domenica 4 ottobre 2020

LO SPLENDORE APPANNATO


 

“Gattopardo”

Settembre 2020

 

LO SPLENDORE APPANNATO

 

Limitarsi ad affermare, con W.A. Eton, che la Sicilia è “un paese misterioso” o, con Gesualdo Bufalino, che è una terra “plurale” (in quanto vi sono attecchite “le radici di molti modi di essere, a volte posti l’uno contro l’altro in modo conflittuale”) è diventato quasi uno stereotipo – o, per lo meno, un leitmotiv. Più interessante è tentare di mettere a fuoco alcune esemplificazioni della tensione dialettica interna alla storia, alla mentalità e ai costumi dei siciliani.

  Una considerazione istruttiva fu espressa, ad esempio, dallo stesso Bufalino - in un’intervista del 1985 a un mensile romano (“Idea”) non pubblicato da più di vent’anni – a proposito di “una dialettica ininterrotta fra la luce e il lutto”, fra “il senso della luce greca, mediterranea”, da una parte, e, “dall’altro lato, il senso funebre, il senso della morte che nasce proprio dalla contraddizione che esiste tra sole e morte. Cioè morire in un paese di nebbie è una cosa in un certo modo naturale; morire in un paese di sole, in un paese di così virulenta e sensuosa vivacità vitale è quasi un delitto e in un certo modo una contraddizione bruciante”. La Sicilia è “un ossimoro” anche da questa angolazione esistenziale: “in un posto dove tutto grida vita, la morte rappresenta evento irrecusabile, inspiegabile, intollerabile; una specie di <<invidia degli dei>>, i quali hanno invidia della nostra felicità”.

  Personalmente avrei aggiunto, però, che una parte ancora consistente di siciliani fa di tutto per smussare questa contraddizione fra “una luce così piena, così ricca” e lo “scandalo” della morte: si impegnano a rendere meno amaro lasciare la Terra. Come? Con l’egoismo, con il familismo, con la corruzione, talora con la violenza mafiosa, questi concittadini fanno di tutto per oscurare lo splendore della natura con l’opacità della cronaca. E così, rendendo faticoso vivere la convivenza quotidiana, finiscono - del tutto involontariamente – col rendere più sopportabile morire. Ve l’immaginate che “lacerazione” sarebbe lasciare per sempre un luogo come la Sicilia  se, oltre che di una “meteorologia così solare e vitalistica”, dovessimo fruire pure di città senza immondizia, di uffici pubblici senza favoritismi, di strade senza lavori perennemente in corso, di appalti senza condizionamenti mafiosi? Abbandonare un paradiso del genere sarebbe davvero straziante. Per fortuna, almeno sino ad oggi, non mancano pessimi siciliani che rendono il trapasso dei corregionali migliori non dico gradevole, ma certo meno doloroso.

 

Augusto Cavadi

www.augustocavadi.it

4 commenti:

Anna Pensato ha detto...

Carissimo Augusto, ho letto con estremo interesse il tuo ultimo articolo "Splendore appannato" ed ho trovato molto originale attribuire all'invidia degli dei, la morte che sottrae i siciliani allo splendore solare della loro terra natia ed il rendere, l' epilogo vitale, quasi sopportabile dai comportamenti incivili e delinquenziali che caratterizzano una parte dei nostri conterranei.Purtroppo, questo triste evento è condizione essenziale che accomuna tutti gli esseri viventi, che si dissolvono, come le ombre visibili alla luce solare, al sopraggiungere delle tenebre, nonostante la loro permanenza in terra, sia stata più o meno paradisiaca o infernale.
Concludo con una scherzosa provocazione, esponendo la teoria di un autore, che non sto qui a menzionare, secondo la quale Eva ha mangiato metà della mela, perché in Paradiso si annoiava moltissimo e non vedeva l'ora di tagliare la corda.
Con imperituro affetto,tua commare Anna

gabriella ha detto...

Riflessioni acute! Grazie per avermi ricordato che il mio partire dalla bella Sicilia per il paese dove vivo, sia stato meno faticoso da fare per la presenza incombente del malaffare,dei favoritismi, dell' inciviltà di molti siciliani. Pensa un po' che non l'avrei fatto se fosse stato tutto come descrivi tu alla fine del tuo articolo!

ontologie ha detto...

Caro Maestro, non hai nulla da invidiare a Socrate per l'ironia ed è già molto; per "il resto" invece .... ahitè!

Mario Mercanti ha detto...

Com'è noto, si narra dice che Dio dopo avere creato il Mondo, guardando alla bellezza straordinaria della Sicilia, pensò di aver commesso un ingiustizia verso le altre parti del Globo e per compensazione creò i Siciliani.