sabato 19 maggio 2007

IL SALONE DEL LIBRO


Repubblica – Palermo 19.5.07

Augusto  Cavadi


A TORINO LA SICILIA IN OMBRA 

Al Salone del libro di Torino la Sicilia non è stata assente. Sin dalla festa di anteprima, Camilleri è stato citato  - e recitato - come uno degli autori più ammirati dal pubblico negli ultimi venti anni. Non pochi gli editori, più o meno giovani, che hanno esposto le novità (tra cui Sellerio, Flaccovio e Di Girolamo) e gli autori invitati ad incontrare i lettori (tra gli altri Gaetano Savatteri, Giovanni Ventimiglia, Silvana La Spina e Roberto Alajmo). C’è stato anche  - impreziosito da libri antichi, stampe e disegni della Fondazione “Ignazio Mormino” - il Banco di Sicilia.

Eppure. Eppure è stata una presenza monca. A differenza di altri anni, in cui la Sicilia è stata  rappresentata anche istituzionalmente da uno stand dell’amministrazione regionale, quest’anno l’assessorato alla pubblica istruzione e ai beni culturali non ha predisposto nessuna partecipazione. Così mentre il Friuli Venezia-Giulia o l’Umbria, la Sardegna o la Campania, il Piemonte o il Veneto hanno moltiplicato giornalmente le offerte di conversazioni, proiezioni, spettacoli musicali e degustazioni per promuovere la produzione libraia delle rispettive aree di provenienza, la Regione siciliana si è fatta notare per la sua assenza. Già: e non è un modo di dire. Infatti, dopo tanti anni di partecipazione (pur con le disfunzioni ed i limiti che da queste colonne ho avuto modo di segnalare l’anno scorso), non pochi visitatori si aspettavano di trovare lo stand e chiedevano - invano - dove si trovasse. Hanno potuto ripiegare sugli spazi (per la verità non esaltanti né per l’estetica dell’allestimento né per la vivacità delle iniziative culturali) della provincia regionale di Siracusa e della città di  Porto Empedocle (la Vigara del Commissario Montalbano).

Abbiamo cercato di capire a cosa sia stata dovuta questa defaillance, ma ci sono state date risposte ipotetiche. Pare che l’assessorato si sia dimenticato di istruire le pratiche burocratiche necessarie e che la stessa presidenza dell’associazione degli editori siciliani si sia dimenticata di attivarsi per prevenire la … dimenticanza. Incontrando il pubblico, Moni Ovadia ha raccontato  la storiella del politico che pretende di entrare ad una mostra d’arte pur avendo dimenticato a casa la carta d’identità e che, all’obiezione dell’addetto (”Poco fa non abbiamo fatto entrare neppure Picasso, finché non ci ha dimostrato chi fosse”) ha candidamente risposto: “Va bene, mi ha convinto. Ma, scusi,  Picasso chi è?”. L’aneddoto è ambientato in Unione Sovietica: ora che quel regime non c’è più, non ci resta che sperare intensamente nell’impossibilità che il suo raggio d’applicazione si estenda anche in aree geo-politiche distanti dagli Urali.

Per il momento, possiamo limitarci ad un’amara constatazione. Qualche tempo fa l’amministrazione regionale scriveva come didascalia sotto splendide vedute naturalistiche dell’isola: “Sicilia. Tutto il resto è in ombra”. Almeno in questa occasione il messaggio che si sta lanciando è il paradossale rovesciamento di quello slogan pubblicitario: “Sicilia. Tutto il resto è in luce”.

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