIDENZA NELL’EPOCA DEL DISINCANTO

 

L’ultimo libro del prolifico Giuseppe Savagnone (Il miracolo e il disincanto. La provvidenza alla prova, EDB, Bologna 2021) è il tentativo, intelligente e a tratti toccante, di interpretare l’enigma del male alla luce della dottrina cattolica ‘ufficiale’. Per chi, come me, ha condiviso lo stesso paradigma interpretativo del cristianesimo per la prima metà della sua vita, queste pagine non possono non suscitare struggente nostalgia: com’era bello quando, per dirla con il compianto cardinal Journet (non a caso citato anche qui), si poteva contare sulla certezza che la Chiesa cattolica avesse una risposta illuminante per ogni domanda! Purtroppo, o per fortuna, la ricerca intellettuale e la fdeltà alla verità esigono talora il passaggio da un paradigma a un successivo: e allora tutto quanto è affermato all’interno di una logica, per quanto coerentemente strutturato, non può non risultare anacronistico, quasi eco di un’epoca tramontata per sempre.

Provo a tratteggiare, molto sommariamente, la costellazione teologica all’interno della quale Savagnone delinea la sua “teodicea” (se vogliamo riprendere il termine con cui Leibniz ha tentato la sua “giustificazione di Dio”). Egli presuppone che un Dio personale, anzi tri-personale esista; che Egli si sia rivelato esplicitamente nelle Scritture ebraico-cristiane; che abbia creato dal nulla tutto ciò che esiste; che la Seconda persona della Trinità si sia incarnata nell’uomo Gesù di Nazareth in maniera inedita e irripetibile; che questa persona divina (partecipe da sempre della natura divina  e, da un certo momento della storia, anche della natura umana) abbia affidato l’essenziale del suo messaggio a una comunità di fedeli che, grazie all’assistenza continua dello Spirito Santo (Terza persona della Trinità), l’ha fedelmente custodito e trasmesso sino ai nostri giorni.

Anche se si potesse accettare con onestà intellettuale questo quadro di riferimenti “dogmatici” (uso qui l’aggettivo ‘dogmatico’ in senso tecnico, non dispregiativo), non mancherebbero molte obiezioni. Ad esempio: davvero Genesi insegna la creazione dal nulla? I biblisti (a cominciare dagli ebrei) lo negano. Ma, anche se avessero torto, non è depistante affermare che Dio crei il mondo “dal nulla” ? Non sarebbe più corretto e più convincente esprimersi affermando  che Dio crei il mondo “da sé stesso”, facendo sì che l’universo partecipi della sua propria sovrabbondanza d’essere? Ma queste sono forse differenze di formulazione.

Per completare la lettura della (breve) recensione, basta cliccare qui:

https://www.zerozeronews.it/i-miracoli-mai-sufficienti-della-provvidenza/

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