domenica 7 agosto 2011

Quando si è liberi solo sulla carta, non effettivamente


“Repubblica – Palermo”
3.8.2011

Diritti astratti, libertà condizionata
Passeggiare il sabato sera, all’ora del tramonto, per il centro storico di Cefalù è una delle esperienze capaci di riconciliarti con la vita. Ma questa libertà è teorica, formale: in pratica non puoi. Perché, nonostante i divieti, scooter e altre diavolerie ti sfrecciano accanto, ti piombano di fronte, ti rombano di dietro. Cerchi con lo sguardo un vigile urbano, un poliziotto, un carabiniere: ma per più di un’ora - il tempo del tuo aborto di passeggiata – non c’è l’ombra di una divisa.
A Palermo questi problemi non si pongono: le zone perennemente chiuse al traffico (se si esclude qualche metro quadrato) non esistono neppure sulla carta. Ma ciò non significa che la libertà dei cittadini sia meno vigilata. Un’amica, trasferitasi in altra regione italiana, dopo la morte del padre è tornata in questi giorni per vendere alcuni terreni coltivati prevalentemente ad agrumi. Potrebbe vendere al miglior acquirente, ma questa libertà è teorica, formale: in pratica non può. I vicini glielo hanno spiegato con poche, ma persuasive espressioni: o vende a noi (al prezzo che stabiliamo noi) o non vende a nessun altro estraneo alla borgata.
Dopo la mezzanotte si avrebbe diritto di andare a dormire: ma se c’è un pub o una discoteca nel raggio di cento metri da casa, non si può. Puoi chiamare tutti i 112, i 113 e i 117 che vuoi: se proprio va bene, una volta ogni tanto, qualche agente interviene per convincere il trasgressore ad abbassare il volume. Ma, la notte dopo, tutto - frastuono di clienti incivili compreso – ritorna con puntualità ciclica, a conferma della teoria nietzschiana dell’eterno ritorno dell’uguale.
Nelle poche zone che il Comune lascia libere dalle famigerate strisce blue (tanto poche che è corso di attivazione una class action contro di esso), si potrebbe posteggiare gratuitamente: ma questo diritto formale, astratto, è azzerato dalla presenza di cortesissimi posteggiatori abusivi che, se indigeni, ti garantiscono la protezione da ogni danno che…essi stessi potrebbero apportare alla tua auto.
La mattina dei giorni festivi si avrebbe il diritto di andare a meditare, in silenzio, sulla tomba dei propri cari: ma i cimiteri sono solo formalmente luoghi pubblici di pertinenza comunale. In pratica, tu devi essere assordato - per esempio nel cimitero dei Rotoli a Vergine Maria – dagli altoparlanti che diffondono, a tutto volume, tre celebrazioni eucaristiche. Sei protestante, musulmano, ebreo, induista, buddhista, agnostico o ateo? Sei cattolico fervente e praticante, ma in quell’ora hai bisogno di raccoglimento per dialogare con i tuoi morti (e parteciperai a una santa messa in altra ora della giornata) ? Non ha importanza. Nessuna autorità civile garantirà la tua libertà di vita interiore: il volere di un cappellano vale più di ogni legge scritta e di ogni buon senso.
I consiglieri comunali avrebbero il diritto, anzi il dovere, di votare secondo coscienza. Ma anche questa libertà è una libertà condizionata: come mi hanno raccontato alcuni di loro, avendo recentemente votato contro il rifinanziamento di una società partecipata dal Comune, sono stati pubblicamente oggetto d’improperi, di offese e di minacce esplicite (sino all’inquietante: “Pezzo di cornuto, sappiamo dove abiti!”).
La lista sarebbe lunga, quasi infinita. Più importante è dirsi che così non si può andare avanti. Spetta a noi cittadini ‘qualsiasi’ moltiplicare i comitati spontanei, le associazioni civiche, i movimenti che già sono sorti - in alcuni casi risorti – negli ultimi anni; prendere di mira uno ad uno questi attentati alle libertà costituzionali e non passare al successivo sino a quando il precedente non è stato risolto da chi ne ha i poteri e il dovere. Sarebbe da miopi preoccuparsi del baratro finanziario e dimenticarsi del baratro politico in cui rischiamo di precipitare, forse irreversibilmente. Tra meno di un anno Palermo tornerà a votare per le amministrative: sarà importante per gli elettori poter scegliere, fra i candidati a sindaco, qualcuno che questi problemi di libertà effettiva li abbia riconosciuti. Ma molto più importante sarà se gli elettori, intanto, avranno capito che la democrazia non la si ottiene per graziosa concessione e non la si difende per delega quinquennale.
Augusto Cavadi

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