sabato 25 luglio 2020

IL VIAGGIO DELLA FEDE DI UN MODERNO ERETICO


In Italia, per una serie di circostanze storiche, studiare teologia è quasi sinonimo di frequentazione di Facoltà e Isti- tuti cattolici. La Chiesa si rallegra del monopolio pressoché totale (se si esclude la Facoltà valdese di teologia a Roma), lo Stato è felice di risparmiare soldi per cattedre ritenute assai poco produttive; ma gli effetti sono disastrosi. I teologi stentano a uscire dai recinti confessionali per timore dei provvedimenti disciplinari e pestano più o meno l’acqua nello stesso mortaio, gli studiosi “laici” delle altre discipline sfiorano qua e là le tematiche religiose con l’attrezzatura intellettuale di bambini preparati così così per la prima comunione.

In questo scenario – muti che (non) parlano a sordi – a soffrire è la vita della teologia e, in misura differente, delle altre forme del sapere (filosofia, scienze logico-matematiche, umane e naturali). In attesa che la situazione si sblocchi dal punto di vista istituzionale e accademico, è compito dell’editoria non del tutto subordinata al profitto aprire porte e finestre e far circolare, nelle aule universitarie e fra la gente desiderosa di conoscere e di pensare, qualche ventata d’aria fresca.

Che di questi apporti liberi – liberi dall’obbedienza ecclesiastica quanto dalla furia polemica a ogni costo – si avverta la necessità lo documenta anche il successo editoriale di autori italiani (come Ortensio da Spinetoli, Alberto Maggi, Vito Mancuso) e stranieri (come Raimundo Panikkar, Hans Küng, Eugen Drewermann) che non hanno avuto, e non hanno, vita facile nelle proprie comunità d’appartenenza, ma che costituiscono per milioni di lettori nel mondo degli spiragli di luce fra le nebbie del conformismo dogmatico.

Reimmaginare Dio. Il viaggio della fede di un moderno eretico è stato tradotto per il pubblico italiano che, pur non essendo addentro gli studi teologici, ritiene di avere il diritto/ dovere d’informarsi sulle frontiere più avanzate della ricerca per orientarsi, criticamente, di conseguenza. Non si tratta di sostituire un catechismo ormai ammuffito con un altro più osé che strizzi l’occhio alla sensibilità dei contemporanei, bensì di superare l’orizzonte catechistico delle formule belle-e-pronte per entrare nel terreno, affascinante e rischioso, della ricerca personale sulla base di dati (storici e esegetici) per quanto possibile oggettivi e di argomentazioni (logiche ed ermeneutiche) per quanto possibile convincenti. Chi ritiene che la fede sia rassicurazione confortante, analgesica, non gioiosa inquietudine, farà bene a chiudere il libro (forse in attesa di tempi più maturi).

Il suo autore, Lloyd Geering, rientra infatti nel novero di quei pensatori coraggiosi che, scavalcando steccati confessionali ed epistemici, hanno deciso di seguire il proprio desiderio di divino senza rinunziare alla passione per la verità. La nostra casa editrice, stimolata dal curatore della presente opera, don Ferdinando Sudati, ha già fatto conoscere in Ita- lia alcuni di questi pensatori, come il gesuita Roger Lenaers e il vescovo episcopaliano John Shelby Spong. La loro testimonianza, che in alcuni casi ha provocato censure e sofferenze, ci è preziosa sia nei passaggi che possiamo condividere sia nei passaggi che, risultandoci problematici, c’inducono a elaborare piste alternative.

Molte persone religiose riescono a separare il sentimento dell’infinito dalle richieste dell’intelligenza: ma altre non accettano di spaccare in due l’interezza dell’esperienza esistenziale. Anche a costo di dover “re-immaginare” il divino cento e cento volte, sino al punto da intuire che Esso/Egli/Ella è esattamente al di là di ogni immagine possibile; anzi, di ogni concetto.

Ma se la dimensione divina è inattingibile alla nostra mente non significa che la teologia sia un’attività superflua. Essa, tra molti compiti, ne ha due: liberarci dagli idoli che produciamo nella storia identificandoli con l’Assoluto; predisporci, così, a quella felice povertà che favorisce l’esperienza concreta dell’amore. La teologia che ci spoglia delle false certezze è la medesima che ci espone alla consapevolezza che assaporare il divino è possibile solo volendo bene e lasciandosi voler bene. Poco? Molto? In ogni caso, è tutto ciò che è attingibile all’umanità in questa fase del suo cammino evolutivo. Chi promette di più potrà ingannare le folle per un periodo anche lungo, ma prima o poi le illusioni evaporano e l’essenziale emerge.

Augusto Cavadi www.augustocavadi.com

* Il testo è stato pubblicato come Prefazione. Chi potrebbe leggere questo libro (e chi no) (pp. 7 -9) del volume del ministro ordinato della Chiesa presbiteriana neo-olandese Lloyd Geering, Reimmaginare Dio. Il viaggio della fede di un moderno eretico, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2020, pp. 252, euro 25,00. 

2 commenti:

Marcella Galante ha detto...

Augusto Cavadi
la tua intelligenza e preparazione mi stupiscono sempre di più; il tuo lato critico è un chiaro invito a superare i limiti di una teologia fossilizzata nel dogma della chiesa.
A Polizzi Generosa non mi aspettavo di essere stata intrattenuta da due teologi dopo il mio intervento sulla cristologia. È stato un piacevole intrattenimento che ho apprezzato molto. Altri teologi avrebbero sviato il dibattito.
I “tempi” sono maturi per fronteggiare alcune tematiche le quali lasciano perplessità anche nel mondo Protestante.
Ti abbraccio.
Marcella

Mauro Avi ha detto...

Molte volte se ne ho occasione, parlando con teologi o in riunioni di ricerca o conversazioni su temi spirituali, io pongo la domanda fondamentale, che mi sembra, generalmente, non sfiori neppure i teologi: "ma Dio, c'è?". Il coraggio di porsi di fronte a questa domanda, peraltro con risposte sempre indimostrabili in un senso e nell'altro, mi sembra il primo passo per una ricerca e uno studio che vada veramente alla radice della scienza teologica. Mauro Avi