martedì 20 maggio 2025

UN DUBBIO SULL’ OMELIA DI INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (Domenica 18 maggio 2025)

 

La mia è una richiesta di aiuto a capire, una richiesta né retorica né ancor meno polemica. Nella bella omelia di domenica 18 maggio, durante la messa di insediamento, papa Leone XIII ha detto (leggendo un testo scritto reperibile in internet): “Noi vogliamo dire al mondo, con umiltà e con gioia: guardate a Cristo! Avvicinatevi a Lui! Accogliete la sua Parola che illumina e consola! Ascoltate la sua proposta di amore per diventare la sua unica famiglia: nell’unico Cristo noi siamo uno. E questa è la strada da fare insieme, tra di noi ma anche con le Chiese cristiane sorelle, con coloro che percorrono altri cammini religiosi, con chi coltiva l’inquietudine della ricerca di Dio, con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, per costruire un mondo nuovo in cui regni la pace”.

Mi pare che, secondo la logica più elementare, questo passaggio sia contraddittorio: è davvero così o mi sbaglio clamorosamente?

Se si fosse limitato ad invitare l’umanità ad accogliere la “proposta di amore” (gratuito, disinteressato, “agapico”) che promana (anche, non soltanto!) dal Gesù dei vangeli, l’avrei trovato legittimo, anzi incoraggiante. Se l’avesse esortata a diventare un’unica grande famiglia, sarebbe stato un appello  inappuntabile.

Ma egli ha specificato: “Ascoltate la sua proposta di amore per diventare la sua unica famiglia: nell’unico Cristo noi siamo uno. Ora questo invito papa Prevost lo ha rivolto non solo alle persone che si dicono cattoliche o, comunque, appartengono “a Chiese cristiane sorelle”, ma  anche a “coloro che percorrono altri cammini religiosi” o coltivano “l’inquietudine della ricerca di Dio” o vivono, senza inquietudine, la strada della “buona volontà”.

Mi chiedo dunque:  ha inteso invitare anche chi cristiano non è  ad aderire all’unico  Cristo e a diventare membro della sua grande famiglia? L’ebreo o il musulmano, l’agnostico o l’ateo, pur se adesso battono sentieri di giustizia e di servizio, sono esortati a convertirsi alla proposta evangelica ed ecclesiale? Mi sembrerebbe davvero improbabile! Ma, se questa interpretazione – la più immediata, la più evidente – non è corretta, quale sarebbe invece la più fedele all’intenzione papale? Qualcuno – lo chiedo senza ironia – può aiutarmi a capire?

Augusto Cavadi

Per la versione originale cliccare qui: 

https://www.filosofiaperlavita.it/2025/05/un-dubbio-sullomelia-dinsediamento-di.html

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5 commenti:

Luciana Messina ha detto...

Ho pensato la stessa cosa...non so se c è stato un " limite " linguistico espressivo...Ma chiaramente non esiste un unico Cristo..ma solo un unico DIO...nel quale SIAMO UNO..Questa per me è la frase/chiave dell umanità.

Giorgio Giacometti ha detto...

Tu sai bene che nella costituzione "Nostra aetate" del Concilio Vaticano II si fa riferimento ai semi del Logos sparsi in tutte le religioni e, si potrebbe aggiungere, nella filosofia e nel pensiero laico. Tutto sta in che cosa si debba intendere per quell'Uno. A me non scandalizza che un Papa lo denomini Cristo e lo riconosca in Gesù. Sarebbe assurdo che egli considerasse equivalenti tutte le fedi. Non sarebbe il Papa. La persona religiosa aperta pensa comunque di essere più vicino di altri alla verità, se crede in qualcosa, ma ammette che anche gli altri, a modo loro, in modo secondo lui meno adeguato, possano essere sulla giusta strada. Valorizzare ciò che unisce non comporta cadere nel contraddittorio relativismo.

Augusto Cavadi ha detto...

Giorgio a me caro, dimmi per favore che stai scherzando. Data la mia stima per la tua intelligenza, non posso credere che tu abbia capito che secondo me il papa debba negare che Dio (l'Uno) sia in Gesù e che debba "cadere" nel "relativismo" (da cui mi guardo perfino io che non sono papa...). Nel mio appello ad essere aiutato a interpretare la pericope leonina ne facevo una questione di coerenza logica 'interna' all'omelia. Posso esortare a "unirci nella fede in Cristo e nell'adesione alla sua chiesa" per raggiungere la pace nel mondo e aggiungere, senza contraddirmi, che in questa strada di conversione vorrei anche ebrei e musulmani, induisti e buddhisti, agnostici e atei? Ma se lo avesse detto un Rabbino, un Imam o un Dalai Lama che cosa avremmo pensato del suo equilibrio mentale? Non sarebbe più logico distinguere l'appello ai cristiani (anche non cattolici) dall'invito ai non-cristiani? (Se ti interessa, cerca pochi post prima il mio commento all'omelia rivolta ai cardinali nella Cappella Sistina: forse in quel commento mi spiego meglio).

Giorgio Giacometti ha detto...

A leggere con più attenzione l'esortazione papale si osserva in effetti una certa tensione, ma penso che si tratti di forma più che di sostanza. Penso che il Papa intendesse dire: "Possiamo imparare tutti da Gesù, cristiani e non cristiani, in quanto ci insegna l'amore fraterno. In Lui noi cristiani riconosciamo il Principio di ogni cosa. Anche se voi non lo riconoscete come tale o gli date un altro nome, in questo Principio comune a tutti possiamo essere uniti". Però hai ragione che nel dettato papale vi è una certa ambiguità, penso involontaria. Mai avrei comunque pensato che tu cadessi nell'errore di chiedere al Papa di aderire forme di relativismo!

Anonimo ha detto...

Per la verità a mio parere il Papa si è spinto molto oltre. L' affermazione che chi considera Cristo: "un leader carismatico e un superuomo è di fatto ateo" è gravissima. Come è ovvio chi non crede in Cristo non è cristiano e chi crede in un Dio qualunque non è ateo. Ci vuole una bella improntitudine, dopo aver mutuato Dio dalla Bibbia, a dare dell'ateo agli ebrei. Inoltre
se prossimamente un musulmano fondamentalista facesse un attentato in Vaticano non mi meraviglierei.