“Promuovere una teologia che, dall’alto della croce e in ginocchio davanti al prossimo, usi parole umili, sobrie e radicali, per aiutare tutti ad affacciarsi alla compassione; e parole che ci insegnino a fare reti di salvezza e di amore, per generare una storia nuova, radicata nella storia del popolo”: con queste parole si chiude il Messaggio del Santo Padre Francesco alla Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia “San Giovanni evangelista” nel 43° anniversario dell’inizio delle attività accademiche, videotrasmesso il 16 ottobre 2024 presso l’Aula Magna della Facoltà palermitana, e si apre la raccolta di saggi, a cura di V. Impellizzeri e S. Rindone, Paradigma mediterraneo. Per una filosofia e una teologia contestuali (Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2025, pp. 269, euro 25,00).
Come
spiega, sin dalla Presentazione,
Impellizzeri, il “paradigma Mediterraneo” nasce come tentativo di
rispondere al “bisogno di dare forma a uno stile di pensiero e di linguaggio le
cui categorie sono formulate a partire dalla storia degli uomini e dalle
comunità di frontiera che vivono questo tempo con fatica e altrettanta
speranza” (p. 6). Le tappe che hanno segnato la costituzione di questo
paradigma sono raccontate nella relazione di G. De Simone Cambio di
paradigma per un pensiero mediterraneo: da Napoli 2019 a Marsiglia 2023 (pp.
13 – 20) che rievoca “l’insistenza di papa Francesco sul valore delle culture e
sul significato del Mediterraneo” (p. 17), da cui sono nate sia la “Rete
Teologica Mediterranea” che il Manifesto per una teologia del Mediterraneo
(p. 20).
Impossibile
dar conto dei contributi in cui si prova a declinare tale paradigma secondo le
diverse tradizioni sapienziali e i diversi punti di vista disciplinari: dagli
studi biblici (Il paradigma rabbinico dell’accoglienza dell’altro di C.
Raspa, pp. 21 – 36; Landless citizenship. Reflections on the margins of
biblical Israel di D. Tonelli, pp. 37 – 58) alle ricerche storiche (Una
incipiente politica del Mediterraneo? Il De Regno ad regem Cypri di
Tommaso d’Aquino di V. Serpe e D. Citro, pp. 59 – 82; Religioni,
teologia, dialogo. Il Dipartimento di teologia delle religioni e la “Rete
Teologica Mediterranea” di M. Di Tora, pp. 183 - 226); dalla filosofia (Una
talassologia per una teologia del Mediterraneo? di G. Basile, pp. 83 – 90)
all’etica (L’etica delle religioni nel contesto del Mediterraneo di S.
Rindone, pp. 91 – 119; A Theology of scars in the Mediterranean context
di A. Petrache); dalla storia della letteratura (La teologia letteraria come
esercizio contestuale e narrativo: l’antropologia mediterranea secondo Leonardo
Scaiscia, Pier Paolo Pasolini e don Lorenzo Milani di L. Crapanzano, pp.
135 – 155; “Thinking otherwise”: Philosophical Legacy of Six Memos for
the Next Millennium by Italo Calvino di M. A. Spinosa, pp. 157 – 163; Uno <<studente (è da supporre di
teologia)>> e il suo Viaggio. Primi appunti su Mario Luzi poeta
mediterraneus di L. Battistel, pp. 165 – 182) alla sociologia (Il
Mediterraneo ci convoca: città plurali e ibride di A. Staropoli, pp. 227 –
248; The semantics of risk in the Mediterranean basin. A reading by Ulrich
Beck di A. Sapuppo, pp. 249 - 265).
Già
da questo scarno, telegrafico, elenco di titoli si possono intuire la ricchezza
e la varietà dei testi raccolti che, a loro volta, grazie ad una puntuale
bibliografia nelle note in calce a ogni pagina, aprono ulteriori finestre e
consentono più approfondite piste di ricerca. Una delle finalità principali che
accomuna i contributi è stata ben formulata da Anna Staropoli che, nella sua
biografia, coniuga lo sguardo della sociologa con l’impegno nel sociale: “Nei
sistemi attuali di cittadinanza escludenti, la teologia dal Mediterraneo
diventa al contrario opzione preferenziale per i poveri, per i vinti della
storia, per la squadra che perde. Significa stare dalla parte di chi si lascia
contaminare dalle relazioni e dalle sofferenze dei popoli, di chi ha il
coraggio di una mediazione comunitaria difficile, di operare delle scelte
evangelicamente dalla parte dei più fragili e non per roteare le armi contro i
ricchi ma per cambiare strutture sociali, economiche e politiche ingiuste e
ricercare vie nuove: la speranza va organizzata oggi” (p. 229).
Il volume vede la luce qualche giorno dopo la morte di papa Francesco che della necessità di “contestualizzare” i balbettii teologici è stato convinto e fervido promotore. Sappiamo che questa sua tensione a coniugare il vangelo di ieri e la storia di oggi, in vista di un domani meno disastroso, ha incontrato resistenze e critiche da chi vi ha visto la rinunzia al punto di vista dell’eternità. Che ne sarà adesso delle aperture profetiche del papa pescato dai confini del mondo? C’è da sperare che Leone XIV non si faccia portavoce autorevole della fronda avversa al suo predecessore in nome del neo-platonico Agostino (già tanto caro a Benedetto XVI di venerata memoria) cui si devono le fondamenta della dogmatica cattolica: un edificio nel suo insieme ammirevole, certamente suggestivo, ma radicalmente estraneo alla logica del Falegname di Nazareth e al suo messaggio di liberazione integrale “di tutto l’uomo e di tutti gli uomini” (Paolo VI).
Augusto
Cavadi
* Per la versione originaria, corredata da foto, cliccare qui:
https://www.zerozeronews.it/mediterraneo-culla-e-bara-di-troppa-gente/
1 commento:
Spero vivamente nella continuazione della pastorale di papa Francesco e che non si regredisca a una sterile sacralità lontana dall'attenzione all'umano!
Posta un commento