giovedì 3 maggio 2007

SCIENZA E LAICITA’


Repubblica – Palermo 3.5.07

Augusto Cavadi 

LA LAICITÀ IN CHIAVE PALERMITANA 

Quando un vocabolo suona gradevole ci si riserva il diritto di adottarlo. Nel significato originario? Se lo si rintraccia con facilità, bene; altrimenti gli se ne appioppa uno nuovo. Tutto nostro. Risultato: più il termine alla moda si diffonde e meno risulta funzionale all’intesa fra le persone. E’ quanto sta accadendo alla parola ‘laicità‘: indica un valore  - o un grappolo di valori - talmente prezioso che difficilmente si trova un masochista disposto a rinunziarvi. Laico ci tiene ad autodefinirsi il cattolico rispetto a preti, frati e suore; ma anche il protestante rispetto all’insieme dei cattolici; ancor più il cristiano illuminato (cattolico o protestante che sia) rispetto ad esponenti di altre religioni monoteistiche (come ebraismo e islamismo) esposte al fondamentalismo. Per non parlare, ovviamente, dell’ateo che si proclama laico a miglior diritto di chiunque professi una qualsiasi religione storica (sia pur in versione illuminata).
Vi sono dunque molti modi di dirsi laico: e non tutti compatibili fra loro. Nella babele di significati che si incrociano attualmente, si può prendere a prestito da Massimo Cacciari una delle definizioni più serie: “Laico può essere il credente come il non credente. E così entrambi possono essere espressione del più vuoto dogmatismo. Laico non è colui che rifiuta o, peggio, deride il sacro, ma, letteralmente, colui che vi sta di fronte: discutendolo, interrogandolo, mettendosi in discussione di fronte al suo mistero. Laico è ogni credente non superstizioso capace di discutere faccia a faccia col proprio Dio. Non assicurato a Lui, ma appeso alla Sua presenza-assenza. E così è laico ogni non credente che sviluppi senza mai idolatrare il proprio relativo punto di vista, la propria ricerca, e insieme sappia ascoltare la profonda analogia che la lega alla domanda del credente. Quando comprenderemo con questa ampiezza il significato della laicità, allora, e soltanto allora, essa potrà essere il valore sopra il quale ricostruire la nostra dimora.”   Su questo argomento  è in calendario per le ore 16 di giovedì 3 maggio, nell’Aula magna della Facoltà di lettere e filosofia, una conversazione pubblica sul tema “Scienza e laicità” con il filosofo della scienza Edoardo Boncinelli ed il teologo Carmelo Torcivia. E’ previsto l’intervento, al dibattito, di diversi intellettuali cittadini.Da questo fervore di iniziative è lecito attendersi, al di là dei dettagli, dei criteri di orientamento generale: non per arrivare unanimamente alle stesse conclusioni (ipotesi forse poco auspicabile, di certo poco probabile), ma per capire  dove stanno effettivamente le differenze di opinione senza lasciarsi intrappolare dagli equivoci. Infatti solo se sono chiare le posizioni, si può dissentire costruttivamente. Nella società multiculturale cresce l’urgenza di una sorta di galateo metodologico, a partire (senza limitarvisi) dal dialogo fra cattolici e cittadini di altre orientamenti, se è vero - come ha recentemente sostenuto Enzo Bianchi, fondatore della comunità di Bose - che, per chi crede nella mitezza dello scambio, “questi   sono, per usare un linguaggio biblico, ‘giorni cattivi’:  non si riesce a comprendere non tanto il fatto che vengano ribaditi principi che per la tradizione della chiesa non possono essere taciuti né sminuiti, ma il  modo, lo stile che sembra prevalere in questo confronto tra cattolici e laici”.

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