giovedì 19 aprile 2012

Dal blog de “Il fatto quotidiano” un commento su “Il Dio dei leghisti”


A Sanremo vogliamo don Sciortino

«Io ci credo, in Dio. Ma non è il Dio che ci raccontano al catechismo. È un Dio che sta ovunque, nell’acqua e nel fuoco, nell’aria che respiriamo … Il Vaticano è da sempre attento alla ricchezza e al potere, più che alla cura delle anime … Nel corso della storia ha fatto più morti del nazismo … L’atea romana Chiesa con i falsoni, i vescovoni che girano con la croce d’oro nei paesi dove si muore di fame ». Chi le spara così grosse? Il mangiapreti Marco Pannella? Acqua! Il telepredicatore evangelico don Celentano in uno dei suoi fiammeggianti sermoni dal pulpito dell’Ariston? Acquissima! Non ci crederete, ma sono parole di Umberto Bossi, che di mestiere non fa lo showman, pur avendo forse più talento del “molleggiato”: risalgono agli anni Novanta, e le cita Augusto Cavadi nel suo libro Il Dio dei leghisti, appena uscito dalle edizioniSanPaolo (lestesse, perinciso, che pubblicano “Famiglia Cristiana”).

Nella sua stagione anticlericale, ricorda Cavadi, il senatùr beccheggiava tra una specie di panteismo animistico, pagano, e il sogno di una Chiesa del Nord, separatista, autonoma da Roma, contrapposta ai « lazzaroni d’oltretevere ». Tentò – pare – perfino un approccio coi valdesi, che lo mandarono subito a stendere. Finché, al tornante del secolo, ebbe la folgorazione: la Chiesa cattolica, in quanto custode dei « valori occidentali », baluardo ideologico e organizzativo contro le infiltrazioni islamiche, poteva ben diventare la naturale alleata del Carroccio.

Non la Chiesa post-conciliare dei Martini e dei Tettamanzi, che « gira gli altari », flirta coi comunisti e apre le porte agli immigrati. Il cattoleghismo si identifica con la Chiesa di sempre, quella buona e tradizionalistadiWojtylaeRatzinger. Ed è in prima fila nella difesa del crocifisso come simbolo identitario, riscuotendo il plauso commosso delle gerarchie. Tra i pochi che mettono in guardia i credenti da queste “amicizie pericolose” e dalla deriva xenofoba della maggioranza di centrodestra, c’è la “Famiglia Cristiana” di don Sciortino. E a sprazzi, molto più sommessamente, alcune voci sul quotidiano dei vescovi. Cioè proprio le due testate che Celentano giudica inutili (perché hanno osato criticarlo) e di cui invoca la chiusura tra le ovazioni di una platea di ignoranti.

Forse i fan di Adriano non ricordano, ma a chiedere il bavaglio per “Famiglia Cristiana” e “Avvenire” (o quanto meno a manganellare i direttori sgraditi) era uno che cominciava per B. Un satrapo che in cambio dell’indulgenza papale voleva imporre a Eluana il sondino di Stato e non faceva pagare l’Ici al Vaticano. Datemi retta, signori della Rai: al prossimo Festival, mandateci don Sciortino, che le canta giuste e costa pure meno.

Saturno, 20 febbraio 2012
Riccardo Chiaberge

link all’articolo:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02/17/a-sanremo-vogliamo-don-sciortino/191862/

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