giovedì 8 ottobre 2020

LA PREPOTENZA DELLE RELIGIONI SECONDO ORTENSIO DA SPINETOLI


www.tuttavia.eu

8.10.2020


LA PREPOTENZA DELLE RELIGIONI SECONDO FRA’ ORTENSIO DA SPINETOLI

 

Non si può negare che per un osservatore la situazione attuale della Chiesa cattolica sia un enigma di difficile decifrazione. Ancora ai tempi della mia gioventù certe schematizzazioni, per quanto approssimative, funzionavano. In ordine decrescente di importanza era un ‘buon’ cattolico chi frequentava regolarmente le chiese (il culto), conosceva  gli elementi fondamentali della dottrina (la catechesi) e si sforzava di fare un po’ di bene attorno a sé o, per lo meno, di non fare troppo male  (la prassi). Dopo secoli – si potrebbe dire due millenni – di questo identikit è ovvio che la stragrande maggioranza dei cattolici (vescovi, preti, fedeli-laici) lo abbia interiorizzato e lo viva come scontato, indiscutibile.

Intanto, però, con il Concilio ecumenico Vaticano II (1962 – 1965) si è avviato un processo apparentemente innocuo che, ben oltre probabilmente le intenzioni degli stessi protagonisti, ha provocato un vero e proprio terremoto: si è tolto il divieto di leggere direttamente, personalmente, la Bibbia (sì, si stenta a crederlo: ma vigeva sino agli anni Sessanta del secolo scorso!) ed anzi si sono invitati tutti i battezzati a seguire corsi di formazione biblica, a leggere manuali e commentari, a organizzare piccoli cenacoli di lettura e confronto esistenziale. Perché questo processo è risultato sconvolgente? Se si legge l’ultima raccolta di articoli del compianto frate cappuccino Ortensio da Spinetoli (La prepotenza delle religioni, Prefazione di Alberto Maggi, Chiarelettere, Milano 2020, pp. 104) si può avere un’idea per rispondere. Infatti, anche alla luce della propria conversione personale (ma era già credente, anzi frate), egli spiega in che modo gli studi biblici – da lui effettuati ai massimi livelli di rigore scientifico in Germania, a Roma e a Gerusalemme – ribaltarono completamente la sua concezione della ‘religione’. Diciamolo con il minimo possibile di parole (e chi vuole può andare a leggere l’agile volumetto): ha scoperto che il cattolico ‘medio’ viveva una scala di valori esattamente inversa rispetto a Gesù di Nazareth (di cui pure ogni cristiano si proclama discepolo e tendenzialmente imitatore). 

“Gesù” – scrive p. Ortensio a p. 14 -  “ha una grande fede (un’eccezionale, unica comunione con Dio, con lo Spirito), ma non è un grande teologo (non teorizza molto sulla realtà divina), né fa ricorso a un particolare cerimoniale quando tratta con Lui; non celebra, ma prega soltanto” ; al contrario, i suoi discepoli si organizzano in una struttura ecclesiale in cui ci si preoccupa molto delle celebrazioni religiose, meno della ricerca teologica e quasi per nulla della fede (intesa nella sua dimensione mistico-politica di unione con l’Assoluto attraverso l’impegno per una società più giusta, fraterna, libera, solidale).  

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4 commenti:

Pietro S. ha detto...

Con quanta chiarezza e lucidità Augusto descrive le contraddizioni (e le paure) dei fedeli più tradizionali. Purtroppo è passata la formula che "credere" significa arroccarsi sulle proprie certezze, non approfondire, resistere al rischio di revisioni destabilizzanti, mentre forse la fede dovrebbe implicare proprio il coraggio di affrontare il disagio di nuove (e all'inizio del percorso) anche scomode comprensioni.

Caterina Viola Scimeca ha detto...

Credere è il rispetto di ogni forma vivente, di questo meraviglioso mondo che ci ospita, che l'uomo ha reso un inferno con guerre, allevamenti intensivi, inquinamento...!

Bruno Vergani ha detto...

Ho appena terminato la lettura di Fratelli tutti, lo stile mi è risultato un po' spossante. D'altra parte era inevitabile che abbia proposto e riproposto, dicendo e ripetendo, l'invito alla fratellanza universale per cento pagine, così da puntualizzare annessi e connessi. Invito alla fratellanza piuttosto perentorio che in alcuni passaggi mi ha fatto commentare: "Questo linguaggio è duro, chi può intenderlo?". Ricordo che quando avevo la moglia argentina e andavo a Buenos Aires ero rimasto colpito nel vedere ville con campi da golf irrigati giorno e notte e al di là della rete baracche dove non avevano manco l'acqua per bere. Forse una certa intransigenza stilistica di Francesco su certi temi dipende anche da questi fattori, però anche Gesù sul punto picchiava duro. Leggendo mi tornava alla mente quando osservavi che oggi ci sono due paradigmi differenti nella Chiesa cattolica ed è proprio così. Che i conservatori rimangano un po' perplessi di ciò che afferma il papa mi sembra sia il minimo sindacale. Buona notte. Grazie ancora !
Bruno

Nicoletta e Giovanni Fava ha detto...

Caro Augusto, grazie della tua risposta e di questa bellissima recensione (di cui non eravamo a conoscenza).

Grazie ancora delle belle cose, un abbraccio

N&G