venerdì 25 maggio 2007

L’ABUSO DEL TERMINE


“Centonove” 25. 5. 07
Augusto Cavadi

IL VANDALISMO AUTOLESIONISTICO DEI SEDICENTI ANARCHICI

Anarchia non è sinonimo di caos. Nonostante l’accezione volgare dominante (per cui, davanti ad una situazione di conflittualità generalizzata di tutti contro tutti, ci scappa da dire: “Ma siamo in anarchia totale!”), con questo termine si designa - concettualmente - un’idea di società in cui ogni individuo è talmente consapevole, responsabile e solidale da rendere superfluo ogni apparato istituzionale. Una società, in somma, in cui i cittadini sono talmente maturi da non aver bisogno dello Stato.

Atei come Bakunin o cristiani come Tolstoj, gli anarchici dedicano la vita affinché i princìpi della Rivoluzione francese del 1789 trovino integrale e contemporanea attuazione pratica: non la sola libertà (come nelle società liberali), non la sola uguaglianza (come nelle società comuniste), non la sola fraternità (come nei sogni delle anime belle), ma la libertà e l’uguaglianza e la fraternità insieme.
Questo progetto di società senza Stato (dunque senza gerarchie istituzionali fisse) è realistico o utopistico? Se ne discute da un secolo e mezzo, ci si divide talora vivacemente, se ne discuterà ancora per tanto tempo. Non dovrebbe però essere difficile concordare almeno su un punto: per tutti, anche per quanti non ci riconosciamo nella proposta anarchica, sarebbe un impoverimento disastroso se tale proposta venisse cancellata dallo scenario ideale. Sarebbe come se si spegnesse una stella che indica una direzione verso cui avanzare per uscire dalla barbarie attuale.
Chi potrebbe operare questa cancellazione dell’utopia anarchica dalla faccia della terra? Un regime totalitario efficacemente repressivo. Oppure degli individui stupidi, irresponsabili, che - abusando dell’etichetta ‘anarchia’ - compiano gesti balordi. Inutilmente provocatori. Che alimentano complessi di persecuzione in chi li subisce, reazioni esagerate in chi li strumentalizza e che - comunque - gettano fango su un’ideologia per quale migliaia di uomini e di donne hanno consacrato l’esistenza, cadendo non di rado martirizzati da violenze di destra e persino di sinistra. Gesti autolesionistici, insomma: come, in queste ultime settimane, le scritte intimidatorie contro l’arcivescovo di Genova o le mutilazioni delle statue di papi davanti la cattedrale di Palermo.

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