Gli abusi sessuali da parte di preti cattolici ai danni di donne e minori di entrambi i sessi costituiscono solo la punta di un iceberg sempre più ingombrante e imbarazzante: l’impianto, radicalmente e compattamente, gerarchico-verticistico e patriarcale-maschilista della Chiesa cattolica. Impianto caratterizzato, sin quasi dalle origini, da una disimmetria di potere fra uomini e donne di cui il divieto di accedere al diaconato/presbiterato/episcopato è cifra e spia. Un problema, peraltro, che non investe solamente il cristianesimo ma che caratterizza purtroppo le istituzioni di diverse religioni. Ma mentre una buona parte del mondo protestante ha visto notevoli passi avanti da questo punto di vista, nel mondo cattolico prevalgono ancora le resistenze e la conservazione.
Se questa fotografia è realistica, cosa si può fare (ammesso che ci sia qualcosa da fare)? Da circa un anno la redazione del periodico Mosaico di pace ha rilanciato in Italia la tematica della maschilità nella Chiesa cattolica (www.- mosaicodipace.it/index.php/rubriche-e-iniziative/-rubriche/approfondimenti/la-parola-a-voi/4368- smaschilizzare-la-chiesa-itinerariodi-pace) e convocato due giorni di riflessioni (28-29 giugno 2025), presso la Fraternità di Bose di Ostuni. Vi hanno partecipato – insieme a tre donne della redazione promotrice (Rosa Siciliano, Nicoletta Dentico, Ilaria dell’Olio) – due monaci della comunità ospitante (Davide Varasi e Norberto Secchi), un presbitero della diocesi di Trani (Davide Abascià) e alcuni laici/che impegnati/e in vari contesti professionali ed educativi (Marcella Orsini, Vittoria Prisciandario, Nicola Cagnazzi, Dario Dalla Costa), nonché alcuni rappresentanti di gruppi storicamente impegnati nella trasformazione della maschilità e nel contrasto alla violenza di genere (come Marco Deriu e il sottoscritto).
Nelle varie sessioni (sia in plenaria che in gruppi distinti per genere) sono emerse, come erano prevedibili, posizioni differenti. Non tanto sulla diagnosi preoccupata e preoccupante, quanto sulle terapie. Per alcuni/e la malattia è così intrinseca da risultare inguaribile (e chi la pensa così ha lasciato da tempo, o è fortemente tentato/a di lasciare l’istituzione cattolica); per altri/e si può fare leva sul messaggio originario di Gesù e tentare di modificare l’assetto ecclesiale attuale, concentrandosi sulle nuove leve di seminaristi e soprattutto sulle giovani donne, ancora attive nell’associazionismo, affinché non rinunzino a rivendicare quella parità di dignità e di ruoli che stanno lentamente guadagnando fuori dai recinti confessionali.
Tra le numerose sottolineature emerse va ricordato l’avvertimento che, nella Chiesa come in tutti gli altri ambienti civili, il patriarcato maschilista è causa di sofferenze e mutilazioni non soltanto per le donne, ma anche per gli stessi maschi che – prigionieri di modelli tradizionali ereditati passivamente – si condannano a un’esistenza performativa, produttiva, competitiva ai danni della propria sfera emozionale, relazionale, ludica. Da qui la proposta di creare, anche all’interno di ambienti ecclesiali, dei “luoghi” in cui gli uomini possano incontrarsi, raccontarsi e confidarsi, crescendo nell'autocoscienza e nella ricerca di connessione reciproca: in cui, insomma, si possano mettere in gioco proprio in quanto maschi.
Ovviamente destrutturare un impianto culturale e istituzionale bimillenario non è impresa facile, forse neppure possibile. Comunque, anche solo immaginarlo, implica un intreccio fra il piano della riflessione critica (ad esempio sul linguaggio teologico abituato a nominare Dio come un Essere maschile) e il piano della pratica quotidiana (ad esempio vigilando affinché già dai territori periferici – nelle piccole parrocchie, nei gruppi cattolici, nei conventi sparsi per il mondo – le donne rivendichino con determinazione il rispetto della propria dignità e la valorizzazione di tutti gli spazi che già da adesso sarebbero loro normativamente accessibili).
Augusto Cavadi è del Centro di ricerca esperienziale di teologia laica, Palermo; co-dirige con la moglie Adriana Saieva la “Casa dell'equità e della bellezza” di Palermo
Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 27 del 19/07/2025
8 commenti:
Grazie Augusto, ottima restituzione pubblica. E preziosa!
Nicoletta
Grazieeee
Purtroppo la Chiesa è ancora dominata da un Sistema di Potere maschile che deve essere riformato , altrimenti la sua fine nelle coscienze è segnata.
Grazie Augusto e buona giornata!
Dario
Caro Augusto,
grazie mille per l'articolo.
buona estate
Davide
Sei propositivo e realistico insieme
Caro Augusto,
grazie mille per la condivisione, trovo centrato molto del nostro incontro. Se posso, divulgherò tra qualche contatto aperto alla discussione.
Grazie della condivisione dei contenuti importanti di questo convegno.
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